Vivre Sa Vie è decisamente uno dei film-manifesto della Nouvelle Vague francese. Modello, insieme ad altri, per tanti registi: Wong Kar-wai fra tutti. Godard, il regista, cercando di spiegare l’intento fondamentale che muove la pellicola e tesse i fili della sua narrazione, dice che il fine della sua opera è quello di restituire allo spettatore il «movimento stesso del pensiero», di un flusso coscienziale che si srotola, per così dire, senza poter essere racchiuso in maniera definitiva in una sola parola o in una sola immagine. Per questo motivo, la narrazione, per restituire il carattere magmatico e intrinsecamente mosso del pensiero, si presenta come un dipinto suddiviso in dodici frammenti che ritraggono Nana, la protagonista, nell'intimità dei suoi gesti quotidiani, anche quelli banali, senza porre enfasi su nessuno di essi in particolare.


di Michele Rossi


Ogni anno, il 25 aprile, per molti liberali italici compare un elefante nella stanza. Al fine di aggirarlo, si moltiplicano gli appelli per una festa della Liberazione take-away, in cui ciascuno prende ciò che gli serve, spesso distorcendo la storia per portare acqua alla propria propaganda. In questa Incursione, riprendendo un video di Rick Dufer, vedremo il risultato più cringe di questa vecchia-nuova tendenza.



di Salvatore Grandone


Nei Concetti fondamentali della metafisica, Martin Heidegger offre un’accurata fenomenologia della noia. Il filosofo struttura il discorso come un crescendo: parte dalla forma più superficiale di noia per passare gradualmente ai livelli più profondi.  

Ripercorrere le riflessioni heideggeriane si rivela tuttora essenziale per comprendere la cronicizzazione di questa tonalità emotiva nell’età dell’infosfera.




Perfect Days di Wim Wenders è uno di quei film che ti entrano dentro dalla prima inquadratura, restando impressi nella pelle e nello spirito per giorni. L'impronta dell'ultima opera del regista tedesco è inconfondibile in un duplice senso. Non solo perché è chiaro che, stilisticamente, si tratti di un suo film, ma perché intende parlare dell'inconfondibile (Pietro Prini avrebbe detto «l’inverificabile»), cioè della sconcertante evidenza inevidente dell’esistenza.




Nel pensiero di Hegel la filosofia è concepita come Scienza autentica perché, a differenza delle scienze positive e particolari, essa vuole istituirsi come un sapere assolutamente auto-fondato in grado di giustificare e dedurre ogni presupposto. Affinché ciò possa accadere, il pensiero filosofico non può permettersi di svilupparsi linearmente, di muoversi cioè da un assioma a un teorema, ma deve svilupparsi circolarmente in un movimento dialettico che va dal presupposto al suo fondamento e da questo di nuovo al primo, che solo così risulta fondato. In questo senso, ciò che viene dopo è l’inveramento e la giustificazione di ciò che viene prima, e il presupposto viene con ciò trasfigurato in risultato e dunque aufgehoben, “tolto” o “superato” come presupposto.




Nel mondo contemporaneo i riferimenti religiosi sono sempre più utilizzati nella scena pubblica per attirare l'attenzione. E la strategia funziona: non a caso, infatti, sono spesso molto accese le polemiche a riguardo. Dai comizi politici alle manifestazioni nelle piazze, le sfilate di moda e le nuove tecnologie, tutto sembra trarre vantaggio da un certo tipo di simbolismo che costituisce la realtà in maniera più o meno evidente. Ne parla il professore di Sociologia dei processi culturali nel Dipartimento di Scienze sociali e politiche dell’Università degli Studi di Milano Carlo Nardella nel suo libro Religioni dappertutto (Carocci, 2024), in cui emerge, tramite una serie di ricerche approfondite a livello internazionale, come «le religioni tentano dal loro canto di percorrere, con qualche rischio, vie finora inedite».




Nel pensiero di Hegel la filosofia è concepita come Scienza autentica perché, a differenza delle scienze positive e particolari, essa vuole istituirsi come un sapere assolutamente auto-fondato in grado di giustificare e dedurre ogni presupposto. Affinché ciò possa accadere, il pensiero filosofico non può permettersi di svilupparsi linearmente, di muoversi cioè da un assioma a un teorema, ma deve svilupparsi circolarmente in un movimento dialettico che va dal presupposto al suo fondamento e da questo di nuovo al primo, che solo così risulta fondato. In questo senso, ciò che viene dopo è l’inveramento e la giustificazione di ciò che viene prima, e il presupposto viene con ciò trasfigurato in risultato e dunque aufgehoben, “tolto” o “superato” come presupposto.



Il tema del fine vita è al centro di un acceso dibattito tra diritto, etica e libertà individuale. Questo articolo analizza i casi Welby, Englaro e Antoniani-Cappato, evidenziando le differenze tra suicidio medicalmente assistito, eutanasia ed interruzione dei trattamenti di sostegno vitale. Attraverso l’evoluzione normativa e giurisprudenziale, si esplora il delicato equilibrio tra autodeterminazione e tutela della persona, sottolineando l’importanza di un dialogo aperto e rispettoso su una questione che tocca la dignità umana.




La libertà è dal punto di vista filosofico uno dei concetti più complessi e controversi.

Per fare chiarezza proveremo ad articolare diverse distinzioni. Cercheremo di tagliare all’interno di questa nozione fluida delle direzioni, delle linee di forza che possano costituire dei punti di riferimento per la riflessione.




Commento ed Esegesi al primo capitolo, paragrafo 1 della Nascita della Tragedia di F. W. Nietzsche.




Commento ed Esegesi al primo capitolo, paragrafo 1 della Nascita della Tragedia di F. W. Nietzsche.




Commento ed Esegesi al primo capitolo, paragrafo 1 della Nascita della Tragedia di F. W. Nietzsche.






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