Social Media Stoicism
Cosa direbbero Zenone, Crisippo, Seneca, Epitteto e Marco Aurelio se avessero dei profili social?
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di Michele Rossi
Mentre Trump cerca di inghiottire la Groenlandia, calpestare l'Europa e avviare una pulizia etnica a Gaza, è sempre ammirevole l'impegno della stampa mainstream per ricordarci quale sia, nonostante tutto, il vero nemico. Con l'Incursione di oggi esploriamo i meandri della sinofobia occidentale attraverso un caso concreto: una storia di orientalismo, militarismo e candeline di compleanno esplosive, alla scoperta dell'immagine della Cina di cui l'Occidente è da sempre innamorato.
di Salvatore Grandone
Stanchi di frasi motivazionali preconfezionate e modelli di successo imposti dalla società? Henri Bergson ci invita a ripensare il concetto di crescita personale. Non si tratta di scalare vette di produttività, ma di un viaggio interiore verso la creazione di sé. Liberiamoci dalle abitudini e dagli automatismi che ci ingabbiano, per riscoprire l’io profondo.
Non è il solito slogan populista, ma il concetto centrale del Manifesto per la soppressione dei partiti politici di Simone Weil, pubblicato per la prima volta nel numero 26 della rivista La Table Ronde del febbraio del 1950, a sette anni dalla morte dell’autrice. Un concetto che, sviluppato nella prima metà del Novecento, tutt’ora risulta estremamente penetrante: in un mondo in cui la politica continua a deludere, dove sempre meno gente vota e si fida dei politicanti – sempre più interessati ai voti durante la tornata elettorale, sempre meno propensi a rispettare le promesse una volta eletti. E così, l’elettore medio, dopo aver riposto la fiducia in svariati partiti, all’ennesima delusione rinuncia del tutto a votare, a utilizzare il suo potere politico. Se, però, il problema non fosse, appunto, il tipo di partito scelto o l’incapacità politica del singolo governo, ma il sistema partitico in sé? Se fosse da ripensare daccapo il modo in cui viene strutturata la vita politica? Proviamo a ragionarci assieme a una delle più grandi filosofe del secolo scorso, Simone Weil.
Un’analisi storico-critica attraverso importanti riflessioni epistemologiche e una rassegna di eventi accaduti e di errori commessi rivelatisi significativi per la comunità scientifica. Il suo scopo è quello di dimostrare il procedere intrinsecamente fallibile, dinamico ed incerto della scienza, a discapito della diffusa ideologia dello scientismo che fa della scienza la sovrana di un sapere universalmente valido e oggettivamente affidabile.
La natura è da sempre fonte di ispiratrice di grandi filosofi grazie alle sue dimensioni di semplicità e armonia.
di Emma Pivato
Negli ultimi giorni diverse testate giornalistiche hanno dedicato spazio a una notizia preoccupante: le università dovranno collaborare con i servizi di sicurezza e comunicare loro anche informazioni protette dalla normativa in materia di riservatezza. La privacy è violata. Ma è davvero così? Il ddl Sicurezza ha già trasportato le università nel distopico mondo orwelliano o l’ombra del Grande Fratello potrebbe ancora essere allontanata dagli atenei?
di Francesco Giosuè
Non c’è dubbio: Rousseau fu l’autore più letto del Settecento, ma anche quello che suscitò il maggior dibattito e che attirò le critiche più feroci. Nel 1755 dopo aver letto il suo Discorso sull'origine e i fondamenti della diseguaglianza tra gli uomini, Voltaire lo accusò di «voler riportare gli uomini a camminare a quattro zampe» mentre Diderot lo definì un “malvagio eremita". Ma quali erano i motivi di quel dibattito e di che cosa era accusato esattamente Rousseau?
di Andrea Forria
Il libro Heidegger, a destra della verità di Giuseppe Dambrosio esplora il complesso rapporto tra la filosofia di Martin Heidegger ed il nazionalsocialismo, analizzandone le implicazioni politiche, ideologiche e culturali. Heidegger, figura cardine della filosofia del XX secolo, è stato e continua a essere oggetto di un acceso dibattito a causa della sua adesione al partito nazista nel 1933 e delle sue relazioni intellettuali e personali con l’ideologia nazionalsocialista, rimanendo profondamente controverso per il suo ruolo pubblico durante il regime di Hitler. La questione si amplia ulteriormente, nel considerare come la sua filosofia sia stata recepita e reinterpretata da movimenti estremisti, contribuendo a perpetuare il legame tra il pensiero heideggeriano e le ideologie autoritarie.
