Social Media Stoicism

Cosa direbbero Zenone, Crisippo, Seneca, Epitteto e Marco Aurelio se avessero dei profili social?  


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Un patriottismo italiano favorevole alla pace, alla democrazia, e all’immigrazione, che si distingua nettamente dal nazionalismo antieuropeista, è possibile. L’obiettivo di questo testo è riflettere su un patriottismo ragionevole e adeguato al presente, descrivendone alcuni caratteri e argomentando in suo favore. Con a fondamento una specifica definizione di “identità italiana”.



Come ha avuto inizio l’oblio della verità nell'era della post-verità? Se, come afferma Koyré, la scienza è inseparabile dalla sua storia, è cruciale esplorare i processi che hanno portato alla caduta dell’Astratto, aprendo la strada al Nichilismo e al dominio della vuota Interpretazione.


di Marco Palladino


L’articolo intende presentare le linee fondamentali del pensiero di Dōgen, analizzando dapprima il contesto storico-spirituale nel quale prende forma la dottrina del fondatore del Sōtō Zen, poi soffermandosi sul primo capitolo dell’opera maggiore del maestro giapponese: lo Shōbōgenzō. Il pensiero di Dōgen è un pensiero ancora futuro. Come Meister Eckhart, egli invita ad apprendere l’arte del distacco (dasturaku), a ripensare il rapporto mente-corpo, quello fra pensiero e linguaggio, tra poesia e filosofia, tra pratica e illuminazione.


Mi crederesti se ti dicessi che l’improvvisa e calamitosa scomparsa di una piccola comunità calabro-albanese di circa trecento abitanti è molto strettamente collegata alla crisi climatica e ambientale che travolge sempre più velocemente il globo? Ne parla Vito Teti in Il Risveglio del drago. Cavallerizzo, un paese mondo, tra abbandono e ricostruzione, pubblicato quest'anno da Donzelli Editore.

di Michele Rossi


Coi tempi che corrono, scrivere un saggio come Grazie, Occidente! di Rampini assicura un successo immediato: mentre Israele, col sostegno occidentale, stermina i palestinesi e bombarda Beirut, cosa c’è di meglio di un bel frullato di suprematismo, preconcetti, revisionismo storico e culturale? Sulle altissime vette poetiche e i deliri mistici dello scritto rampiniano hanno già detto tutto in molti; perciò, non ha senso rincarare la dose nel proverbiale tiro al piccione. In questa nuova incursione, quindi, assisteremo a quell’incontro con un pastore masai della Tanzania, che tanto ha ispirato il prologo dell’opera. Un dialogo immaginario in cui, però, s'inceppano i piani del pifferaio occidentale, mentre il pastorello, armato dei mezzi che il Capitale stesso gli ha fornito, fa più resistenza del previsto…




Viviamo in un secolo in cui si è sempre più tentati ad agire usando il comodo e il facile come criteri. Un atteggiamento che il filosofo Walter Friedrich Otto nel ‘900 spiegava come una paura di essere esposti al reale. Perché acquistare in un negozio fisico quando posso ordinare online? Perché sudare quando posso accendere il condizionatore? Perché presentare una cruda realtà ai miei figli quando posso mentire? Forse un motivo c’è.


Nei Contributi alla filosofia (Dall’evento) Heidegger coglie l’Essere come Evento. La storia del pensiero occidentale viene ricompresa come l’accadere dell’Essere come Evento, e più in particolare come l’accadere della sua dimenticanza. L’epoca della tecnica è il compimento di questa dimenticanza, poiché mentre regnano la spiegabilità e la fattibilità di tutto, dell’Essere non ne è più nulla. Heidegger annuncia però un “altro inizio”; il pensiero deve operare una trasformazione radicale che lo porti a disporsi all’ascolto dell’Essere piuttosto che al dominio incondizionato dell’essente. 


In un mio precedente articolo dedicato ad alcune questioni relative all’IA, criticai in modo provocatorio le affermazioni di Platone, contenute nel Fedro, relative alla scrittura. Mi sono tuttavia reso conto del fatto che la questione della scrittura in Platone non possa essere liquidata ad una “svista intellettuale”, vi sono invece degli aspetti – messi in risalto dalla scuola di Tubinga-Milano – che non possono essere trascurati quando si riflette circa le posizioni di Platone sulla scrittura. In queste righe intendo tracciare alcuni aspetti fondamentali del problema della scrittura in Platone, mettendo in luce come, la sua analisi, non possa essere risolta in un ‘errore tout court’ come sostenni (seppur in un contesto e in un senso ben preciso) nel mio articolo sull’IA.




François de la Rochefoucauld è un filosofo per tutti e per nessuno. La sua scrittura, semplice e diretta, racconta di noi: dei nostri vizi, delle nostre debolezze. Ma è proprio questa franchezza, che non conosce mezze misure, a suscitare un fastidioso disagio e a rendere il moralista francese un pensatore difficile da “digerire”. Il maggiore problema non è la comprensione delle sue massime, ma il riconoscersi in esse. In questo contributo si fornirà un piccolo assaggio dello stile di La Rochefoucauld con l’analisi di una delle sue sentenze più celebri: «Né il sole né la morte si possono guardare fissamente».

 di Simone Perrone


Questo contributo presenta, in maniera telegrafica, un’interpretazione non molto usuale, nella storiografia contemporanea sul buddhismo antico, ma non gratuita, come si dimostrerà con riferimenti ai testi originali, circa un possibile modo d’intendere l’Assoluto all’interno della cornice filosofico-religiosa del buddhismo pāli


Il 14 agosto 2024 è stata pubblicata su Disney+ la terza stagione della celebre serie statunitense The Bear. Il protagonista, lo chef stellato Carmy Berzatto, è tra le più accurate rappresentazioni dell'incarnazione fisica di un'ossessione. Come lui, ricordiamo altri memorabili protagonisti, tra cui Nina Sayers ne Il cigno nero (2010), Andrew Neyman in Whiplash (2014), Lou Bloom in Nightcrawler (2014), e molti altri. Questi personaggi sono la personificazione di una sublimazione del desiderio di riuscita. Ma l'ossessione è da considerarsi una cosa non sana?




