I giovani e la filosofia

 

Ora, se tu quatto quatto, mentre si trova in questo stato ti avvicinassi per dirgli la pura verità, cioè che in lui non c'è traccia di discernimento, quando proprio gli servirebbe, e che tale discernimento uno se lo guadagna solo a prezzo di dure fatiche, ti sembra probabile che con le prospettive così dure che gli offri egli sarebbe disposto ad ascoltarti?

 

di Platone

 

«Ebbene – continuai – che cosa pensi possa fare un uomo in queste condizioni, soprattutto se ha la fortuna di essere cittadino di un grande Stato e in esso goda di ricchezze, di nobili origini e oltre tutto sia bello e robusto? Forse che non si gonfierebbe di eccessive speranze, ritenendosi capace di gli affari non dico solo dei greci, ma anche dei barbari, e per questo non si esalterebbe riempiendosi di insensata boria e alterigia?»

 

«Altro che», disse.

 

«Ora, se tu quatto quatto, mentre si trova in questo stato ti avvicinassi per dirgli la pura verità, cioè che in lui non c'è traccia di discernimento, quando proprio gli servirebbe, e che tale discernimento uno se lo guadagna solo a prezzo di dure fatiche, ti sembra probabile che con le prospettive così dure che gli offri egli sarebbe disposto ad ascoltarti?»

 

«Sono ben lungi dal crederlo!» esclamò.

 

«E se poi – ripresi – egli, per buone disposizioni naturali o per un'innata affinità con la ragione, avvertisse l'attrazione della filosofia e in qualche modo ne fosse catturato e affascinato, che cosa pensiamo che faranno costoro che vedono venir meno il suo apporto e la sua compagnia? Non eserciteranno ogni pressione, con le parole e con i fatti, nei suoi riguardi, affinché non si lasci persuadere, e verso chi cerca di convincerlo, affinché fallisca nello scopo, magari facendo ricorso in privato a insidiosi trabocchetti e in pubblico trascinandolo in processi?»

 

«È proprio così che capita», rispose.

 

Platone, Repubblica, VI  

 






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