Il mondo dell'iperreale: come Jean Baudrillard profetizzò l'avvento delle realtà simulate

 

La società odierna dipende passivamente dalla presenza ubiqua di simboli, narrazioni fallaci e virtuali che, assumendo sempre più rilievo ed importanza a scapito delle realtà che descrivono, finiscono per divenire l'unico strumento interpretativo disponibile. Il trionfo del contenitore che soppianta il contenuto fu preannunciato circa quarant’anni fa dal filosofo postmoderno Jean Baudrillard.

 

di Pietro Zanetti

 

R. Magritte, "Le memorie di un Santo"
R. Magritte, "Le memorie di un Santo"

 

In un racconto breve del 1946 intitolato Il rigore della scienza, lo scrittore argentino Jorge Luis Borges narra di un Impero dove l’Arte della Cartografia arrivò ad un livello di perfezione tale da poter rappresentare intere Città e Province in scala reale. Il processo di perfezionamento proseguì ulteriormente fino al raggiungimento di una minuziosa mappatura dell’impero in tutta la sua estensione. La nuova Carta diventò una replica speculare del territorio stesso tanto da espandersi e ridursi simultaneamente ai risvolti bellici delle campagne di conquista imperiali. Una volta entrato in fase di decadimento, l’Impero cominciò a perdere i propri possedimenti culminando in breve tempo nel completo disfacimento dello stesso. Nonostante la mappa si fosse ugualmente sgretolata, ne sopravvisse un ultimo residuo in cui la vita continuò imperturbata dagli eventi.

 

Attraverso questo racconto metaforico ripreso esplicitamente nei suoi scritti, il filosofo e sociologo francese Jean Baudrillard sviluppò la teoria al centro di una delle sue opere maggiori, Simulacres et Simulation (1981). Nato a Reims nel 1929 ed appartenente ad una famiglia di origini contadine, frequentò la Sorbona di Parigi entrando successivamente a far parte del panorama filosofico della French Theory rappresentato da pensatori come Deleuze, Lyotard, Focault e Lacan. Baudrillard reinterpretò la realtà sociale contemporanea definendola come il risultato di un processo di simulazione e sostituzione che termina nello stadio in cui il Simulacro smette di essere copia della realtà distaccandosene in toto. Analogamente all’episodio narrato da Borges, nel momento in cui l’Impero cessa di esistere la mappa geografica perde la sua funzione replicante acquisendo forma e significato propri. Secondo il filosofo, questa caratteristica rappresenta l’ultimo grado di sviluppo del percorso che comincia con la creazione della copia e termina con la totale separazione di quest’ultima dall’oggetto simulato che diviene iperreale. «Il Simulacro non è mai ciò che nasconde la verità – è la verità che nasconde il fatto che non vi è alcuna verità. Il Simulacro è vero»: così recita l’incipit di Simulacres et Simulation.

 

Seppur non abbia goduto della popolarità di colleghi come Focault e Lacan, Baudrillard ha influenzato significativamente la cultura occidentale a partire dagli ultimi decenni del Novecento, diventando uno dei padri fondatori della corrente Postmoderna. I riferimenti diretti ed indiretti al consumismo, ai Mass Media e all’era di Internet sono lapalissiani e la sua voce è penetrata nel nuovo Millennio riecheggiando profeticamente in diversi ambiti socio-culturali. Prima con Truman Show (1998) ed il primo capitolo di Matrix (1999), poi con il metafisico SynecdocheNew York (2008) di Charlie Kaufman, il cinema contemporaneo ha riadattato il topos letterario della realtà simulata, non senza ripescare alcune allegorie classiche come quella del mito della Caverna narrato da Platone nel libro Settimo della Repubblica.

