Social Media Stoicism

Cosa direbbero Zenone, Crisippo, Seneca, Epitteto e Marco Aurelio se avessero dei profili social?  


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di Riccardo Sasso


Cosa rimane dell’esperienza religiosa nell’epoca del nichilismo? Qualcuno dirà niente e qualcun altro tutto. Tuttavia, a prescindere dalle nostre personali risposte, è un fatto che il nichilismo abbia gettato uno scossone alla coscienza religiosa, soprattutto occidentale, del XX e del XXI secolo.  La religione, nell’epoca nichilista, è ancora viva, così come la ricerca di senso. Nonostante ciò, viviamo in un mondo privo di certezze e l’angoscioso orizzonte del nulla si staglia possente e minaccioso davanti ai nostri occhi, con la sua ambiguità e il suo terrificante silenzio, il suo non dire assolutamente nulla, davanti agli interrogativi degli uomini contemporanei. Nel seguente articolo prenderemo in considerazione la questione dell’esperienza religiosa e di Dio in questa incerta epoca del nichilismo, cercheremo di capire se e come sia possibile vivere la religiosità nell’epoca del crollo delle certezze.



Erich Fromm, in L’arte d’amare, pone una questione centrale per l’esistenza umana: l’amore è una sensazione spontanea, immediata, non razionalizzabile, che giunge senza preavviso? O serve arte, dunque conoscenza, dedizione e sforzo da parte dell’uomo per poter davvero amare una persona? Proveremo, in questo articolo, a sviscerare la questione postaci dallo psicanalista e filosofo tedesco.


Siamo abituati a ragionare in base a problematiche contrapposizioni che ci pongono, di volta in volta, difronte a delle scelte impossibili come quella di prediligere i bisogni dell'anima o del corpo, della ragione o del sentimento, le idee o le pulsioni carnali. In questo aut aut che caratterizza il nostro riduttivo modo di pensarci, rischiamo di perderci di vista, di lasciarci sfuggire il sinolo inscindibile di cui siamo composti. Siamo anima ma anche corpo e nella ragione è sempre implicato il sentimento.


Rivoluzione: dal latino revolutio ovvero rivolgimento, ritorno. In ambito astronomico si intende un giro completo di un corpo attorno a un centro di massa. Un esempio è il moto di rivoluzione della Terra intorno al Sole dove un giro completo è l'anno solare, i 365 giorni. Quindi la rivoluzione non è caos ma il chiudersi di una fase e l'inizio di un’altra. Si parte dal punto A e si ritorna, alla fine, nuovamente al punto A. Questo accade anche con gli uomini e con i loro sistemi. Si toglie un re e si mette un altro re, si toglie un sistema di governo e se ne piazza un altro. Il vuoto si riempie sempre, si stravolge il tutto per ritornare al tutto. 




L’esigenza di un'«ultrafilosofia» per il socialismo.

 

di Donato Bardamu


La neuroscienziata Michela Matteoli, nel suo ultimo saggio Il talento del cervello (1922), descrive la genialità del cervello come «l’oggetto più complesso nell’universo conosciuto» e propone buone pratiche per il nostro benessere psicofisico.


Negli ultimi mesi sono uscite quasi parallelamente le edizioni italiane di due testi che, letti a confronto, illustrano in maniera sorprendente i due volti di Foucault come pensatore, filosofo e attivista politico. Da un lato, c’è il saggio Michel Foucault. La storia, il nichilismo e la morale, scritto da Paul Veyne, archeologo e storico francese collega di Foucault al Collège de France, una raccolta dei suoi scritti sull’amico filosofo portata in Italia da Ombre Corte; dall’altro lato, Blackie Edizioni ha tradotto il leggendario quanto controverso memoir di Simeon Wade, Foucault in California.