Intervista e traduzione a cura di Emma Pivato e Sara Ricci
Chi non si è mai chiesto se ha davvero chiuso l’auto o dove ha lasciato le chiavi di casa? Come ricordiamo? E perché? Abbiamo posto cinque domande sul tema a Charan Ranganath, professore del Centro di Neuroscienze, del Dipartimento di Psicologia e direttore del Dynamic Memory Lab presso l’Università della California, che per più di un trentennio ha studiato i meccanismi della memoria e ha recentemente pubblicato con Aboca edizioni Perché ricordiamo. Sbloccare il potere della memoria per conservare ciò che conta.
Le ultime dichiarazioni del Ministro Giuseppe Valditara sull’insegnamento del latino nella scuola secondaria di primo grado hanno riacceso la ben nota “querelle” sapere utile-sapere inutile. Perché rispolverare il latino? È l’“eredità” della nostra cultura che dobbiamo riscoprire? Bisogna attingere ai valori “eterni” e “immutabili” della classicità? In una breve conferenza del 1895, Il buon senso e gli studi classici, il filosofo francese Henri Bergson si pone domande molto simili alle nostre, ma colloca il suo discorso su un altro registro. Il consiglio che ne trarremo sarà: il latino sì, ma con “buon senso”!
di Emma Pivato
L’intelligenza artificiale ci ha finalmente permesso di realizzare il sogno dell’oggettività. Un algoritmo non può per sua natura nascondere pregiudizi, discriminazioni o inefficienze. È davvero così? Rincorrere il mito di un’intelligenza artificiale oggettiva mette a rischio la nostra capacità di analizzare criticamente la realtà e mette a rischio i diritti fondamentali? Riflessioni a margine di Migrazioni e governance digitale. Persone e dati alle frontiere dell’Europa di Carocci editore.
di Aniela Jaffé
A fronte della morte di Dio, della perdita di valori di riferimento con cui orientare la propria vita, che ne è dell'individuo umano? In cosa si trasforma l'animo umano quando la sua libertà non ha coordinate secondo cui orientarsi? La seguente riflessione di Aniela Jaffé (estratto da Il simbolismo nelle arti figurative, in C.G. Jung, L'uomo e i suoi simboli) ci consegna un'utile chiave di lettura a riguardo.
di Giuseppe Montana
Il problema dell’immortalità (Athanasia), sotteso al presente articolo, è così pressante e così radicato che dobbiamo osare farcene un opinione. Heidegger e Bloch, sebbene con accenti diversi, convergono come un solo spirito nell’intendere la morte come un possibile viaggio all’insegna dell’indistruttibilità dell’io e della sua non replicabile haecceitas.
Quando utilizziamo il termine fede e lo adoperiamo nella sola accezione al dato religioso sbagliamo, in quanto c’è di più. La fede è una nostra più che necessaria consuetudine, senza la quale il fondamento del nostro vivere cadrebbe, modificando radicalmente la nostra percezione del e sul mondo.
Un’analisi tra i meandri della profonda piaga sociale e di distorsione della realtà, svelati dal caso di Moussa Diarra e le parole di Matteo Salvini.
Definire Parmenide il padre dell’ontologia sembra scontato. I frammenti del poema Sulla Natura a noi pervenuti parlano soprattutto dell’essere, dei suoi caratteri e della sua relazione con il dire e il pensare. È noto però agli studiosi quanto i primi pensatori del mondo antico non ragionino in base alle nostre categorie né abbiano ancora effettuato la distinzione tra le diverse regioni della filosofia (metafisica, etica, estetica, ecc.). Confinare il pensiero di Parmenide nel puro bios theoretikos appare allora una scelta dettata più da una consuetudine della critica che da un vincolo ermeneutico incontestabile. Sulla scorta di filosofi come Clément Rosset e dell’orizzonte storiografico tracciato dagli studi di Pierre Hadot si cercherà di liberare una dimensione più latente, terapeutica, dell’eleatismo.