 

«Benvenuto nel Deserto del Reale» : così in Matrix Morpheus accoglie il protagonista Neo nel paesaggio sterminato e decaduto che raffigura i residui brandelli della realtà, o meglio, della realtà precedente a quella virtuale in cui ora vive ignara l’intera specie umana. In un mondo sempre più liquido (come ci ricordò Zygmunt Bauman) dove l’individuo è inondato da un flusso costante di informazioni e immagini a loro volta in perenne mutamento, diventa ancora più difficile costruire delle solide fondamenta di significato.

 

La narrazione dei fatti viene inevitabilmente manipolata e trattata dai media che ne affiancano sovrastrutture e distorsioni riconducibili ad un ciclo del falso autoalimentato. La sovrabbondanza di notizie e di conoscenza disponibile, per Baudrillard, non permetterà di uscire dalla caverna delle rappresentazioni e condurci verso la Verità, quanto piuttosto rafforzerà ulteriormente la dipendenza umana dalle narrazioni fallaci. Il confine tra realtà e la simulazione della stessa diventa impercettibile.

 

 

Senza dover prendere in considerazione gli esempi più lampanti rappresentati dai Social Networks e dalla cultura del feticismo dell’immagine che ne risulta, ancor più emblematico è il recente fenomeno della nascita del Metaverso e dei Non-Fungible Tokens (NFTs).

 

Questi ultimi sono definiti come delle unità informatiche di dati crittografici non interscambiabili e regolati dal meccanismo decentralizzato della blockchain. A differenza delle criptovalute, non sono oggetti standardizzati e creati a fini di valuta di scambio ma ognuno di essi mantiene caratteristiche proprie ed uniche. Anche per queste ragioni, gli NFT stanno trovando largo spazio nel mercato dell’arte internazionale e non sono inusuali notizie come quella di un designer americano che ha recentemente speso l’equivalente di centoventicinque mila dollari per acquistare una copia d’immagine in pixel da esporre nel Metaverso. Secondo una ricerca di DappRadar, il valore complessivo del mercato online dei NFT si attesta attorno ai ventidue miliardi di dollari a fine 2021, contro i soli cento milioni stimati nel corso dell’anno precedente. 

 

Ma cos’è esattamente il Metaverso?

Si tratta di un vero e proprio universo virtuale che permetterebbe agli utenti di costruire e condurre le proprie vite indipendentemente dagli elementi “reali” consueti. Multinazionali dei servizi e dei Social Media come Facebook e Microsoft hanno recentemente annunciato la sua futura implementazione in gran parte delle applicazioni offerte. All’interno del Metaverso si potrà lavorare, stringere amicizie, sposarsi e addirittura comprare casa o investire in arte. Paris Hilton l’ha utilizzato per organizzare una festa di Capodanno in cui ha presentato la creazione del suo mondo virtuale: Paris World. I visitatori, a pagamento, potranno godersi una gita “iperreale” all’interno della copia a bit della sua dimora di Beverly Hills, comprando i suoi stessi vestiti e prenotando un giro in moto d’acqua. In una società assuefatta e dipendente dalla mercificazione e dall’esposizione di ogni genere di avvenimento, oggetto e sentimento, questo risultato rappresenterebbe la piena realizzazione della dittatura dell’immagine, della copia che finalmente soppianta ciò che rimane della vetusta realtà precedente.

 

In Le Système des objets: la consommation des signes (1968), Baudrillard aggiunse un’ulteriore definizione di valore, il valore-segno, a quelle di valore d’uso e valore di scambio precedentemente teorizzati da Marx ne Il Capitale (1867). Questa classificazione di valore tiene conto di fattori più soggettivi ed astratti come il prestigio dato dall’oggetto, lo status symbol e la viralità mediatica. Per il filosofo francese esso avrebbe assunto sempre più importanza nel corso del tempo, arrivando eventualmente ad occupare il primo posto nella scala gerarchica della misurazione del valore dei beni scambiati.

