Estratto da I fratelli Karamàzov (1879), Mondadori 1994, pagine sparse.
di Fëdor M. Dostoevskij
Per ricreare il mondo bisogna prima che gli uomini imbocchino psichicamente una strada nuova. Prima che ognuno di noi non si faccia
davvero fratello di tutti, la fratellanza non comincerà. Mai gli uomini riusciranno, con l'aiuto della scienza e del profitto, a dividersi senza ingiustizie le
loro proprietà e i loro diritti. Tutto sara troppo poco, e gli uomini continueranno a mormorare, e a invidiarsi, e a sterminarsi a vicenda. Voi mi domandate quando
queste cose si avvereranno. Si avvereranno, ma prima deve concludersi il periodo dell'isolamento
umano. Quello che ora regna ovunque, e soprattutto nel nostro secolo, ma che ancora non si è concluso, ancora non è giunto al suo termine. Adesso
infatti ognuno vuole separare la sua persona il più possibile, e provare in se stesso la massima pienezza di vita, e invece di questa pienezza di vita il risultato di tutti i suoi sforzi è
un completo suicidio, poiché invece della pienezza nell'affermazione del proprio essere si raggiunge il
perfetto isolamento. E infatti tutti nel nostro secolo si sono separati come tante unità; ognuno si isola nella sua tana, si allontana dagli altri, nascondendosi e nascondendo
quello che ha, e finendo con il respingere gli altri uomini e con l'esserne a sua volta respinto. Nel suo isolamento accumula ricchezze e pensa: come sono forte adesso, e sicuro! E non sa,
il folle, che quanto più accumula tanto più affonda in un'impotenza suicida. Infatti si è abituato a confidare solo in se stesso e si è separato dal tutto come una singola unità; ha educato la
sua anima a non credere nella solidarietà umana, negli uomini e nell'umanità, e trema soltanto al pensiero che vada perduto il suo denaro e i diritti che esso gli ha conquistato. Dovunque oggi l'intelletto umano non riesce più a capire che la vera garanzia
della personalità non sta nei suoi isolati sforzi individuali, ma nell'unità generale
degli uomini. Ma certamente giungerà al termine anche questo terribile isolamento, e tutti di colpo capiranno come fosse innaturale quel separarsi gli uni dagli altri. Quello sarà allora lo spirito del tempo e gli uomini
si stupiranno al pensiero di quanto a lungo fossero rimasti nelle tenebre senza vedere la
luce. Ma fino ad allora dobbiamo comunque custodire quella bandiera, e sia pure in solitudine l'uomo deve fornire
un esempio e trarre la sua anima fuori dall'isolamento per cooperare alla grande opera della solidarietà fraterna, sia pure facendosi considerare un
idiota. Purche non muoia questa grande idea...
Amate tutto il creato nel suo insieme e in ogni granello di sabbia. Amate ogni fogliolina, ogni raggio di sole. Amate gli animali, amate le piante, amate ogni cosa. Una volta che l'avrai compreso, comincerai a conoscerlo incessantemente, ogni giorno di più e sempre più profondamente. E amerai alla fine tutto il mondo di amore totale, universale.
Certe volte, specialmente davanti ai peccati degli uomini, ti sentirai perplesso e ti chiederai: "Devo ricorrere alla forza o all'umiltà e all'amore?". Decidi sempre di ricorrere all'umiltà e all'amore. Se prenderai una volta per sempre questa decisione potrai dominare il mondo intero. L'umiltà e l'amore sono una forza inaudita: la più grande che vi sia, non ve ne è un'altra che la eguagli. Ogni giorno, ogni ora, ogni istante scruta te stesso e sorvegliati, perché la tua immagine sia bella. Ecco: sei passato accanto a un bimbo, adirato e dicendo una brutta parola in preda alla collera; tu non l'hai forse nemmeno notato, ma il bimbo ti ha visto e magari la tua immagine, empia e sgradevole, è rimasta nel suo cuoricino indifeso. Tu non te ne avvedi neppure, forse hai gettato in lui un seme maligno, che forse crescerà, e tutto perché non hai saputo frenarti dinanzi al piccino, perché non hai coltivato in te l'amore vigile, l'amore attivo. Fratelli, l'amore è un maestro, ma occorre saperlo conquistare, perché è difficile conquistarlo: lo si paga a caro prezzo, con una lunga fatica per lungo tempo, giacché si deve amare non per un istante, fortuitamente, ma sino alla fine. Di amare fortuitamente tutti sono capaci: anche i malvagi. Il mio giovane fratello chiedeva perdono agli uccellini; può apparire assurdo, ma è giusto, perché tutto è come l'oceano, tutto scorre e s'incontra: tocchi in un punto e il tuo gesto si ripercuote agli antipodi della Terra. Sarà follia chiedere perdono agli uccellini, eppure gli uccelli, e anche i bambini, e tutti gli animali intorno a te si sentirebbero meglio se tu fossi più magnificente di quello che sei ora, magari solo un poco.
Tutto, vi dico, è come l'oceano.
Ricorda soprattutto che non puoi essere giudice di nessuno. Perché non vi può essere sulla Terra nessuno che
giudichi un criminale se prima non abbia riconosciuto di essere egli stesso un criminale
come chi gli sta dinanzi, e di essere forse il maggior colpevole del delitto da questi commesso. Quando l'avrà compreso potrà anche
diventare giudice. Per quanto assurdo possa apparire è proprio la verità. Perché,
se io fossi giusto, forse non vi sarebbe neppure il criminale dinanzi a me. Se puoi farti carico del delitto del criminale che sta davanti e che hai giudicato in
cuor tuo, fallo senza indugio, soffri per lui e lascialo andare senza biasimarlo. E se anche la legge ti avesse designato a suo giudice, agisci
ugualmente in quello spirito, per quanto ti è possibile, poiché andandosene, egli si
condannerà da sé assai più aspramente di quanto potrebbe fare una tua sentenza. Se invece se ne andrà
insensibile al tuo bacio e deridendoti, non farti distrarre neppure da questo: significa che la sua ora non è ancora venuta, ma che a suo tempo verrà; e se
non verrà, sarà lo stesso; se non lui, sarà un altro a comprendere e a soffrire in vece sua, e quest'altro si accuserà e
si condannerà da solo, e la giustizia sarà compiuta.