L’importanza di essere delusi

 

Considerazioni sulla funzione psichica del tradimento nell’opera di James Hillman Puer Aeternus.

 

  H. Bosch, "Trittico del Giardino delle delizie" (1480-1490 circa)
H. Bosch, "Trittico del Giardino delle delizie" (1480-1490 circa)

 

Perché veniamo delusi o traditi dalle persone, anche le più care a noi o dalle circostanze che si rivelano così spesso poco affini alle nostre fantasie? E perché, d’altro canto, tutto questo è spesso importante per la psiche dell’individuo? James Hillman, padre della psicologia archetipica, nell’apertura a Puer Aeternus tratta il tema del tradimento come fatto archetipico ancestrale e presente, dunque in tutta la storia umana.

 

La trattazione di  Hillman prende le mosse dall’osservazione della situazione biblica descritta in Genesi, nella quale l’uomo vive nel giardino dell’Eden, nella “fiducia originale”, ovvero «la credenza basilare – nonostante la preoccupazione, la paura, il dubbio, che la terra sotto i piedi è solida e reggerà anche il nostro prossimo passo, che il sole sorgerà anche domani, e il cielo non ci crollerà sulla testa, e che il mondo è stato creato da Dio per l’uomo» (Puer Aeternus). 

 

Questa situazione trova delle similarità anche con il rapporto fra genitore e bambino nell’infanzia, in cui c’è uno stato di fiducia di base, da parte dell’infante, essenziale ad uno sviluppo sano dello stesso, come ha dimostrato la letteratura psicoanalitica in merito alle relazioni oggettuali. Bowlby, ad esempio, sottolinea come sia fondamentale per il bambino essere allevato «in un’atmosfera calda» e di «essere unito alla propria madre da un legame affettivo intimo e costante, fonte per entrambi di soddisfazione e di gioia» (J. Bowlby, Cure materne e salute mentale del bambino). Dunque, grazie a questo legame affettivo, il bambino può sviluppare un equilibrio psichico riuscendo a canalizzare quei sentimenti angosciosi e quel senso di colpa il cui esagerato sviluppo, altrimenti, minaccerebbe la sua salute mentale presente e futura. 

 

Ma, allora, se avere una base solida di cui fidarsi, rappresentata dal genitore, è così fondamentale per il bambino ai fini stessi dello sviluppo e del mantenimento della sua salute mentale, perché Hillman ci parla della necessità del tradimento? Perché, all’inizio della sua trattazione, riporta quella scandalosa storiella ebraica nella quale il padre insegna al figlio l’importanza di non fidarsi e venire delusi? Non dovremmo forse pensare che tutto ciò sia malsano e incoerente con la stessa disciplina psicoanalitica? L’autore, continuando la sua trattazione, spiega come, dopo il tradimento originale di Eva, la storia biblica sia stata costellata di tradimenti continui, fino ad arrivare a quello a noi più noto, il tradimento di Gesù.

 

Giotto, "Tradimento di Giuda" (1306)
Giotto, "Tradimento di Giuda" (1306)

 

Nonostante il giardino dell’Eden sia ormai lontano rispetto al nostro tempo, esso riacquista il suo stato di presenza a livello psichico ogni qual volta instauriamo un legame basato sulla fiducia, che sia un rapporto intimo, d’amore e d’amicizia, o lo stesso rapporto analitico, tutte situazioni in cui si viene a ricreare quel tèmenos, quel luogo sacro protetto da una recinzione. Ora, la differenza che Hillman pone rispetto alla teoria delle relazioni oggettuali, è il tipo specifico di tèmenos di cui egli parla. Si ha infatti un’inversione di rotta, nell’opera in questione, che si allontana dalla prospettiva materna, dalla fiducia nel «seno buono» descritta da Klein, dal calore del contatto dimostrato da Harlow attraverso l’esperimento con le piccole scimmie e ci si pone su una prospettiva della sicurezza data dal maschile, rappresentato dal logos, dalla parola, dalla promessa. Una sicurezza quindi «fondata non sulla carne, ma sulla parola»

 

