(Dis)umanità e tecnica

 

Secondo Slavoj Žižek è possibile spiegare complessi fenomeni sociali partendo dalla cosiddetta "popular culture"; analogamente, le illustrazioni possono fornire una chiave di lettura per meglio comprendere alcuni aspetti del momento storico in cui viviamo.

 

Edvard Munch, "Sera sul viale Karl Johan" (1892)
Edvard Munch, "Sera sul viale Karl Johan" (1892)

 

La tecnica ha innegabilmente stravolto il nostro stile di vita, rendendoci spesso le cose più semplici rispetto a prima; bisogna tuttavia considerare anche i non trascurabili lati in ombra, che investono soprattutto l’ambiente e le nostre dinamiche relazionali. Infatti, mentre la tecnica acquista una sempre maggiore centralità, l’uomo si impoverisce sul versante spirituale ed umano. Inoltre, sempre più spesso la natura viene vista come semplice oggetto di sfruttamento, con pesanti conseguenze ‒ quali la deforestazione, la perdita di biodiversità, l’eccessivo accumulo di anidride carbonica nell’atmosfera e così via.

 

Nell’ambito artistico, diversi illustratori hanno tradotto la loro critica nei confronti dei problemi dell'epoca contemporanea in opere d’arte. Tra i tanti abbiamo Edouard Kobra, che si definisce uno "street art soldier", in quanto combatte in prima linea per sensibilizzare ‒ attraverso l’arte ‒ riguardo situazioni come la questione climatica; ancora, ci sono artisti come Paweł Kuczyński, Banksy, John Holcroft, Steve Cutts e Brecht Vandenbroucke - solo per citarne alcuni. 

 

Francisco Goya, "Il sonno della ragione genera mostri" (1797) - Paweł Kuczyński, "Il sonno della ragione"
Francisco Goya, "Il sonno della ragione genera mostri" (1797) - Paweł Kuczyński, "Il sonno della ragione"

 

In un'illustrazione di Paweł Kuczyński vediamo la rivisitazione dell'opera Il sogno della ragione produce mostri di Francisco Goya. Nell'acquaforte di Goya, il soggetto dorme; essendo la ragione sprofondata nel torpore, la fantasia del dormiente crea esseri spaventosi, come si nota dagli animali scelti ‒ a cui la tradizione iconografica attribuisce un valore negativo. Ma le creature non sono reali: esse esistono solo nell'inconscio dell'uomo e si palesano attraverso il sogno, momento in cui la ragione è appunto sopita. L'uomo non è oppresso da forze esterne, ma è tormentato da un conflitto interno. In Paweł Kuczyński il soggetto è desto, ma appare come ipnotizzato, assente, al pari di un dormiente. I mostri di Goya vengono rimpiazzati dal Twitter Bird - l'uccello blu simbolo di Twitter. A catturare l'uomo è ora il mondo virtuale rappresentato dallo smartphone. Al posto della sfinge dipinta da Goya in basso a destra, Kuczyński colloca il famoso Pokémon Pikachu. Qui l'illustratore allude forse al gioco Pokémon Go, rilasciato nel 2016. Il gioco si svolge in una mappa che riproduce l'ambiente circostante. Quando un Pokémon appare sullo schermo, si fa un tap col dito per entrare nella modalità cattura, che può anche utilizzare la fotocamera del dispositivo per simulare la presenza del Pokémon nell'ambiente reale (modalità realtà aumentata). Diversi sono gli episodi drammatici derivati dalla disattenzione dei giocatori, che camminavano totalmente assorti nel gioco e alienati dalla realtà; questo distacco da se stessi, dagli altri e dal proprio ambiente si è rivelato fatale. È il caso, ad esempio, di un 14enne teramano che è stato investito da un'auto mentre, in bicicletta, cercava di catturare un Pokémon. In New Mexico, una 21enne e il suo fidanzato sono rimasti vittime di una sparatoria. I due si sono involontariamente ritrovati testimoni oculari di un furto d’auto; quando si sono accorti di ciò che stava accadendo intorno a loro, i giovani hanno cercato di scappare a bordo della loro auto, ma i ladri hanno cominciato a sparare all’impazzata colpendo la ragazza alla testa. L’auto fuori controllo si è poi schiantata contro il muro di una casa e i ragazzi sono morti poco dopo in ospedale. 

 

Due illustrazioni di John Holcroft
Due illustrazioni di John Holcroft

 

Passiamo ad analizzare due opere di John Holcroft. A sinistra vediamo l'ego, simbolizzato da una ciotola che viene riempita da "Mi piace", che vanno a nutrirlo. A destra, un barattolo dispensa ancora altri likes che si aggiungono ad altri in pillole; è qui evidente il richiamo agli psicofarmaci. Infatti, così come questi vanno ad agire sul cervello e sull'umore, anche i Likes rappresentano una forma di ricompensa. Essi offrono l’opportunità di un confronto sociale, per determinare se un comportamento riceve approvazione dai pari. Secondo ricercatori e antropologi, la storia evolutiva del cervello - soprattutto quello umano - è connessa alla crescente importanza dell’interazione sociale e dell’appartenenza al gruppo, bisogno umano di base; cercare e ricevere feedback dagli altri può contribuire alla creazione di nuove relazioni sociali. La letteratura scientifica evidenzia che ricevere molti Like alla propria foto su Instagram porti all’attivazione del Nucleo Accumbens (NAcc) e della corteccia prefrontale ventromediale (vmPFC), zone che corrispondono al circuito neurale della ricompensa (che è coinvolto nell’esperienza soggettiva del piacere). Anche i Like sulle foto di estranei influenzano le risposte neurali e comportamentali, poiché quando gli utenti – soprattutto i più giovani - vedono foto che ne hanno molti, mostrano maggiore attivazione delle aree cerebrali del circuito della ricompensa e sono più propensi a mettere Like a loro volta. Dallo studio di Sherman e colleghi del 2016 è emerso che la popolarità di una foto ha effetti importanti sul modo in cui la foto viene percepita: ad esempio, è più probabile che agli adolescenti piaccia una foto - anche una che riporta comportamenti a rischio - se quella foto ha ricevuto molti Like. 

