Prigionieri nel giudizio degli altri

 

Il giudizio di chi porge un’opinione ricca d’ignoranza e superficialità, spesso, prende un posto più importante di quello dovrebbe occupare, trasformandoci in persone differenti solo per poca ragionevolezza e accettazione di noi stessi.

 

di Francesca Segna

 

Paul Gauguin, "Ta matete" (Il mercato), 1892
Paul Gauguin, "Ta matete" (Il mercato), 1892

 

Che cosa pensano gli altri di noi? È una domanda che molto spesso vortica nella nostra testa e che, se attribuita di troppa importanza, può andare ad alterare il nostro giudizio e falsare la nostra personalità solo per sentirsi ben accetti dagli altri. L’opinione altrui può prendere così importanza da andare a snaturare completamente ciò che siamo, i nostri princìpi, i nostri valori. Quante volte abbiamo avuto paura di mostrarci per ciò che siamo solo per il giudizio degli altri? E perché ci preoccupiamo così tanto di ciò che gli altri possano pensare su di noi? Arthur Schopenhauer, nei suoi Aforismi sulla saggezza di vita, afferma:

 

« Di fatto, il valore che attribuiamo all'opinione altrui e la costante preoccupazione riguardo a essa superano, generalmente, quasi tutte le motivazioni veramente ragionevoli, sicché quel pensiero si può considerare una specie di fissazione universalmente diffusa o, piuttosto, congenita. In tutto ciò che facciamo l'opinione altrui viene presa in considerazione prima, quasi, di ogni altra cosa; e, se ci riflettiamo attentamente, vedremo che quasi la metà di tutte le ansie e di tutti i timori che ci hanno turbati in tutto il nostro passato nascevano da quella preoccupazione: essa è alla base del nostro orgoglio, così spesso offeso perché così morbosamente suscettibile, della nostra vanità e delle nostre ambizioni, dell'ostentazione del lusso e dell'esibizionismo. »

 

È dall’irrazionalità che dunque nasce la nostra preoccupazione. Sta a noi sapere quanto un giudizio possa poggiare su ciò che siamo e quanto una persona possa essere in grado di giudicare alcuni casi. Molto spesso però, persuasi da ciò che proviamo e da ciò che sentiamo, ci convinciamo di dover essere come gli altri ci vogliono e non come ciò che realmente siamo e vorremmo essere. Tutto solo per una mera accettazione da parte di altri. Per di più, il web o la tv propongono incessantemente modelli da seguire che sono meri artifici stereotipati, irreali e nemmeno desiderabili, dai quali però molti individui prendono spunto per evidenziare e criticare un difetto negli altri, per forgiare giudizi verso chi non rispecchi tali stereotipi, facendolo sentire poco apprezzato o persino sbagliato. Ciò porta la vittima dei giudizi a mostrarsi diversamente, nascondendo, come dietro a una maschera, la sua reale personalità. Sarebbe bene, quindi, domandarsi quanto una critica sia reale e fino a dove si avvicini a noi. Ma non è facile e, se non si è sufficientemente attrezzati, si soccombe a queste dinamiche.

 

Dipinto di Marianna Mariotti
Dipinto di Marianna Mariotti

 

Ancora Schopenhauer, nei suoi Aforismi, racconta un aneddoto significativo che riguarda Socrate:

 

« Socrate […], quando uno gli chiese “Ma quello li non ti insulta? Non ti offende?”, rispose:” No; ciò che dice non si adatta a me. »

 

È giusto, però, accorgersi che talvolta le critiche possono essere fattive e aiutare il singolo individuo nel proprio miglioramento. E nel comprendere quanto una critica può essere costruttiva o meno bisogna oltremodo capire quanto una persona conosce gli elementi e le situazioni alle quali si rivolge. Naturalmente, «ciascuno giudica bene ciò che conosce, e solo di questo è buon giudice», come asserisce Aristotele nel primo libro dell'Etica Nicomachea. Ma frequentemente si supera tale limite e si avanzano opinioni frettolose e arbitrarie, che sortiscono il solo effetto di offendere la sensibilità di chi ne è coinvolto.

 

Spesso, poi, la critica proviene semplicemente da un giudizio di altri, che assumiamo acriticamente, con una superficialità che ci risparmia la “fatica” della ricerca. Pure, con altrettanta superficialità, ci facciamo dominare dalle emozioni del momento. Non dovremmo mia tralasciare questa variabile e considerare da chi provenga il giudizio. 

 

« L’amore e l’odio falsano completamente il nostro giudizio: nei nostri nemici non vediamo altro che difetti e in coloro che amiamo soltanto i pregi; dei secondi perfino i difetti ci sembrano amabili. » (A. Schopenhauer, L’arte di ottenere ragione)

 

Il pericolo è che ciò che siamo dipenda sempre di più dall’opinione e dal giudizio altrui. Così, acquisire la capacità di considerare quanto i rilievi che ci vengono avanzati siano ragionevoli e costruttivi diviene sempre più, nell'era dell'interconnettività, di vitale importanza.

 

10 settembre 2019

 




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