Social Media Stoicism

Cosa direbbero Zenone, Crisippo, Seneca, Epitteto e Marco Aurelio se avessero dei profili social?  


Lo trovi su Amazon, sul sito dell'editore flacoedizioni.com o nella tua libreria di fiducia!




di Antonio Lombardi


Il significato dell'intelligenza è diventato di nuovo un problema. Rispetto ai vecchi paradigmi, il Web offre strumenti più idonei a pensarne la dinamicità e la plasticità. Ma il "potere" della rete ci restituisce l'"essere" dell'intelligenza? Un Festival di filosofia dal titolo "Esseri intelligenti" rimette al centro questa e altre domande.



Prosegue qui la riscoperta del pensiero Aristippo di Cirene grazie alle avventure di Nikidion: dopo la fase della sintomatologia, si tratta di affrontare le tappe della diagnosi e della terapia.

di Salvatore Grandone


Aristippo di Cirene è un filosofo che per lungo tempo ha subito un ingiustificato oblio se non addirittura disprezzo. Eppure, il suo pensiero ben mostra quella stretta connessione tra filosofia e bios così centrale nella cultura antica. È importante allora recuperare la valenza terapeutica dei suoi insegnamenti in grado di rivelare ancora oggi le potenzialità di un edonismo attivo, che nella misura e nella consapevolezza del presente individua le chiavi principali per condurre una “vita piacevole”. 

di Giulia Pullano


Kuki Shūzō, filosofo giapponese della prima metà del ‘900, fonde armonicamente nel suo scritto sull’iki i temi distintivi del Giappone di cui è figlio e dell’Europa di quegli anni, tra le cui città principali si sposta, studiando la filosofia di quei luoghi, per quasi tutti gli anni venti.




Come tante altre realtà culturali, anche la scuola italiana sta vivendo i contraccolpi dell’esposizione mediatica, soprattutto sulle piattaforme social. Le dinamiche proprie del politicamente corretto e della cancel culture iniziano a entrare nelle classi con conseguenze rilevanti sul benessere della comunità educante.


Se la pace nella Storia si innesta sul terreno della convivenza, un suo ingrediente fondamentale è rappresentato senza dubbio dalle esperienze intellettuali di quegli uomini che seppero tradurre l’innato e utopico desiderio di una concordia morale e politica tra i popoli, in una concreta esigenza razionale per le future generazioni di europei. 


María Zambrano elabora un pensiero che scorre fluidamente tra due dimensioni apparentemente antitetiche: filosofia e poesia. Secondo Zambrano, questi due stadi del pensiero non solo possono coesistere, ma sono complementari: è proprio in quel puro intreccio di sentimento e ragione che possiamo riuscire a comprendere la realtà, penetrando negli angoli più remoti di tutte le sue sfaccettature.




Un simbolo del disorientamento del sistema dell'istruzione in Italia.


I fermenti culturali, che in quest’inizio di secolo spingono affinché sia promossa un'idea di costrutto familiare più inclusivo, favoriscono una riflessione sugli sviluppi futuri che gli orizzonti della storia, e le sue vicissitudini, possono offrire. L’attualismo politico, sia esso di matrice progressista o conservatoriale, sembra ridurre, o comunque tenere bloccato, il discorso sulla genitorialità a delle questioni sì fondamentali, ma parziali: genere, orientamento e identità sessuale. E se fosse l’intero assetto strutturale della famiglia a necessitare di una revisione totale? Se, in altri termini, la meta dell’evoluzione fosse reperibile non solo nel raggiungimento di una concezione d’insieme familiare non tradizionale, bensì nell’emancipazione dall’idea che vi sia famiglia – soltanto – laddove due esseri umani generino/adottino una prole su cui, poi, investono risorse emotive, finanziarie e formative-pedagogiche? Dunque, quel “2+1”, il modello familiare che tutti noi conosciamo, va superato oppure no? E se sì, in quali termini e perché?


Dopo un anno scolastico particolarmente segnato da continui cambiamenti, opacità burocratica, colpi di scena dell'ultimo minuto e decisioni prese in fretta e furia, una riflessione è doverosa rispetto al percorso del docente precario italiano. Sono un’insegnante di scuola superiore che ha sognato questo lavoro sin da adolescente. Tuttavia, durante quest'anno scolastico, ho messo più volte in discussione la mia scelta, a causa delle continue modifiche e della mancanza di chiarezza che ha travolto noi docenti precari. Nonostante la costante ricerca di informazioni online e offline, presso sindacati, formatori, colleghi, il cambiamento delle regole del gioco è sempre dietro l’angolo.




La figura dell'eroe è stata oggetto di riflessione filosofica, di discussione etica e di analisi psicologica per secoli e continua ad essere rilevante nel mondo moderno, specialmente rilevante per chi percepisce la sua identità, il suo spirito, in asincrono e/o avversione a questo mondo così maldestramente moderno. 