Considerazioni sulla funzione psichica del tradimento nell’opera di James Hillman Puer Aeternus.

di Giuseppe Gallelli


La neuroscienziata Michela Matteoli, nel suo ultimo saggio Il talento del cervello (1922), descrive la genialità del cervello come «l’oggetto più complesso nell’universo conosciuto» e propone buone pratiche per il nostro benessere psicofisico.

di Elena Usai


Partendo dalla pellicola The Lobster, che rappresenta nei suoi estremi più negativi due modi del vivere sociale, si riflette sulla natura delle relazioni che instauriamo con gli altri per cui rispetto al collettivismo e l’individualismo le relazioni di cura rappresentano un atto rivoluzionario, controcorrente rispetto ai due modelli di aggregazione sociale susseguitesi nella storia umana.



di Luca de Vincentiis


Il confronto e i dubbi sorgono dalla lettura della prefazione contenuta all’interno del volume Poeti italiani del secondo Novecento 1945 - 1995, i Meridiani Mondadori, edizione curata da Maurizio Cucchi e Stefano Giovanardi. L’edizione di riferimento è stata pubblicata per la prima volta nel novembre del 1996, seguita poi dalla sesta edizione risalente a marzo 2011.

di Stefano Protano


Jung distingueva due tipi psicologici principali e da essi ne derivava le due linee di pensiero che costituiscono, alla base, la storia della Filosofia occidentale. È possibile superare la fondamentale opposizione tra queste correnti diverse e complementari? oppure esse sono inevitabilmente destinate a restare in un conflitto perenne e di fatto insanabile?


Il corpo, materia animata, è il nostro esorcista. Egli è depositario, in questo secolo come mai prima, di un incarico fondamentale: scuotere l’ideazione forsennata della ragione dalle proprie mire espansionistiche per salvare così quel che resta dell’uomo reale, incarnato (embodied). Il corpo, in buona sostanza, è capace di salvare il soggetto conchiuso nella mente protagonista del secolo della nevrosi negazionista della realtà. Il seguente affondo non ha la pretesa di esaurire la vastità tematica del campo di ricerca che si propone di interrogare.



di Matteo Gabaglio


La scienza è radicalmente opposta alla metafisica? Può la chiarezza matematica della logica illuminare e salvare una filosofia ormai smarrita negli oscuri abissi della vanità e dell’ignoto? Il Circolo di Vienna fu un importante tentativo di rispondere positivamente a entrambe queste due grandi questioni filosofiche divenute così urgenti in un mondo che stava diventando sempre più complesso e problematico.

di Alessandro Petronio


In questi giorni di aprile 2023 si è manifestata per la prima volta nella storia una circostanza che è necessariamente fonte di rigorosi approfondimenti epistemologici, culturali e politici. Il 31 marzo il Garante italiano per la privacy ha emanato un provvedimento che impedisce agli utenti italiani (e solo a loro nel mondo) l’accesso al modello di conversazione ChatGPT basato su intelligenza artificiale. Qualche giorno prima, Elon Musk aveva scritto una lettera aperta per chiedere che il modello GPT-4 potesse essere rallentato nel suo sviluppo ulteriore da parte dell’azienda OpenAI (che egli stesso aveva fondato per poi abbandonare). Incursione mercantile e incursione statalista su uno strumento e una fonte di conoscenza, di per sé un common good, mettono inevitabilmente a rischio il bene comune conoscenza ed è necessario l’intervento partecipe, consapevole e responsabile della comunità.


Una nota epistemologica a margine dell’opera monumentale di Graeber e Wengrow, L’alba di tutto.




Il volere garantire una coesione interna alla società si è trasformato nel suo opposto: gruppi sempre più numerosi innalzano baluardi contro gli altri, creando continui scontri e tensioni. In mezzo a questo caos, risulta impossibile trovare una soluzione. Da cosa è dovuto ciò? Che cosa possiamo fare in quanto esseri umani?


Distrarre il popolo è stato uno dei più sofisticati sistemi di sottomissione nei regimi totalitari. Ma nella società neoliberale siamo davvero certi che non esistano più forme di distrazione? Distrarre è stata una tecnica del totalitarismo, ma è propria anche del capitalismo, la prigione dorata delle distrazioni; l’iperrealtà di baudrillardiana memoria. 


