Social Media Stoicism
Cosa direbbero Zenone, Crisippo, Seneca, Epitteto e Marco Aurelio se avessero dei profili social?
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François de la Rochefoucauld è un filosofo per tutti e per nessuno. La sua scrittura, semplice e diretta, racconta di noi: dei nostri vizi, delle nostre debolezze. Ma è proprio questa franchezza, che non conosce mezze misure, a suscitare un fastidioso disagio e a rendere il moralista francese un pensatore difficile da “digerire”. Il maggiore problema non è la comprensione delle sue massime, ma il riconoscersi in esse. In questo contributo si fornirà un piccolo assaggio dello stile di La Rochefoucauld con l’analisi di una delle sue sentenze più celebri: «Né il sole né la morte si possono guardare fissamente».
di Simone Perrone
Questo contributo presenta, in maniera telegrafica, un’interpretazione non molto usuale, nella storiografia contemporanea sul buddhismo antico, ma non gratuita, come si dimostrerà con riferimenti ai testi originali, circa un possibile modo d’intendere l’Assoluto all’interno della cornice filosofico-religiosa del buddhismo pāli.
di Sara Ricci
Il 14 agosto 2024 è stata pubblicata su Disney+ la terza stagione della celebre serie statunitense The Bear. Il protagonista, lo chef stellato Carmy Berzatto, è tra le più accurate rappresentazioni dell'incarnazione fisica di un'ossessione. Come lui, ricordiamo altri memorabili protagonisti, tra cui Nina Sayers ne Il cigno nero (2010), Andrew Neyman in Whiplash (2014), Lou Bloom in Nightcrawler (2014), e molti altri. Questi personaggi sono la personificazione di una sublimazione del desiderio di riuscita. Ma l'ossessione è da considerarsi una cosa non sana?
di Joe Gatti
Tutto deriva dalla cultura, e ogni discorso su Dio (se ce n’è uno) è posizionato solo in un determinato spazio e tempo, il che va a svantaggio della sua supposta onnipresenza divina. Scaturisce quindi una domanda: Dio senza cultura cos’è? Un Re nudo? O qualcosa di più concreto?
di Andrea Allegra
L’uomo è segnato ontologicamente dall’inquietudine, la quale può condurlo alla “disperazione assoluta” (per utilizzare un’espressione kierkegaardiana). Gabriel Marcel invita l’uomo a scoprire da sé la realtà profonda della sua inquietudine, la fonte di essa e, a partire da questo riconoscimento, ad affrontarla a partire dalla sua condizione esistenziale. L’uomo è infatti un essere libero che può far fronte all’inquietudine almeno in due modi differenti: intraprendendo il percorso della comprensione razionale della realtà – in cui l’uomo basta a se stesso – oppure quello della fede – in cui l’uomo vuole riallacciare i rapporti con Dio – riscoprendo la via della salvezza.
di Mario Magini
La storia è fatta di cose e di persone: le cose sono inanimate e su di loro agisce l’inesorabilità del tempo, le persone sono invece agenti attivi della storia e plasmano il tempo storico e le cose che possiedono. L’attenzione deve essere sulle persone, quindi, e ciò che è una persona da sola ha una sua definizione, ma ciò che tante, tantissime, persone sono, costituisce tante menti che diventano una unica, proteiforme, energetica, mente e quindi Psiche Collettiva.
In questo primo quarto del XXI secolo possiamo proclamare, la manifestazione non solo dell’epoca postmoderna ma anche la irrevocabile nascita e manifestazione della Psiche Collettiva postmoderna.
Che ogni epoca storica e culturale abbia la sua propria e peculiare psiche è faccenda indiscutibile, e questa psiche epocale è il risultato di un processo materiale, dialettico, culturale e spirituale che diviene direttamente dalla interazione e polarità di due elementi: la Weltanschauung – etica e morale – manifesta nelle masse e nell’individuo e lo Zeitgeist temporale definito da una specifica sequenza di eventi identificati come determinanti – lunghe stagnazioni o improvvisi cambiamenti – sia volontari di un progetto sociale, che improvvisi e meccanicistici dovuti ad alcune condizioni.
