Bene o male?

 

Ognuno può e deve avvicinarsi il più possibile alla piena conoscenza di tutte le relazioni, anche quelle che al momento non gli appaiono, e valutare, attraverso queste, tutte le possibili conseguenze di un’azione prima di compierla.

 

di Diletta Mantovan

 

 

Vorrei iniziare questo articolo con una domanda: “Sai cosa sono il Bene e il Male?”

Può sembrare una domanda banale, tuttavia non lo è: infatti gran parte delle persone risponderebbe di sì, per poi scoprire di non saper dare una precisa definizione. Questo è sì causato da una certa superficialità caratteristica di molta gente, ma è anche dovuto alla soggettività con cui distinguiamo un’azione che è buona da un’altra che è cattiva, valutando gesti e scelte secondo criteri personali, al posto di avere un’unica, vera definizione, un unico criterio secondo cui giudicare ogni avvenimento. Per giungere a questo “criterio”, però, la strada è lunga e tortuosa: esso consiste nel togliere tutte le possibili contraddizioni che abitano la nostra esistenza e che, inevitabilmente, ci portano su un cammino errato. Tuttavia, non è possibile riuscire a togliere ogni contraddizione, poiché per farlo dovremmo conoscere ogni relazione che lega ogni azione al Tutto (dovremmo conoscere tutto); così, in fondo, nessuno può aver interamente raggiunto questo obiettivo. Proprio per questo motivo la domanda posta inizialmente è complicata.

 

La soggettività con cui, almeno al momento, distinguiamo un’azione che è buona da una che è cattiva, potrebbe farci cadere in errore, facendoci persino credere che un gesto possa essere contemporaneamente buono per qualcuno e cattivo per qualcun altro. Diversi esempi sembrano avallare questa tesi: la malattia per i malati sembra essere un male, mentre per i medici un bene; la vittoria sembra essere un bene per chi vince e allo stesso tempo un male per chi perde; ecc. Ma ciò porta a delle contraddizioni: se il Bene e il Male sono la stessa cosa, significa che la situazione di un re, che ha molti e grandi beni, è identica a quella di un povero, che ha molti e grandi mali, e che se si fa del bene a una persona le si sta facendo contemporaneamente del male. In realtà bene e male sono sì due cose strettamente collegate, ma sono opposte, e pertanto diverse, come le due facce di una stessa medaglia. Inoltre, visto che, come Parmenide dice, formulando il suo Principio di non-contraddizione, una cosa non può essere contemporaneamente sé stessa e il suo contrario, un gesto da noi compiuto non può essere buono e cattivo allo stesso tempo.

 

Parmenide
Parmenide

 

Ma se bene e male sono due cose differenti e il criterio per distinguerli non ci permette, ovviamente, di conoscere tutto nell’arco di una vita, come possiamo allora giudicare un gesto “malvagio” o “buono”? E come possiamo essere sicuri di compiere del bene e non del male non potendo, apparentemente, accertarne la differenza?

La verità è che anche se mediante il criterio sopracitato fosse impossibile conoscere qualunque cosa per intero, sarebbe sbagliato rinunciare in partenza e astenersi dal seguirlo: è necessario, infatti, fare di tutto per conoscere più relazioni possibili, per poi togliere le conseguenti contraddizioni, soprattutto attraverso il confronto con altre persone. Per questa ragione se qualcuno compie del male è solo per una bassa conoscenza di questo criterio: ma questa ignoranza non è giustificabile, anzi, va punita.

Ognuno può e deve avvicinarsi il più possibile alla piena conoscenza di tutte le relazioni, anche quelle che al momento non gli appaiono, e valutare, attraverso queste, tutte le possibili conseguenze di un’azione prima di compierla. Perciò, come dice Platone, citando Socrate:

 

« è opportuno che il malvagio venga punito, come il medico curi l’ammalato: ogni castigo, infatti, è una sorta di medicina. » (Platone, Gorgia)

 

A conclusione, una celebre asserzione di Socrate riassume in poche parole l’argomento:

 

« Esiste un solo Bene, la conoscenza, e un solo Male, l’ignoranza. » (Diogene Laerzio, Vite dei Filosofi)

 

26 aprile 2018

 




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