La lettura è soltanto un’oasi in cui rifugiarsi per qualche ora, oppure c’è dell’altro?




Con Hegel oltre Hegel: questo il compito che L’ethos del riconoscimento si propone. Il testo di Lucio Cortella, edito recentemente da Laterza, vuole portare una tesi forte: il riconoscimento è l’originario, il fondamento della società, della morale, della libertà, e insomma di tutto ciò che compone il tessuto etico – la dimora – dell’individuo.

di Stefano Protano


Si è soliti sottrarre valore alla disciplina filosofica in quanto inutile, come se questa sua riconosciuta inutilità, figlia di una morale capitalistica, potesse intaccare la sua ben presente e riconoscibile potenza culturale. Mai come nell'era attuale si pone, forte e chiara, una domanda; una questione esistenziale di fondamentale importanza per tutti i filosofi: perché filosofare?


Le trasformazioni avvenute nel mondo naturale a causa dell’azione dell’uomo sono oggi motivo di grande preoccupazione sia per la comunità scientifica che per la comunità sociale. Il declino della biodiversità, la distruzione di interi ecosistemi, l’inquinamento delle catene alimentari, fino ad arrivare agli effetti dell’innalzamento delle temperature, sono tutti fenomeni che rientrano nella nuova epoca dell’Antropocene. A tal riguardo la filosofia e la storia delle idee possono ancora svolgere un ruolo determinante per il dibattito pubblico, ricordando l’insegnamento di filosofi ed evoluzionisti del passato. 



di Riccardo Rinaldi


Una riflessione su Han, Heidegger e il ruolo dell’io nella letteratura contemporanea.


Si può definire la noia come un semplice stato d’animo o è qualcosa di più e tocca da vicino la nostra esistenza? Diversi sono i filosofi che hanno tratto questo tema, fra questi Blaise Pascal, filosofo del ‘600 che, oltre a scommettere sull’esistenza di Dio, ci offre una visione della noia veramente interessante. 


Il libro di Ryan Holiday e Stephen Hanselman è capace di parlare a tutti: scritto con linguaggio semplice e accattivante, mira a far emergere le lezioni di vita ancora attuali che i filosofi stoici ci hanno lasciato. A volte, però, nello sforzo di piacere a tutti, viene sacrificato del rigore, finendo per scontentare i lettori di filosofia più esigenti.




La secolarizzazione è una realtà del giorno d’oggi. La ragione domina sopra ogni cosa, eppure l’uomo si sente smarrito: manca di ogni comprensione di sé. Per non sopperire a questo vuoto, si stordisce gettandosi all’esterno, in una ricerca continua senza soluzione. Esiste una cura per tutto ciò? 


All’insicurezza della sua condizione esistenziale, l’uomo risponde attraverso l’agire tecnico. La tecnica è intimamente connessa all’uomo, nasce e si sviluppa con esso. Questo suo essenziale legame con l’essere umano è ignorato dal pensiero di coloro che la considerano esclusivamente come un pericolo. Al contrario il pensiero critico, libero dai rigurgiti nostalgici e dai pregiudizi morali, consente di analizzare razionalmente i cambiamenti del nostro tempo e di prevederne le degenerazioni.

di Adriana Scribano


Emmanuel Lévinas, filosofo contemporaneo francese di origini ebree, fu fautore di ciò che potremmo definire una vera e propria “rivoluzione copernicana”: egli, destituendo l’io dalla posizione privilegiata assegnatagli da un sistema eretto sul capitalismo, pone al centro l’Altro, l’alterità, che essendo traccia dell’infinito, sfugge alla nostra sfera conoscitiva, ma chiama in causa la nostra responsabilità, mossa appunto, dall’invocazione d’aiuto proveniente dalla vulnerabilità dell’Altro. Il suo sguardo risulta essere visionario in un contesto sociale ove l’io e i suoi spasmodici bisogni sono protagonisti della scena. Egli si fa portatore di un’etica innovativa, libera da qualsivoglia orpello culturale e moralistico.





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