 

Inoltre, parte della sua rivoluzione filosofica è data dal rovesciamento concettuale del rapporto tra domanda e offerta, consumo e produzione. Baudrillard, nella stessa opera sopra citata, ritratta uno dei concetti cardinali della teoria economica classica anteponendo il consumatore al produttore: non è il secondo da cui dipendono la crescita economica e il benessere, ma il primo. Generare bisogni e necessità individuali diventa l’assunto di partenza della concezione contemporanea della microeconomia e quindi dell’economia in generale.

 

 

In concomitanza con lo sviluppo e l’apoteosi del consumismo e della globalizzazione, il marketing virale sta ora assumendo una dipendenza maggiore dal valore-segno di ciò che viene esposto. Il consumatore percepisce il prodotto come attraente a seconda dell’aura di mistificazione popolare che poggia su di esso. La qualità intrinseca dei componenti, il valore d’uso tangibile e calcolabile hanno lasciato spazio a caratteristiche legate ai Simulacres di Baudrillard, ai marchi, alla copia virtuale, al valore assegnato dai sentimenti liquidi della collettività. 

 

Gli esempi sono innumerevoli e spaziano dall’abbigliamento (come dimostrato dal fenomeno Supreme e dallo street-wear in generale) alla finanza new-age delle cryptovalute. Il Metaverso è il mezzo attraverso cui sarà possibile sintetizzare il percorso di sostituzione della realtà, del valore individuale e concreto con una nuova concezione ontologica di verità: la verità dell’illusione. Poiché il valore del segno non è teoricamente inferiore a quello dell’uso ma è esso stesso indipendente nella misurazione di un’entità, tutto ciò che verrà scambiato virtualmente non manterrà più alcuna relazione copia-oggetto ma diverrà esso stesso “realtà senza realtà”. II consumismo e l’insaziabile tensione verso l’accumulo tipica dell’essere umano sono infatti principi perfettamente esportabili in mondi paralleli che iniziano a somigliare sempre di più alla realtà tradizionale. Il Metaverso si propone come contenitore idealistico di tutte le tecnologie informatiche che ad oggi si promettono di rivoluzionare le nostre relazioni, la nostra individualità e le nostre percezioni. Si pagherà in cryptovalute, ci sarà un grado quasi infinito di personalizzazione dell’aspetto e dei contenuti che porterà alla nascita di una realtà surrogata meglio allineata ai precetti dell’edonismo contemporaneo.

 

Ciò che varrebbe la pena domandarsi è quanto il progresso tecnologico nel campo della simulazione e dei Social Networks possa effettivamente agire a beneficio dell’uomo e del rapporto con l’ambiente ad esso circostante.  La frenesia e l’attrattività delle raffigurazioni, delle apparenze e dei feticci rappresentati dagli idoli contemporanei (i marchi, la moda, il benessere fittizio e lo status sociale) sono elementi che in questa prospettiva subiranno quindi un processo di valorizzazione ed universalizzazione totalizzante.

 

In un mondo dove le maschere sono sempre più numerose, ubique e apparentemente rassicuranti, a che conseguenze porterà la scelta di rifugiarsi in un universo che rappresenta la maschera per antonomasia? Pirandello sostenne che nel momento in cui questa fosse compromessa, l’uomo diverrebbe "maschera nuda", incapace di riconoscersi tra le sue molteplici frammentazioni ed auto-inganni, motivo per cui preferiamo assecondare l’illusione e la stabilità del non-essere.

 

Tuttavia, per Baudrillard l’esito finale risulta essere figlio di un nichilismo profetico che rimanda agli avvertimenti di Nietzsche sul XXI secolo: il concetto di realtà si sovrapporrà a quello di finzione e l’insieme virtuale di Simulacri fluttuerà a mezz’aria come i residui della mappa dell’Impero di Borges. La maschera non ha più bisogno di un volto, la riproduzione cessa di riprodurre: è l’alba dell’iperreale.

 

11 febbraio 2022









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