Il testo analizza il percorso artistico di Van Gogh, sottolineando come abbia cercato di esprimere la sua visione interiore attraverso la pittura, spesso mal compresa o ignorata durante la sua vita. Si riflette inoltre sul contributo di Artaud nel rivalutare il ruolo della società nel giudicare e influenzare la vita e il lavoro di Van Gogh, evidenziando la sua sensibilità artistica e la profondità emotiva dei suoi dipinti.
Anche chi ha votato la sua esistenza alla conoscenza, facendo di sé un ricercatore appassionato, dovrebbe ritornare a riflettere sul senso della sua stessa volontà di sapere. Perché si è scelto di conoscere, e quali sono le reali ragioni per cui ogni giorno mi siedo difronte alla scrivania? Ripensare al motivo per cui si desidera conoscere permette di intervenire qualora la propria fonte di motivazione fosse diventata quella falsa e pericolosa credenza di cui, talvolta, si fanno suoi adepti gli accademici e che consiste nel convincersi di appartenere ad una casta superiore. La cultura, per poter produrre frutti saporiti e dai colori invitanti, ha bisogno dell’umiltà, del rifiuto di ogni infondata convinzione che ci vuole intrinsecamente diversi e, per questo, migliori degli altri.
di Antonio Lombardi
Il significato dell'intelligenza è diventato di nuovo un problema. Rispetto ai vecchi paradigmi, il Web offre strumenti più idonei a pensarne la dinamicità e la plasticità. Ma il "potere" della rete ci restituisce l'"essere" dell'intelligenza? Un Festival di filosofia dal titolo "Esseri intelligenti" rimette al centro questa e altre domande.
Prosegue qui la riscoperta del pensiero Aristippo di Cirene grazie alle avventure di Nikidion: dopo la fase della sintomatologia, si tratta di affrontare le tappe della diagnosi e della terapia.
di Salvatore Grandone
Aristippo di Cirene è un filosofo che per lungo tempo ha subito un ingiustificato oblio se non addirittura disprezzo. Eppure, il suo pensiero ben mostra quella stretta connessione tra filosofia e bios così centrale nella cultura antica. È importante allora recuperare la valenza terapeutica dei suoi insegnamenti in grado di rivelare ancora oggi le potenzialità di un edonismo attivo, che nella misura e nella consapevolezza del presente individua le chiavi principali per condurre una “vita piacevole”.
di Giulia Pullano
Kuki Shūzō, filosofo giapponese della prima metà del ‘900, fonde armonicamente nel suo scritto sull’iki i temi distintivi del Giappone di cui è figlio e dell’Europa di quegli anni, tra le cui città principali si sposta, studiando la filosofia di quei luoghi, per quasi tutti gli anni venti.
Come tante altre realtà culturali, anche la scuola italiana sta vivendo i contraccolpi dell’esposizione mediatica, soprattutto sulle piattaforme social. Le dinamiche proprie del politicamente corretto e della cancel culture iniziano a entrare nelle classi con conseguenze rilevanti sul benessere della comunità educante.
Se la pace nella Storia si innesta sul terreno della convivenza, un suo ingrediente fondamentale è rappresentato senza dubbio dalle esperienze intellettuali di quegli uomini che seppero tradurre l’innato e utopico desiderio di una concordia morale e politica tra i popoli, in una concreta esigenza razionale per le future generazioni di europei.
di Sara Ricci
María Zambrano elabora un pensiero che scorre fluidamente tra due dimensioni apparentemente antitetiche: filosofia e poesia. Secondo Zambrano, questi due stadi del pensiero non solo possono coesistere, ma sono complementari: è proprio in quel puro intreccio di sentimento e ragione che possiamo riuscire a comprendere la realtà, penetrando negli angoli più remoti di tutte le sue sfaccettature.
