Il relativismo: la rovina dell'uomo

 

Le persone non pensano quasi mai al futuro o a migliorarsi, ma solo ai piaceri temporanei. Questa prospettiva corrisponde al concetto “questa è la mia opinione”; affermando ciò, noi ci liberiamo dal confronto con gli altri, riuscendo a sfuggire magari ad una situazione di disagio, ma eliminando ogni possibilità di progresso del nostro pensiero.

 

di Luca Crivellaro

 

Van Gogh, "Pietà (da Delacroix)"
Van Gogh, "Pietà (da Delacroix)"

 

Negli ultimi tempi, quando le persone non riescono a raggiungere una situazione di accordo con gli altri o quando vogliono difendersi da eventuali repliche, pronunciano la frase “questa è solo la mia opinione”. Ci si può chiedere allora cosa ci sia dietro a questa semplice affermazione: c’è una società nella quale ogni azione può essere reputata giusta o sbagliata secondo le opinioni di ciascuno. In questo modo, come è possibile trovare un compromesso e persino formulare delle regole di convivenza?

 

Protagora
Protagora

 

Ebbene, il primo filosofo che cercò di risolvere il dilemma e trovare una soluzione conciliante fu Protagora, il quale formulò la seguente teoria: qualunque cosa può essere buona o cattiva, bella o brutta, giusta o ingiusta a seconda di quello che ognuno ha appreso nella sua esperienza di vita. Per non precipitare tuttavia in una società anarchica governata dal soggettivismo, nella quale ogni cittadino agisce come vuole poiché ogni azione è legittima, gli uomini si basano su ciò che è “utile” – inteso come bene singolo e della comunità.

 

A questo punto sorge spontaneo domandarsi per quale motivo ciascuno di noi possa avere convinzioni diverse se viviamo nella stessa comunità e tutti vogliamo il “bene”. Questo equivoco nasce poiché le persone non sono abituate a dialogare tra loro: se nel confronto con gli altri si riuscisse a definire quale azione o idea sia più giusta o più significativa tra  due opinioni, sicuramente non si creerebbero malintesi.

 

Spesso non riusciamo a raggiungere un accordo, poiché riteniamo a priori che la nostra idea sia migliore dell’altra, quando invece l’unico modo per capire quale sia quella corretta è insistere nel confrontarsi. Le persone che ritengono le loro tesi migliori delle altre senza mettersi in discussione e pretendendo sempre di avere ragione, sono quelle che ritengono essenziali solo il proprio pensiero e la difesa della propria artificiosa identità.

 

Per dare origine a una società nella quale esista un solo ed unico concetto assodato come verità si dovrebbe ricorrere a due principali modalità operative: avere un potere centrale che impartisce princìpi, valori, idee con la forza senza lasciar ragionare i cittadini, lasciandoli quindi fuori dalla sfera della consapevolezza oppure riuscire a confrontarsi con tutte le persone del mondo, ad una ad una. Ora, la prima opzione sembra la più efficace e la più immediata, ma pensiamo anche a quali conseguenze porterebbe: ogni individuo non avrebbe più la possibilità di riflettere autonomamente, di esprimersi e, probabilmente, non si porrebbe più nessuna domanda, creando una società nella quale tutta la popolazione sarebbe subordinata ad un gruppo ristretto di persone. Quindi, scartando la prima opzione, rimarrebbe la seconda che pare ancora più assurda.

 

 

Sebbene possa sembrare impossibile comunicare con ogni persona al mondo, nulla vieta che, prima o poi, si possa trovare il modo per dare vita ad un mondo nel quale tutti si confrontino. Le nuove tecnologie possono essere di grande aiuto. Come farebbe l’umanità a evolversi se nessuno provasse a cambiarla? L’unica barriera che si antepone a questo futuro è solamente la nostra durata della nostra esistenza, il tempo che abbiamo a disposizione per vivere.

 

In questo momento pensiamo che sia irrealizzabile questo obiettivo perché ci sono degli individui che considerano solamente i propri interessi e non quelli degli altri, ma cosa ci porta a credere che provando a cambiare queste persone già adesso, non si riesca magari, in un futuro non molto lontano a vedere un piccolo cambiamento? Come abbiamo fatto, allora, a passare dall’età della pietra ad oggi, se non tentando di migliorarci?

 

Questo può essere paragonato alla situazione di uno studente: egli non studia, pensando che gli argomenti da assimilare non gli serviranno mai più. Ed è proprio in questo modo che nasce l’ignoranza. Le persone non pensano quasi mai al futuro o a migliorarsi, ma solo ai piaceri temporanei. Tale prospettiva corrisponde proprio al concetto “questa è la mia opinione”; affermando questo, noi ci liberiamo dal confronto con gli altri, riuscendo a sfuggire magari ad una situazione di svantaggio intellettuale, ma eliminando ogni possibilità di progresso del nostro pensiero.

 

Quindi, la prossima volta che cercherai di nasconderti dietro a questa a espressione, ricordati che l’unico modo per migliorare la società, e in primis te stesso, è confrontarti con gli altri.

 

17 maggio 2018

 




  • Canale Telegram: t.me/gazzettafilosofica