Dalle passeggiate regolari di Kant alle solitarie escursioni alpine di Nietzsche, dai boschi di Thoreau ai sentieri di Rousseau, molti grandi pensatori hanno trovato nella natura il ritmo giusto per pensare e vivere meglio. Camminare non è solo movimento: è un atto filosofico che rigenera mente e spirito. Per questo motivo, oggi vi presentiamo un capitolo di La Natura che cura. Perché vedere, annusare, toccare e ascoltare le piante ci rende più sani, felici e longevi, pubblicato di recente da Aboca edizioni.
Camminare è una delle forme più benefiche di esercizio fisico. Senza dubbio svolge un ruolo fondamentale nella mia routine famigliare. Nei finesettimana in genere apriamo sul tavolo la nostra collezione di cartine sempre più malconce della Ordinance Survey per trovare un nuovo percorso appetibile in cui camminare per un paio d’ore con i nostri cani, che sembrano valutare il loro godimento della giornata sulla base di quanto riescono a infangarsi e in quanti stagni pieni di alghe riescono a tuffarsi. Le camminate durante i giorni feriali tendono a essere un po’ meno organizzate: giusto due passi attorno al parco o fino alla fermata dell’autobus.
Per noi va bene lo stesso: camminare ci fa sentire meglio. E c’è una solida base di prove cliniche a sostegno. Camminare non danneggia le giunture del ginocchio come correre, eppure sembra essere associato a molti degli stessi benefici per la salute, compresi un miglioramento della condizione cardiovascolare e polmonare, un rafforzamento di ossa e muscoli e il mantenimento di un peso sano. La camminata è stata anche associata con un miglior benessere mentale.
Ma è giusto specificare che non tutte le passeggiate sono uguali in termini di benefici per la salute.
A grandi linee, ricadono in due categorie. Prima di tutto, c’è il camminare come attività ricreativa programmata, che sia nella campagna vicino casa o in un trekking più strutturato ed energico che si spinge più lontano. I benefici della salute di questo tipo di camminata sono facili da capire. Secondo, c’è la passeggiata, componente di un’altra attività.
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Finora, questo libro ha presentato un’abbondanza di prove del fatto che interagire con la natura offre benefici per la salute tramite il semplice vedere, ascoltare e annusare l’ambiente naturale. [...] Uno dei miei esperimenti preferiti a riprova è stato condotto da Chorong Song dell’Università di Chiba.
L’esperimento si è svolto nella città giapponese Kashiwa e ha coinvolto partecipanti maschi, simili per età, altezza, peso e condizioni di salute, che seguivano un tragitto predeterminato per quindici minuti, o in un grande parco urbano con molti alberi a legno duro come acero, albero dei tulipani, ciliegio e castagno, o sulle strade in una zona vicina. Alcuni facevano prima il percorso cittadino e poi quello nel parco, altri il contrario. Tutti mantenevano una velocità media simile per l’intero percorso, e durante l’esperimento non era consentito consumare alcol o tabacco.
Anche il tempo meteorologico era lo stesso per i tre giorni dell’esperimento; dunque per quanto possibile, gli individui e le loro attività erano perfettamente confrontabili. Durante la camminata, i partecipanti indossavano un elettrocardiografo portatile per misurare la loro frequenza cardiaca, e dopo ogni passegiata compilavano due questionari, concepiti per misurare il loro umore e livello di ansia. Anche se lo studio era relativamente semplice, in tutti i parametri emergevano differenze chiare. I partecipanti erano più calmi ed esibivano livelli significativamente più bassi di emozioni negative e ansia quando passeggiavano nel parco urbano.
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Dalle evidenze che ho esaminato finora ipotizzerei con sicurezza che la calma fisiologica e psicologica riscontrata nei partecipanti abbia quasi senza dubbio a che fare con l’interazione con i colori, le forme, gli odori e i suoni della natura nel parco. Un’altra promettente direzione di ricerca è legata alla nostra propensione a ruminare meno quando passeggiamo nella natura. La ruminazione è una di quelle parole che ha due significati del tutto diversi. Per citare un dizionario:
Il secondo possiamo lasciarlo alle mucche, ma il primo è stato al centro di alcuni studi interessanti volti a capire a cosa pensiamo quando passeggiamo negli spazi cittadini alberati rispetto a quelli senza alberi. E’ una cosa molto interessante perché il pensiero introspettivo può diventare negativo e distruttivo, portando a pensieri negativi su se stessi, o peggio. Questo tipo di ruminazione è spesso associato a un rischio aumentato di depressione e altri disturbi mentali. Alcuni meccanismi che distraggono dalla ruminazione sono a loro volta dannosi, per esempio bere in modo smodato. Un’alternativa molto più proficua è usare come distrazione la natura. Può succedere durante la nostra camminata urbana?
Gregory Bratman e i suoi colleghi dell’Università di Stanford hanno cercato di rispondere a questa domanda assegnando casualmente ai partecipanti, tutti residenti in aree urbane e senza trascorsi di malattie mentali, di svolgere una camminata di novanta minuti, in uno spazio verde con qualche arbusto e quercia vicino all’università o su una via a Palo Alto con quattro corsie di traffico e un flusso costante di veicoli. Prima di cominciare la camminata, i partecipanti compilavano il Reflection Rumination Questionnaire. Inoltre, subivano una scansione cerebrale per misurare il volume di sangue che scorreva nella parte del cervello chiamata corteccia prefrontale subgenuale. L'afflusso di sangue in quell’area aumenta nei momenti di tristezza e ruminazione. Gli stessi test sono poi stati eseguiti al loro ritorno.
I risultati emersi sono chiari; i partecipanti che facevano la camminata di novanta minuti nel parco mostravano riduzioni significative nella ruminazione autovalutata e nell’attività cerebrale nella corteccia prefrontale subgenuale, mentre quelli che facevano la camminata nel traffico non mostravano gli stessi effetti.
Considerando il legame documentato tra ruminazione e rischio di depressione e altre patologie psicologiche, Bratman e i suoi colleghi concludevano che la riduzione della ruminazione delle persone che camminavano nel parco con gli alberi è un possibile meccanismo a causa del quale l’urbanizzazione e l’associata perdita di esperienza della natura potrebbero essere legate alla malattia mentale. Dunque, a un livello neurobiologico, una passeggiata nelle zone cittadine con alberi e altri elementi naturali potrebbe essere un’iniziativa che ci offre un’importante beneficio aggiuntivo di protezione dalla malattia mentale.
12 settembre 2025