Un simbolo del disorientamento del sistema dell'istruzione in Italia.
di Iosif Pezone
I fermenti culturali, che in quest’inizio di secolo spingono affinché sia promossa un'idea di costrutto familiare più inclusivo, favoriscono una riflessione sugli sviluppi futuri che gli orizzonti della storia, e le sue vicissitudini, possono offrire. L’attualismo politico, sia esso di matrice progressista o conservatoriale, sembra ridurre, o comunque tenere bloccato, il discorso sulla genitorialità a delle questioni sì fondamentali, ma parziali: genere, orientamento e identità sessuale. E se fosse l’intero assetto strutturale della famiglia a necessitare di una revisione totale? Se, in altri termini, la meta dell’evoluzione fosse reperibile non solo nel raggiungimento di una concezione d’insieme familiare non tradizionale, bensì nell’emancipazione dall’idea che vi sia famiglia – soltanto – laddove due esseri umani generino/adottino una prole su cui, poi, investono risorse emotive, finanziarie e formative-pedagogiche? Dunque, quel “2+1”, il modello familiare che tutti noi conosciamo, va superato oppure no? E se sì, in quali termini e perché?
Dopo un anno scolastico particolarmente segnato da continui cambiamenti, opacità burocratica, colpi di scena dell'ultimo minuto e decisioni prese in fretta e furia, una riflessione è doverosa rispetto al percorso del docente precario italiano. Sono un’insegnante di scuola superiore che ha sognato questo lavoro sin da adolescente. Tuttavia, durante quest'anno scolastico, ho messo più volte in discussione la mia scelta, a causa delle continue modifiche e della mancanza di chiarezza che ha travolto noi docenti precari. Nonostante la costante ricerca di informazioni online e offline, presso sindacati, formatori, colleghi, il cambiamento delle regole del gioco è sempre dietro l’angolo.
di Mario Magini
La figura dell'eroe è stata oggetto di riflessione filosofica, di discussione etica e di analisi psicologica per secoli e continua ad essere rilevante nel mondo moderno, specialmente rilevante per chi percepisce la sua identità, il suo spirito, in asincrono e/o avversione a questo mondo così maldestramente moderno.
Dal punto di vista dell'etica, si deve esaminare il “cosa” costituisca in sé un atto eroico e se ci siano principi universali che definiscono l'eroismo, si indaga sul significato personale e sociale dell'eroismo e sulle motivazioni che spingono le persone a compiere azioni straordinarie, permeate di bontà, gratuità e coraggio. Da un altro punto di vista è bene esaminare il ruolo dell'eroe nella narrazione di una Società e Comunità spiritualmente coesa, chiedendosi se l'eroismo sia compatibile con le strutture di potere attualmente esistenti o se sia un elemento di rottura nei confronti di ogni ordine costituito. Il presente articolo considera l’Archetipo dell’Eroe e le sue manifestazioni, implicazioni e potenze alla luce di una prospettiva junghiana ed esistenziale.
di Giuseppe Gallelli
Una proposta-manifesto di 15 studiosi per rilanciare il ruolo politico della società civile e rigenerare il nostro Paese.
di Salvatore Grandone
Secondo Pierre Hadot fare filosofia significa aderire a un certo stile di vita, sforzarsi di assumere determinate disposizioni interiori. Filosofia e bios sono inseparabili. Questo insegnamento ripreso e ampliato dalle riflessioni di Michel Foucault e sviluppato per altre vie da Peter Sloterdijk è alla base del presente contributo, che si propone di leggere il pensiero di Eraclito come una filosofia dell’esercizio. Nel Novecento si sono avvicendate importanti interpretazioni teoretiche e filologiche del pensatore di Efeso. In secondo piano è invece passato l’aspetto legato all’“attitudine” filosofica (cfr. Stéphane Madelrieux, La philosophie comme attitude). L’intento è allora di riattivare questa importante dimensione attraverso un “percorso terapeutico”.