Tutto deriva dalla cultura, e ogni discorso su Dio (se ce n’è uno) è posizionato solo in un determinato spazio e tempo, il che va a svantaggio della sua supposta onnipresenza divina. Scaturisce quindi una domanda: Dio senza cultura cos’è? Un Re nudo? O qualcosa di più concreto?

di Andrea Allegra


L’uomo è segnato ontologicamente dall’inquietudine, la quale può condurlo alla “disperazione assoluta” (per utilizzare un’espressione kierkegaardiana). Gabriel Marcel invita l’uomo a scoprire da sé la realtà profonda della sua inquietudine, la fonte di essa e, a partire da questo riconoscimento, ad affrontarla a partire dalla sua condizione esistenziale. L’uomo è infatti un essere libero che può far fronte all’inquietudine almeno in due modi differenti: intraprendendo il percorso della comprensione razionale della realtà – in cui l’uomo basta a se stesso – oppure quello della fede – in cui l’uomo vuole riallacciare i rapporti con Dio – riscoprendo la via della salvezza.


La storia è fatta di cose e di persone: le cose sono inanimate e su di loro agisce l’inesorabilità del tempo, le persone sono invece agenti attivi della storia e plasmano il tempo storico e le cose che possiedono. L’attenzione deve essere sulle persone, quindi, e ciò che è una persona da sola ha una sua definizione, ma ciò che tante, tantissime, persone sono, costituisce tante menti che diventano una unica, proteiforme, energetica, mente e quindi Psiche Collettiva. 

In questo primo quarto del XXI secolo possiamo proclamare, la manifestazione non solo dell’epoca postmoderna ma anche la irrevocabile nascita e manifestazione della Psiche Collettiva postmoderna.

Che ogni epoca storica e culturale abbia la sua propria e peculiare psiche è faccenda indiscutibile, e questa psiche epocale è il risultato di un processo materiale, dialettico, culturale e spirituale che diviene direttamente dalla interazione e polarità di due elementi: la Weltanschauung – etica  e morale – manifesta nelle masse e nell’individuo e lo Zeitgeist temporale definito da una specifica sequenza di eventi identificati come determinanti – lunghe stagnazioni o improvvisi cambiamenti – sia volontari di un progetto sociale, che improvvisi e meccanicistici dovuti ad alcune condizioni.




Il testo analizza il percorso artistico di Van Gogh, sottolineando come abbia cercato di esprimere la sua visione interiore attraverso la pittura, spesso mal compresa o ignorata durante la sua vita. Si riflette inoltre sul contributo di Artaud nel rivalutare il ruolo della società nel giudicare e influenzare la vita e il lavoro di Van Gogh, evidenziando la sua sensibilità artistica e la profondità emotiva dei suoi dipinti. 


Anche chi ha votato la sua esistenza alla conoscenza, facendo di sé un ricercatore appassionato, dovrebbe ritornare a riflettere sul senso della sua stessa volontà di sapere. Perché si è scelto di conoscere, e quali sono le reali ragioni per cui ogni giorno mi siedo difronte alla scrivania? Ripensare al motivo per cui si desidera conoscere permette di intervenire qualora la propria fonte di motivazione fosse diventata quella falsa e pericolosa credenza di cui, talvolta, si fanno suoi adepti gli accademici e che consiste nel convincersi di appartenere ad una casta superiore. La cultura, per poter produrre frutti saporiti e dai colori invitanti, ha bisogno dell’umiltà, del rifiuto di ogni infondata convinzione che ci vuole intrinsecamente diversi e, per questo, migliori degli altri.

di Antonio Lombardi


Il significato dell'intelligenza è diventato di nuovo un problema. Rispetto ai vecchi paradigmi, il Web offre strumenti più idonei a pensarne la dinamicità e la plasticità. Ma il "potere" della rete ci restituisce l'"essere" dell'intelligenza? Un Festival di filosofia dal titolo "Esseri intelligenti" rimette al centro questa e altre domande.




Prosegue qui la riscoperta del pensiero Aristippo di Cirene grazie alle avventure di Nikidion: dopo la fase della sintomatologia, si tratta di affrontare le tappe della diagnosi e della terapia.

di Salvatore Grandone


Aristippo di Cirene è un filosofo che per lungo tempo ha subito un ingiustificato oblio se non addirittura disprezzo. Eppure, il suo pensiero ben mostra quella stretta connessione tra filosofia e bios così centrale nella cultura antica. È importante allora recuperare la valenza terapeutica dei suoi insegnamenti in grado di rivelare ancora oggi le potenzialità di un edonismo attivo, che nella misura e nella consapevolezza del presente individua le chiavi principali per condurre una “vita piacevole”. 

di Giulia Pullano


Kuki Shūzō, filosofo giapponese della prima metà del ‘900, fonde armonicamente nel suo scritto sull’iki i temi distintivi del Giappone di cui è figlio e dell’Europa di quegli anni, tra le cui città principali si sposta, studiando la filosofia di quei luoghi, per quasi tutti gli anni venti.





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