Ma la sicurezza che scaturisce dal logos va al di là del problema stesso della fiducia e dell’essere traditi e riguarda, in realtà, la sicurezza di «essere protetti dalla nostra stessa tendenza al tradimento, dalla nostra ambivalenza, dalla nostra stessa Eva». Ciò che si prospetta, dunque, è una situazione simbiotica con il logos e il Padre, con l’archetipo del vecchio Sé saggio, dove la parola è Verità, non esistono ambivalenze create da Anima, la vera intrusa dell’Eden, non esistono desideri illeciti, inganni e seduzioni, non c’è il rischio di un sabotaggio della perfezione da parte della nostra natura femminile, stando alla narrazione biblica.  Ma questa prospettiva è proprio ciò che è tipico del Puer Aeternus, l’archetipo fondamentale che vive nell’adolescenza, negli atteggiamenti infantili, potremmo dire lo stesso bambino archetipico che ciascuno porta dentro di sé contrapposto al Senex, l’archetipo legato all’età senile.

 

Il Puer non vorrebbe mai uscire dall’Eden, di cui si sente sovrano, poiché conosce il nome di tutte le creature che il Signore ha ivi posto, poiché non serve faticare per mangiare, dal momento che il nutrimento viene spontaneamente dagli alberi, non esiste la stessa nozione di fatica. Ma non solo il Puer conosce tutto nell’Eden, continua l’autore, ma egli si aspetta anche di essere riconosciuto come se l’occhio di Dio fosse puntato unicamente su di lui.

 

Questa sensazione di comprensione si ripropone nella vita quando sentiamo di venir capiti alla perfezione da qualcuno nello specifico, che di volta in volta può essere un genitore, un amico, un partner o l’analista e quando questa comprensione, che si dà per necessaria e ovvia, viene a mancare, ecco che si vive questa frattura come un tradimento.

 

Noi quindi pensiamo di essere traditi nel momento in cui siamo sicuri e diamo per scontato che l’altro ci conosca alla perfezione, come Dio poteva essere onnisciente nei riguardi di Adamo, cosa che, puntualmente, non si verifica, dal momento che l’onniscienza è estranea alle competenze umane. Sorge il dubbio, allora, che questo tradimento, questa delusione irreparabile e profonda, siano qualcosa di inevitabile.

 

E, infatti, stando a questa interpretazione del racconto biblico, il tradimento è essenziale alla vita e la situazione di fiducia originaria non la favorisce: l’unica via necessaria per uscire dal giardino dell’Eden (che Dio sembra riconoscere di non essere sufficiente per l’uomo) era la creazione di Eva, rendendo dunque l’Anima manifesta e portando alla rottura della fiducia originale e al tradimento. Ecco che allora «fu la fine dell’Eden e l’inizio della vita». L’autore delinea quindi con chiarezza la necessità di un passaggio attraverso la delusione ai fini della stessa vita, al che sorge il dubbio che il Puer non stesse realmente vivendo.

 

E, infatti, il Puer vive una vita ideale, dimezzata, non ha ancora conosciuto la sua Eva, la realtà dell’Anima e non ha percorso la strada di una disillusione fondamentale, la strada che porta fuori dal Giardino, il cui terreno è spesso difficile (non si ha più il terreno saldo sotto i piedi, immagine tipica dello stato simbiotico di fiducia originale), il cibo inizia a scarseggiare sugli alberi e si scopre l’esistenza della fatica, di uno Streben fichtiano calato nel mondo.

 

«Perchè i rapporti evolvano» - continua Hillman - «la fiducia originale deve essere spezzata». La condizione sine qua non del tradimento è essenziale per essere cacciati dall’ Eden ed entrare nel mondo reale, fatto di coscienza e responsabilità, relative sia agli altri che al soggetto stesso.

 

« La gioia non è altro che il sentimento della realtà. » (Simone Weil, Quaderni)

 