 

Fotogramma tratto dal video di Steve Cutts
Fotogramma tratto dal video di Steve Cutts

 

L’ultimo illustratore preso in analisi è Steve Cutts, famoso per le sue illustrazioni ed i suoi cortometraggi; il più noto è forse Man, in cui l'uomo assoggetta e sfrutta la natura a proprio piacimento – in linea con quanto espresso da Bacone, Heidegger e la Scuola di Francoforte‒, per poi finire egli stesso schiacciato. Un altro corto, divenuto video ufficiale dell'omonima canzone di Moby, si intitola Are You Lost in the World Like Me?. Vari elementi drammatici emergono dal video: una donna che riesce ad apprezzare il suo aspetto soltanto attraverso filtri fotografici, perché i social si sono ormai trasformati in un palcoscenico; persone rinchiuse in gabbie a forma di smartphone, schiavi inconsapevoli di un evanescente mondo virtuale; assenza di conversazione reale e di sguardi ‒ si vedono, ad esempio, Cenerentola ed il Principe Azzurro presi dal cellulare, distanti l'uno dall'altro; persone prese dalla frenesia di una realtà sempre più dinamica, scalpitante, frettolosa. La scena su cui il video si concentra maggiormente è però quella che vede come protagonista una ballerina, la cui performance viene filmata e diffusa su Internet. Il video diventa virale e la ragazza inizia ad essere derisa, forse per via del suo fisico, ritenuto non all'altezza dei canoni estetici. In effetti, nella scena successiva si vede un gruppo che applaude una donna sottoposta ad un trattamento di filler per labbra, seni e glutei. Il video si conclude con l'immagine della ballerina che sale su un palazzo, scoppia in lacrime e si lancia nel vuoto; nessuno tenta di ascoltarla o farla desistere, poiché tutti sono impegnati a fotografare e filmare la scena. Solo il protagonista, il cui volto è rigato da una lacrima, prova sgomento di fronte all'accaduto. Una frase di Jacopo Landi sembra quasi esser stata scritta per descrivere questo episodio: «Tutti questi sentimenti impiccati sulle piazze di un pc. Il rumore delle ciarle da nulla sostituito da dita che piovono sulle tastiere senza alleviare il terreno del cuore. La dignità in coma irreversibile, l’apparenza stacca la spina». Sembra una storia surreale, ma così non è: fra i tanti esempi, c'è quello di una donna di Crema, che nell'agosto 2020 si è suicidata dandosi fuoco in un campo. Solo una persona ha cercato di soccorrerla, mentre gli altri sono rimasti fermi in un ristorante lì vicino a filmare la scena con i loro cellulari. 

 

Murales di Banksy
Murales di Banksy

 

Sorge spontaneo chiedersi, a questo punto, cosa stiamo diventando e cosa ne è e ne sarà dei rapporti umani – in un mondo in cui, sempre più spesso, l’altro è visto come oggetto, piuttosto che come soggetto dotato di stati d’animo. Bisognerebbe educarsi ed educare alle emozioni, al fine di contrastare il dilagante analfabetismo emotivo. L’intelligenza emotiva è presente ‒ almeno in potenza ‒ in ognuno di noi, ma necessita di essere sviluppata. Bisognerebbe, fin dall'età evolutiva, imparare a fare i conti con le proprie emozioni e con quelle del prossimo; nel processo di “alfabetizzazione emozionale“ ‒ che consiste nell’imparare a riconoscere, esprimere e gestire le proprie emozioni ‒ giocano un ruolo fondamentale la famiglia e la scuola. Tuttavia, anche da adulti, è ancora possibile ‒ anche se sarà decisamente più difficile ‒ imparare a migliorare le proprie competenze emotive e la qualità della propria vita e delle proprie relazioni. Nel libro Intelligenza Emotiva (1995), Goleman definisce questo particolare tipo di intelligenza come l’insieme di competenze fondamentali quali autocontrollo, entusiasmo, perseveranza e capacità di automotivarsi. Inoltre, Goleman introduce il concetto di autoconsapevolezza, ossia la consapevolezza dei propri processi di pensiero e delle proprie emozioni, la capacità di identificarle dando loro un nome. L’intelligenza emotiva si basa, dunque su una competenza personale, data dalla consapevolezza e dalla padronanza di sé; su una competenza sociale, determinata dal modo in cui gestiamo le relazioni con gli altri. Porsi in ascolto è l’unico modo per tornare a pensare l’altro come soggetto e recuperare il senso di solidarietà umana e l’idea che «se ciò che io dico risuona in te, è semplicemente perché siamo entrambi rami di uno stesso albero» – per dirla con William Butler Yeats.

 

14 settembre 2021

 




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