Della realtà e del realismo

 

Nel suo ultimo lavoro, Mario De Caro propone una terza via al realismo: il naturalismo liberalizzato. Quali vantaggi può comportare all'interno del dibattito filosofico e scientifico contemporaneo?

 

 

Mario De Caro, nel libro Realtà, da poco pubblicato da Bollati Boringhieri, ci introduce al dibattito che vede coinvolte due posizioni egemoni nel dibattito filosofico contemporaneo sul realismo: il realismo ordinario ed il realismo scientifico. Il dibattito ha particolare importanza perché si contrappone con vigore alle varie prospettive antirealiste che hanno dominato una buona parte della seconda metà del Novecento, in particolare durante il successo del postmoderno. Il realismo ordinario pone come criterio ontologico le attestazioni della percezione e del senso comune, caratterizzando, invece, le entità ad uso della scienza come dei costrutti funzionali ed utili in senso strumentale. D’altro canto, il realismo scientifico pone l’accento sulle entità riscontrabili attraverso l'attività teorica e sperimentale tipica delle scienze naturali, in particolare la fisica. Tale dibattito è storicamente irrorato da due corrispettive tradizioni filosofiche giunte ad uno scontro apicale in età post-rinascimentale durante gli eventi che hanno segnato la rivoluzione scientifica. Si tratta dell’ aristotelismo in quanto precursore del realismo ordinario ed un platonismo matematico precursore del realismo scientifico. Dopo un’attenta analisi critica che evidenzia le debolezze dell’una e dell’altra opzione, De Caro prosegue con la presentazione di una terza opzione realista alternativa alle due, ovvero il naturalismo liberalizzato presentato come una variante non riduzionista del naturalismo. Il tutto viene svolto attraverso elaborate argomentazioni ed analisi concettualmente illuminanti. Parafrasando, per De Caro, la natura ha un'estensione più vasta di quella che si è soliti attribuire alle scienze naturali; vi è anche il cosiddetto “spazio delle ragioni” dove confluiscono caratteristiche del mondo ascrivibili tipicamente agli umani come i giudizi morali, quelli estetici, le norme e i valori. Tanti sono i livelli della realtà e tante sono le chiavi esplicative che dovremmo adottare per renderne conto.

 

 

Nell’ultimo capitolo, De Caro affronta brevemente la spinosa questione del libero arbitrio intravedendo degli step preliminari che dovrebbero essere affrontati in quanto il concetto di libero arbitrio è in relazione ad una grande rete costituita da altri concetti come ad esempio azione, decisione, tempo, causalità, etc. In più, pur non lasciando da parte alcuni importanti contributi scientifici, De Caro esplicita le difficoltà e, se vogliamo, alcune ingenuità che connotano la messa a punto di determinati setting sperimentali e le conseguenti interpretazioni dei risultati. Ciò che risulta, é in breve, che pur essendo lontano da una plausibile risoluzione, tale problema può ricevere utili ed istruttive chiarificazioni sia dal mondo della scienza che da quello della filosofia. Legittime sono alcune perplessità sulle derive pratiche del problema. Se è vero che il problema del libero arbitrio dovrebbe essere affrontato, senza gerarchie, sia con gli strumenti di analisi concettuale tipici della filosofia sia con il metodo sperimentale proprio della scienza, bisognerebbe chiedersi in che modo possano fruttuosamente interagire professionisti abilitati a parlare linguaggi diversi, ovvero quello della filosofia e quello della scienza. Inoltre ci si domanda chi dovrebbero essere i destinatari primi dei risultati di tale lavoro. Uno stato, ad esempio, sarebbe pronto a ricevere le ricadute di tali ricerche ed elaborazioni teoriche modificando una parte del suo ordinamento giuridico? Nel complesso il libro è un piccolo capolavoro in termini di chiarezza, rigore argomentativo ed accuratezza nella ricostruzione genealogica delle questioni e dei problemi inerenti il realismo.

 

7 giugno 2021

 







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