Pensare di vivere dei rapporti unicamente alla luce della fiducia e della sicurezza significa vivere dei rapporti dimezzati e pensare di non essere toccati dal dolore, ma questo implica anche un essere tagliati fuori dalla vita. Inoltre, per amare, paradossalmente, si deve tenere in conto la possibilità di essere feriti, traditi persino, per il fatto logico secondo cui, seguendo le parole dell’autore «Siamo traditi nei rapporti più intimi, quelli in cui è possibile la fiducia originale». Questo significa che il tradimento ha luogo soltanto dove l’individuo si fida davvero di qualcun altro, così come il serpente era presente fin dal principio nel Giardino. Non importa neppure quale sia la forma assunta dalla fiducia, sia essa un rapporto familiare, una relazione intima o il rapporto stesso con il divino il quale, stando agli esempi biblici dell’Eden, di Giobbe e del popolo ebraico, sembra proprio insegnare la riluttanza verso questo tipo di fiducia. Ma l’evento e la possibilità stessa della delusione sono connaturati alla vita e all’agire. Quando si corre un rischio, ad esempio, si tiene in considerazione la possibilità di fallire, di cadere dalle scale come il bambino della storiella ebraica; se non ci fosse quel fattore di rischio, quell’incognita, l’azione sarebbe come spenta in sé. Eppure, è proprio in virtù di quel fattore di rischio che diciamo di aver avuto successo in qualcosa, dal momento che, se fossimo stati preavvertiti del risultato finale di una determinata azione, non ci sarebbe stato vero rischio, l’azione sarebbe stata prevedibile, non sarebbe esistita alcuna incognita e, dunque, nessun dinamismo intrinseco alla vita, ma una dimensione di fiducia originale in cui i rapporti causali sono ovvi e pre-conosciuti, una condizione che chiameremmo sicuramente di non-vita.

 

« La rottura della promessa è un’irruzione della vita nel mondo sicuro del logos, dove si può contare sull’ordine di tutte le cose e il passato si fa garante del futuro. Nello stesso tempo, la rottura della promessa ovvero della fiducia è una breccia verso un altro livello di coscienza. » (Puer Aeternus)

 

La trasformazione messa in atto dal fenomeno della delusione/tradimento si compone nell’immagine di Gesù morente il quale, dopo essere stato tradito prima da Giuda, poi da Pietro e, infine, da Dio stesso, diviene ora pienamente umano, come dimostrano il sangue e l’acqua sgorganti dalla ferita al costato (luogo di originaria estrazione dell’Anima sotto forma di Eva). Spezzata la fiducia originale, rotto il ciclo simbiotico che legava il figlio alla parola del Padre, il Puer muore e vive l’uomo, il quale ora ha conosciuto la realtà del tradimento e dell'Anima, la stessa femminilità presente in lui, come Eva da principio è presente nel costato di Adamo. Ora l’individuo accede a un grado di coscienza superiore in cui, grazie a quella delusione profonda inflitta nel costato, diventa possibile l’amore. 

 

S. Martini, "Cristo crocifisso" (1340)
S. Martini, "Cristo crocifisso" (1340)

Eppure, l’esperienza della delusione può tradursi in un passaggio creativo e trasformativo solo a patto che l’individuo scelga questa strada, che non procede automaticamente. Sono, infatti, diversi i pericoli che Hillman elenca che possono verificarsi a seguito di un tradimento. Tra questi: vendetta, negazione del valore dell’altro, tradimento di sé (ovvero ribaltare le valutazioni su valori, progetti e scelte personali che sono state oggetto di tradimento). Questa ultima azione, che ha funzione prevalentemente autoprotettiva, viene descritta come la più pericolosa, dal momento che aliena il soggetto da sé stesso, ponendolo nella condizione nevrotica descritta da Jung come uneigentlich leiden, un soffrire in modo inautentico rispetto a sé stessi.

 

Ma se, tuttavia, si sceglie la via di una più autentica trasformazione del Sé, si comprende come l’essere traditi da una figura importante verso la quale si è riposta la propria fiducia sia una lezione di autonomia. L’altro getta il soggetto nel mondo dove è improvvisamente solo e deve fare i conti con sé stesso. Un passaggio di Jung in Psicologia e alchimia, riportato da Hillman, è coerente con quanto detto ora:

 

« Essi devono esser soli, non c’è scampo, per far l’esperienza di ciò che li sorregge quando non sono più in grado di sorreggersi da sé. Soltanto questa esperienza può fornir loro un fondamento indistruttibile. »

 

Se sulle prime la delusione che si prova a seguito di un tradimento, di un’aspettativa non rispettata, di un abbandono, crea sconcerto, rabbia o panico, l’individuo può coglierne parimenti il significato profondo per il suo Sé e capire che, nella sua brutalità (tipica dell’insegnamento che viene dalla natura, la quale non pensa alla moralità o a mezzi termini) essa può essere un'esperienza che insegna a vivere, lasciando le pelli del Puer, fuori dall’Eden e dentro la vita. 

 

23 maggio 2023

 




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