Ripartiamo dalle basi, ripartiamo dalla scuola

 

Perché parlare di scuola di fronte a tutto quello che sta succedendo in questo periodo? Perché dare importanza o addirittura la precedenza a questo tema rispetto a tutti gli altri? Qual è il nesso?

 

di Steven Drmać

 

Jan Steen, "Village school"  (1670)
Jan Steen, "Village school" (1670)

 

Stiamo vivendo un periodo difficile, dove nel mondo accadono un sacco di cose che fanno il giro del pianeta in pochi secondi, grazie al progresso dei mezzi di comunicazione, che ci permettono di conoscere le notizie anche di coloro che non sono proprio attaccati a casa nostra. Tra minacce reciproche fra leader di superpotenze mondiali, lotte per l’indipendenza che finiscono in tragedia, milioni di migranti che arrivano da svariate zone dell’Africa e richiedono asilo, ci sono moltissime cose su cui discutere e su cui riflettere per il nostro futuro. Una questione, strettamente collegata a tutto ciò che sta accadendo oggi, è la formazione scolastica. Perché parlare di scuola di fronte a tutto quello che sta succedendo in questo periodo? Perché dare importanza o addirittura la precedenza a questo tema rispetto a tutti gli altri? Qual è il nesso? In questi giorni è uscita una notizia che sembra aver fatto molto scalpore tra i cittadini italiani, che riguarda il nostro sistema scolastico, nello specifico quello universitario. Infatti negli ultimi giorni è partita un’inchiesta che metteva sotto esame l’assegnazione delle cattedre all’università. Da questa indagine è emerso come la raccomandazione e la corruzione facciano da padrone. Purtroppo ciò non riguarda solo l’ambito universitario e scolastico in generale, ma si estende in tutti i campi, in tutti i settori del nostro Paese. Come possiamo sperare di riuscire a migliorare la condizione di un Paese se la raccomandazione e la corruzione dominano incontrastate? Com’è possibile debellare i mali che affliggono il nostro Paese? Ovviamente non è una cosa semplice, ci vogliono tanta pazienza e tanto lavoro per arrivare a raggiungere un ottimo risultato, però questo non vuol dire che sia impossibile. Per curare i mali bisogna partire dalle radici, in modo tale che, se sono salde e sane, ci sia la possibilità di costruire sopra ad esse un sistema che non sprofondi. Io credo che la base su cui ogni stato poggia sia l’organizzazione scolastica: l’andamento dell’istruzione determina la possibilità di crescere in maniera sana oppure ritrovarsi sull’orlo di un baratro. Se il sistema del nostro Paese non funziona, è necessario gettare uno sguardo alle sue fondamenta. Come visto nella notizia di questi giorni riguardo l’università, si può evincere che il nostro sistema scolastico è terribilmente instabile. Abbiamo parlato prima di raccomandazione e corruzione: questi sono solo alcuni dei problemi che affliggono l'ambiente scolastico. Andare a scuola dovrebbe essere una cosa piacevole per gli allievi, affermava Oscar Wilde:

 

O. Wilde
O. Wilde

« La scuola dovrebbe essere un luogo bellissimo; così bello che gli allievi disobbedienti, per punizione, il giorno dopo dovrebbero essere chiusi fuori dalla scuola. »

 

Vi si dovrebbero apprendere cose che possano introdurre il singolo all’interno di una comunità nel modo migliore possibile. Andando a scuola si dovrebbe imparare a sviluppare un proprio pensiero e metterlo a confronto con quello degli altri allievi, e delle persone più esperte ‒ i professori ‒, per poter progredire nel proprio percorso di crescita, pur potendo sbagliare perché è anche e soprattutto ‒ mi permetterei di dire ‒ attraverso gli errori che noi apprendiamo. Invece si ha un sistema scolastico piatto, che quasi per niente prepara i suoi studenti ad affrontare la vita al di fuori della scuola; un sistema scolastico che sembra provare a rendere tutti dei burattini uguali senza quasi mai esaltare le qualità di ciascuno; un sistema scolastico che rende i suoi allievi dei ripetitori di nozioni; un sistema scolastico che non sembra aver compreso il compito dell’insegnante, fondamentale per la crescita dei suoi alunni. Un ruolo, quello dell’insegnante, che non deve dare tutte le risposte ai suoi allievi, ma gli strumenti affinché ognuno possa trovare le proprie. Come scrive Paulo Coelho nella sua opera Il cammino di Santiago:

 

« Insegnare significa mostrare che è possibile, apprendere vuol dire rendere realizzabile per se stessi. »

 

Albert Anker, "La scuola del villaggio"
Albert Anker, "La scuola del villaggio"

 

Vedo un sistema scolastico che non permette il confronto, che valuta un allievo con un numero. Vedo tutte queste cose e sinceramente non capisco come potrei essere sorpreso del fatto che andare a scuola sia un peso per chiunque la frequenti. Come diceva Platone:

 

« L’esercizio fisico, anche quando è obbligatorio, non fa male al corpo, ma la conoscenza ottenuta per obbligo non rimane nella mente. »

 

Oltre a ciò, non posso nemmeno essere sorpreso della condizione attuale del nostro Paese e del mondo intero, se le basi su cui dobbiamo fondarci hanno queste premesse: se già dai primi passi che una persona muove in questa terra deve essere cresciuto ed educato in questo modo. Dunque io non posso essere sorpreso di tutto quello che accade oggi e non posso che avere paura, avere paura che le cose non cambino, che si andrà sempre in peggio fino a che non succederà una catastrofe. Forse è proprio quello di cui abbiamo bisogno, un evento che ci dia una scossa che ci faccia capire che il cammino che abbiamo intrapreso probabilmente non è un cammino corretto. D’altronde, come evidenziato prima, è dagli errori che si apprende la maggior parte delle volte; solo che in alcuni casi gli errori si pagano a caro prezzo, a prezzo carissimo. Forse alcuni di questi si potrebbero evitare con un po’ di testa, con un po’ di confronto, quello che oggi manca nelle nostre scuole e, di riflesso, nella nostra società.

 

6 ottobre 2017

 




  • Canale Telegram: t.me/gazzettafilosofica