di Salvatore Grandone
Viviamo in una società edonista. Al di là dei facili moralismi, sarebbe ingenuo negare che oggi il piacere occupa il primo posto. Il consumismo sfrenato, l’accumulo di beni superflui, il culto dell’apparenza, il dilagare delle dipendenze: tutto sembra indicare che l’imperativo è provare piacere, sempre e comunque, a qualsiasi costo. Ma cosa direbbe Platone di fronte alla nostra morale dell’eccesso? E in che modo il suo pensiero può aiutarci a comprendere il presente?
Dalle passeggiate regolari di Kant alle solitarie escursioni alpine di Nietzsche, dai boschi di Thoreau ai sentieri di Rousseau, molti grandi pensatori hanno trovato nella natura il ritmo giusto per pensare e vivere meglio. Camminare non è solo movimento: è un atto filosofico che rigenera mente e spirito. Per questo motivo, oggi vi presentiamo un capitolo di La Natura che cura. Perché vedere, annusare, toccare e ascoltare le piante ci rende più sani, felici e longevi, pubblicato di recente da Aboca edizioni.
C’è una guerra che non si combatte solo con i droni e i carri armati, ma con i video patinati, le stories da un minuto e il silenzio imposto a chi urla troppo forte. È la guerra del racconto. E a Gaza, mentre la fame dilaga e le bombe cadono, questa guerra la sta vincendo chi ha il controllo dell’immagine, non della verità.
Nel mondo contemporaneo, dopo millenni di storia, ancora non sappiamo bene definire cosa voglia dire “uomo”; e se l’esistenzialismo ha cercato a suo modo di rispondere a questa domanda, non possiamo dire che ci sia totalmente riuscito. Ma se la risposta fosse lo stesso porsi la domanda, se la risposta fosse l’assenza stessa della risposta? Il post-modernismo, con il decostruttivismo e il cosiddetto “assurdismo” di matrice esistenzialista, potrebbe contenere le nuove vie per porsi nuovamente questa domanda.
di Vincenzo Fiore
Un viaggio poetico che dialoga con l’eredità di Fabrizio De André, attraversandone fragilità, rabbia, compassione e anarchia. ''Abbiamo tutti bisogno di un amico fragile'' di Nicola Vacca è un corpo a corpo con il ''Vangelo laico'' di Faber: versi che non si arrestano davanti al mito, ma lo attraversano per farlo vivere nel presente.
Nella nostra società individualista, l’amore come “scena del Due” (Alain Badiou) tende a dissolversi in un gioco referenziale e narcisista, dove l’io non incontra l’altro ma solo simulacri di se stesso. Riscoprire la differenza, il compromesso, il sacrificio dell’essere-con e dell’esser-per l’altro è essenziale per ritornare ad abitare la complessità della relazione, lo scarto dia-logico che solo rende possibile il discorso
Una riflessione sul significato, le motivazioni e le conseguenze del tradimento, inteso come l’incapacità a rispettare gli impegni più sacri che si son presi nei confronti di un’altra persona.