Nel pensiero geofilosofico del giurista tedesco la terra e il mare sono elementi in grado di influenzare inesorabilmente il destino delle grandi potenze; non basta essere in grado di dominarli, ma è necessario sentirsi integralmente parte di essi.
di Giovanni Zuanazzi
Secondo Origene, nel Prologo del Vangelo di Giovanni, ho theós ("il Dio") indica il Padre, l’Origine di tutto, mentre theós ("Dio") designa il Figlio, il Logos coeterno al Padre. Potrebbe sembrare una semplice sottigliezza grammaticale, ma l’uso dell’articolo ha profonde implicazioni teologiche: consente infatti di distinguere le due Persone della Trinità senza compromettere l’unicità di Dio.
FILOSOFIA E CRISI CLIMATICA: PENSARE CON CHIAREZZA PER CONTRIBUIRE A CHIARIRE IL FUTURO DELL'UMANITÀ
Daniele Fulvi risponde alla domanda “Come può la filosofia contribuire a garantire il futuro dell’umanità?” Concentrandosi sull’esempio della crisi climatica, Fulvi suggerisce che la filosofia non vada ridotta a una semplice forma di educazione morale, il cui scopo è quello di generare speranza per il futuro. Al contrario, il modo migliore in cui la filosofia può contribuire a garantire il futuro dell’umanità è tramite un pensiero chiaro e adeguato riguardo la condizione esistenziale e planetaria generata dalla crisi.
Questo articolo ha ottenuto il Terzo Premio nel Global Essay Contest 2024 per Daily Philosophy. Qui viene riprodotta una traduzione dell’articolo originale in inglese, pubblicato da Daily Philosophy a questo link. Si ringrazia la redazione di Daily Philosophy per il permesso a riprodurre una traduzione di questo articolo.
di Michele Rossi
Il governo Barnier è collassato, per ora non si può votare, Macron è alle corde pronto per essere cotto a puntino. Oppure no? In questa Incursione illumineremo i motivi filosofici per cui il presidente francese può dormire sonni tranquilli. Nulla di platonico o cabalistico, ma il semplice aiuto di una vecchia alleata: la stupidità delle opposizioni.
In che modo la nuova serie TV di Disney+ sul celebre caso di Avetrana si schiera dalla parte degli avetranesi, risollevando dopo anni la questione dell’accanimento mediatico verso vittime, familiari e cittadini?
di Mario Magini
La nascita della tragedia dallo spirito della musica è la prima e vera opera di carattere filosofico oltre che filologico di Friedrich Nietzsche. Caratterizzata da un’esposizione asistematica, esprime un percorso in parallelo tra la storia della tragedia e quella della società greca.
LA CRISI DELLA VERITÀ NELL'INFOSFERA
L’avvento dell’infosfera ha generato una trasformazione profonda nella relazione dell’uomo alla verità. Indagare il mutamento in atto è importante per comprendere in che modo si stia evolvendo il nostro rapporto con noi stessi, con gli altri e con il mondo.
di Sara Ricci
Partire o restare come il parlare o morire dell'Heptaméron: ci sono delicate circostanze di vita per cui si pensa che la soluzione sia una bianca o nera presa di posizione. Ma una così netta polarizzazione non può essere una risposta autentica. Così, tra parlare o morire, ciò che conta è l'integrità della verità. Nello stesso modo, come per Ulisse, tra partire o restare ciò che conta è sempre il ritorno.
Nell’orizzonte didattico e pedagogico contemporaneo la classe è pensata soprattutto all’interno di una prospettiva cognitivista. Essa è vista come un elaboratore complesso di informazioni provenienti dall’ambiente (il docente o altre fonti di stimoli). Ogni alunno può svolgere diversi ruoli in base ai compiti affidati. L’obiettivo finale (l’output) è lo sviluppo di una serie di competenze individuali e relazionali che dovrebbero essere misurabili attraverso specifici descrittori. La competenza si manifesterebbe con comportamenti e atteggiamenti identificabili in modo inequivocabile. Il presente articolo contesta l’approccio cognitivista, proponendo un modello biologico che ha il suo centro nel concetto di autopoiesi sviluppato da Francisco Varela e Humberto Maturana.