Il bosco suscita nell’essere umano mistero e incanto allo stesso tempo, paura e abbandono, perdizione e magia. L’archetipo del bosco simboleggia l’inconscio, la parte sconosciuta e misteriosa della nostra mente, dove risiede tutto ciò di cui l’essere umano è inconsapevole. La selva oscura ci riporta alle tenebre e alle parti celate. Tuttavia il bosco è anche incanto e magia, è istinto primordiale e natura pura, moltissime popolazioni venerano il bosco come luogo sacro, deputato a luogo di crescita dei giovani, nelle fiabe viene attraversato da principi, eroi, principesse e cavalieri, perché possano compiersi le missioni più nobili e possano uscirne cresciuti spiritualmente e umanamente. Perché non abbandonarci a esso, facendoci cullare dai maestosi rami dei suoi alberi, passarci attraverso e scoprire che sarà lui stesso a salvarci.



di Federico Ramponi


La geopolitica ha da sempre esercitato un forte fascino sul grande pubblico. Al contempo, ha generato molta confusione, complice l’assenza di una definizione univoca e per la “fluidità” del metodo d’analisi.



di Federico Ramponi


La geopolitica ha da sempre esercitato un forte fascino sul grande pubblico. Al contempo, ha generato molta confusione, complice l’assenza di una definizione univoca e per la “fluidità” del metodo d’analisi.




Per gli studenti liceali l’idealismo tedesco rappresenta un po’ la bestia nera della filosofia. Fichte, Schelling e Hegel risultano astrusi e incomprensibili; le loro riflessioni avulse dalla realtà. Cosa fare? Insistere sui contenuti dottrinali fino allo sfinimento o provare un taglio diverso? Come ogni grande corrente filosofica, anche l’idealismo incarna in prima istanza un’attitudine nei confronti dell’esistenza. Riscoprirne la dimensione “pratica” può essere allora una chiave interessante per cogliere l’attualità di filosofi che hanno scelto la libertà come stile di vita.




L'angoscia sembra fatta di carta velina: osservarla con l'intento di definirla porterebbe lo sguardo a posarsi su ciò che è al di là di essa, oltre la sua (im)materialità. Essa sembra poter reggere il paragone con qualcos'altro diverso da sé, può essere ripartita in versi e percepita senza, però, consegnarsi alla formula data una volta per tutte ed è ciò che tale breve analisi vuole mettere in luce a partire dal concetto freudiano di ''perturbante'' per giungere a quello heideggeriano di ''angoscia''.



di Giovanni Zuanazzi


Nel grande affresco metafisico del Periphyseon di Giovanni Scoto Eriugena la creazione dell’universo si configura come il processo di auto-creazione della natura divina e al tempo stesso come theophania o manifestazione di Dio (dove il genitivo è sia soggettivo che oggettivo). Una concezione da sempre vista con sospetto (per le ricorrenti accuse di “panteismo”), ma che merita di essere rivalutata alla luce di una più attenta lettura delle sue premesse filosofiche.   




La Critica della ragion pratica si chiude, come è noto, con un gioco di specchi: legge morale e cielo stellato. Tra i due termini vi è uno stretto rapporto. Se è vero che la legge morale è un a priori che il soggetto scopre guardando in se stesso, quest’intuizione si nutre della consapevolezza della posizione occupata dall’uomo nella natura. Rivolgendosi all’infinitamente grande, l’io sente l’assoluto che lo abita.



di Francesco Pietrobelli


La vita e il pensiero socratico sono emblema di un modo di concepire la vita opposto a quello oggi imperante. Contro a qualsiasi visione relativista della realtà, Socrate credeva nell’esistenza della verità e nell’importanza di perseguirla. Ma, contro a ogni dogmatismo – contraltare inevitabile del relativismo stesso –, egli sapeva di non sapere. Era, cioè, consapevole che la verità non si dà una volta per tutte; che l’unico modo per conquistarla, seppur momentaneamente, è il dialogo sincero con chi sta di fronte a noi. Un messaggio che sta alle fondamenta, ormai da otto anni, del progetto di Gazzetta filosofica, e che vorremmo più che mai affermare consolidando e accrescendo le nostre attività.




Che cos'è la filosofia e, dunque, il progetto «Gazzetta filosofica»?



SCHOPENHAUER E IL BUDDHA: ABBOZZO DI UN CONFRONTO

di Simone Perrone


Anche chi abbia soltanto una vaga reminiscenza della filosofia liceale rammenterà che Schopenhauer è stato tra i primi filosofi europei ad accogliere nel suo pensiero elementi di origine asiatica, in particolar modo indiana. Il presente contributo s’incarica di individuare qualche convergenza tra la filosofia schopenhaueriana e la sapienza buddhista, a partire da quella realizzazione meditativa nota come “arresto di nozioni ed esperienza” (saññāvedayitanirodha).




Continua la riflessione di Mario Magini su Eros e Thanatos come forze psichiche, mistiche e telluriche. 




La relazione tra Eros e Thanatos, concepiti dalla psicoanalisi freudiana e junghiana come i due impulsi fondamentali che governano la psiche umana, rappresenta una dinamica che impianta, evolve e influisce profondamente sulle trasformazioni del Sé. Eros si manifesta attraverso il desiderio di unione, accoglienza, amore, creazione e perpetuazione della vita; Thanatos incarna la pulsione verso l’annullamento di opposti, l’emancipazione dal cambiamento, la distruzione, il ritorno all'inorganico e l'autodistruzione. Questa dicotomia intreccia la costruzione e la decostruzione del Sé. Le trasformazioni del Sé sono quindi un continuo processo di negoziazione tra queste forze opposte. Eros può spingere il soggetto a evolversi, cercando l'unità e la realizzazione di sé attraverso l'amore e la creatività. Tuttavia, il conflitto con Thanatos può generare momenti di crisi, di spaesamento, di auto-sabotaggio e momenti di buio psicologico che mettono alla prova l'identità. Questa dialettica tra vita e morte, desiderio e distruzione, è alla base di questo saggio espositivo, in cui vedremo come il Sé nasce ed interagisce con queste due forze psichiche, mistiche, telluriche.





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