Halloween, giornata di Ognissanti e commemorazione dei defunti. Una relazione nascosta: il tema della morte e il ricordo

 

Andare nei cimiteri o, in altro modo, onorare il ricordo dei propri cari defunti riporta il tema del morire ad una dimensione individuale, facendoli rivivere nel ripercuotersi delle loro azioni.

 

di Simone Basso

 

Caspar David Friedrich, "L'entrata del cimitero" (1825)
Caspar David Friedrich, "L'entrata del cimitero" (1825)

 

Tra la fine di ottobre e l’inizio di novembre (31/10, 1/11, 2/11) si susseguono tre ricorrenze che non a caso si ritrovano una di seguito all’altra: Halloween, la giornata di Ognissanti e dei Defunti. Un’intricata serie di corrispondenze si intrecciano nelle celebrazioni di queste giornate, le quali, andandone a indagare le origini e i significati antichi, si rivelano ricche di consigli validi anche per i giorni odierni, riconfermandosi così meritevoli di essere celebrate.

Come spesso si fa notare, la festa di Halloween non è strettamente nostrana, ed è diventata al giorno d’oggi un classico esempio di quanto pervadente possa essere la “cultura americana”. La ricorrenza però, si ipotizza derivi dalla festa celtica del Samhain, il che mostrerebbe come la sua origine sia anticamente europea. È interessante evidenziare come, già da secoli, siano presenti svariate tradizioni simili a quelle anglosassoni, da nord a sud dell’Italia. Grazie ad un’analisi etimologica della parola Halloween, inoltre, si nota come il nome completo della festività sia in realtà All hallow’s eve, in inglese arcaico All allow’s day, che diventa, secondo il “The Oxford English Dictionary”, All Saints’ day, il giorno di tutti i santi, quello che comunemente si festeggia oggi primo novembre, come da calendario cattolico. La giornata di Ognissanti si cominciò a celebrare il 13 maggio, all’incirca intorno al IV secolo, in commemorazione dei martiri cristiani; papa Gregorio III, però, la spostò all’1 novembre volendo mantenere una certa continuità con l’antica festa celtica del Shamain, nella cui notte gli spiriti dei morti potevano tornare nei luoghi a loro cari sulla terra. Per questa ragione si festeggiano quasi in concomitanza, la festa di Halloween (31 ottobre), di Ognissanti (1 novembre) e di tutti i Defunti (2 novembre). Un tema ricorrente di queste tre giornate, tra spiriti, martiri e defunti è sicuramente quello della morte. Oggi primo novembre in particolare, è tradizione dedicare parte della propria giornata al ricordo di chi si è amato, ma che non è più in vita.

 

 

Ricordare i defunti è forse uno dei momenti dell’anno più concretamente legato all’esperienza del morire. Si parla quotidianamente di morti e non passa giorno in cui tra le notizie non si senta di una guerra, di una malattia, di una disgrazia, che ha segnato la fine di qualche vita umana. La grande quantità di discussioni a proposito, succedendosi giorno dopo giorno, rendono questi drammi oggetto di una cronaca sempre più impersonale. Si diviene quasi impassibili davanti a disgrazie che arrivano nei notiziari da ogni parte del mondo e che, più di un “momentaneo impietosirsi” di chi le sente, difficilmente provocano una reale indignazione. Si cerca quasi di forzarsi un’emozione, un sentimento di tristezza nei confronti di qualche massa di individui sconosciuti e distanti, alla ricerca di mantenere quella che si comprende essere un tratto distintivo d’umanità: l’empatia. La commemorazione dei morti, ed in generale l’atmosfera, se saggiamente vissuta, di queste tre giornate, va in direzione opposta a tutto ciò. Quelli che si vanno a ricordare, nei cimiteri o in qualsiasi altro luogo significativo, non sono i numeri astratti di qualche moltitudine di vittime lontane, per le quali è, purtroppo, sempre più difficile lasciarsi realmente commuovere; quelli che si vanno a ricordare sono i “cari”, le persone che si sono conosciute, con le quali ci si è relazionati e si è costruito la propria vita. Si ricordano i loro gesti quotidiani nella misura in cui si sono condivisi pensieri ed emozioni. Il motivo per il quale oggi è importante ricordare i morti più vicini di ciascuno è riportare la morte ad una concreta dimensione individuale. Solo ricordando il proprio legame con i defunti più “vicini” sarà possibile tornare a rendere giustizia per i morti “distanti” di cui ogni giorno si sente parlare. Andare al cimitero per riproporre a se stessi il ricordo intenso di un genitore, di un parente, di un amico stretto, significa mantenere in vita la relazione che si aveva con quelle persone, ovvero, ciò che le ha rese così importanti. Il legame che si è andato a costruire nel passato, si ripresenta nel ricordo con tutte le virtù e problematiche in esso contenuto, ed offre l’occasione di poterne individuare gli insegnamenti utili e i valori che in precedenza non si erano colti. Anche Ugo Foscolo scrive nei Sepolcri della forza che il ricordo dei defunti possiede. 

  

Ugo Foscolo
Ugo Foscolo

 

 

 

 

 

« Non vive ei forse anche sotterra, quando

Gli sarà muta l’armonia del giorno,

Se può destarla con soavi cure

Nella mente de’ suoi? Celeste è questa

Corrispondenza d’amorosi sensi,

Celeste dote è negli umani; … »

 

Il defunto che continua a vivere nella mente di chi non lo dimentica e di chi è ancora capace di trarne le “soavi cure”. Quest’ultime sono gli insegnamenti, i consigli, che chi ora non c’è più fisicamente continua a trasmettere; ciò che è ancora possibile imparare da chi ci ha preceduto, non si riduce a quello che è stato colto nel momento stesso della relazione, ma comprende anche tutto ciò che da lui, grazie al suo ricordo, si continua ad apprendere anche nel tempo futuro. In questo senso chi è morto vive negli effetti delle sue azioni e continua a relazionarsi al mondo in una “corrispondenza d’amorosi sensi”. Egli è presente, e si rivela tale, lì dove si è in grado di cogliere il valore che ha trasmesso.

In queste giornate quindi viene celebrato il ricordo di coloro ai quali si è stati più legati, e di tutto ciò che essi hanno significato. Ri-scoprendo, con il passare del tempo, il rapporto che si è intrattenuto con chi si è amato, sarà possibile cogliere di volta in volta, l’insegnamento più utile al proprio miglioramento.

 

1 novembre 2017

 




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