Dal punto di vista dell'etica, si deve esaminare il “cosa” costituisca in sé un atto eroico e se ci siano principi universali che definiscono l'eroismo, si indaga sul significato personale e sociale dell'eroismo e sulle motivazioni che spingono le persone a compiere azioni straordinarie, permeate di bontà, gratuità e coraggio. Da un altro punto di vista è bene esaminare il ruolo dell'eroe nella narrazione di una Società e Comunità spiritualmente coesa, chiedendosi se l'eroismo sia compatibile con le strutture di potere attualmente esistenti o se sia un elemento di rottura nei confronti di ogni ordine costituito. Il presente articolo considera l’Archetipo dell’Eroe e le sue manifestazioni, implicazioni e potenze alla luce di una prospettiva junghiana ed esistenziale.

di Giuseppe Gallelli


Una proposta-manifesto di 15 studiosi per rilanciare il ruolo politico della società civile e rigenerare il nostro Paese.

di Salvatore Grandone


Secondo Pierre Hadot fare filosofia significa aderire a un certo stile di vita, sforzarsi di assumere determinate disposizioni interiori. Filosofia e bios sono inseparabili. Questo insegnamento ripreso e ampliato dalle riflessioni di Michel Foucault e sviluppato per altre vie da Peter Sloterdijk è alla base del presente contributo, che si propone di leggere il pensiero di Eraclito come una filosofia dell’esercizio. Nel Novecento si sono avvicendate importanti interpretazioni teoretiche e filologiche del pensatore di Efeso. In secondo piano è invece passato l’aspetto legato all’“attitudine” filosofica (cfr. Stéphane Madelrieux, La philosophie comme attitude). L’intento è allora di riattivare questa importante dimensione attraverso un “percorso terapeutico”.     



di Michele Rossi


Contro il bolscevismo dilagante dopo le dichiarazioni di Ilaria Salis, il mondo libero dell'informazione mainstream organizza la contro-narrazione a partire da un nuovo bestiario contemporaneo. Andiamo a scoprirlo con una buona scorta di umorismo e, per l'occasione, un bel colbacco corredato di falce e martello su stella rossa. 


I popoli non sono inclini alla violenza, è necessario fomentarli con argomenti ad hoc e falsità per accendere in loro l’odio verso lo straniero: una tesi di Benjamin Constant, che risuona profetica a distanza di due secoli. Un monito al progressivo imbarbarimento in cui il mondo globalizzato rischia di cadere, sospinto dai venti di guerra.


I consumatori sono tenuti all’oscuro di quanto accade all’interno degli allevamenti, luoghi misteriosi e inaccessibili per motivi che dovrebbero essere evidenti. Ma affinché una qualunque cosa sia evidente (dal latino “evĭdens”, che significa “che non lascia dubbi”) è prima necessario che sia visibile (dal latino tardo “visibĭlis”, ovvero “che può essere visto”). Per rendere evidente cosa vuol dire produrre carne è essenziale che la crudeltà che c’è dietro tale processo sia resa visibile. Cinema, letteratura e scelte personali altrui possono in questo essere fari folgoranti.




Gli scritti e i discorsi di Albert Camus trovano un fondamento in pochi, chiari principi basilari: amore per la natura e gli esseri, diffidenza verso le ideologie e il potere statuale, difesa della verità e della sincerità, senso della misura... Questo articolo – indirizzato ai miei contemporanei – prende le mosse da questi principi, riproponendo in maniera succinta dei pensieri che continuano ad essere preziosi per un’umanità che deve ancora fare i conti con i mali del Novecento, ma che non smette di aspirare ad un mondo differente, meno ingiusto e più libero.


All’interno della soteriologia buddhista, la mente ha un ruolo preminente, poiché, se da un lato è ciò che incatena all’esistenza, al divenire e in ultima analisi alla sofferenza, dall’altro, quando opportunamente coltivata, può ben servire da strumento di liberazione. Ciò è possibile non solo per mezzo dell’osservazione della mente stessa, ma altresì per mezzo dell’osservazione del corpo nella sua altamente instabile composizione materiale, data dal flusso causalmente ordinato di entità minime chiamate rūpa–kalāpa


La malattia della scomparsa, ecco l'appellativo di una patologia tanto diffusa quanto ignota all'essere umano. La patologia neurodegenerativa per eccellenza che oltre ad interrogare da secoli medici e ricercatori, pone l'uomo di fronte a ad uno dei dilemmi più antichi ed irrisolti della sua natura, quello della soggettività. L’obiettivo di questo articolo non è infatti di indagare le contingenze del possibile insorgere di questa patologia, ma di sbirciare attraverso di essa per toccare con mano la nostra fragilità di "individui" che si scoprono come collezioni di impressioni tenute insieme dall'inconsistenza del tempo e dell'esperienza.





  • Canale Telegram: t.me/gazzettafilosofica