Il significato fondamentale della Fenomenologia dello spirito di Hegel

 

Qual è il significato fondamentale di quella ricchissima e complessissima opera che è la Fenomenologia dello spirito di Hegel? In essa, la scienza come “Idealismo assoluto” dimostra sé stessa, e lo fa mediante la complessiva rimozione di tutte le possibili configurazioni del presupposto della separazione di soggetto e oggetto, pensiero ed essere.

 

 

La Fenomenologia dello spirito del 1807 è una delle opere più ricche e complesse dell’intera storia del pensiero. La sua ambizione è poderosa: mostrare come lo Spirito si sia manifestato nella storia (da qui “fenomenologia”) e come in essa sia giunto a sapersi come tale, ovvero come Spirito. Questo sapersi dello Spirito è il Sapere assoluto e, più in generale, la Scienza autentica. Scienza che, identificata da Hegel con la filosofia speculativa, coglie finalmente l’Assoluto per quello che è: Totalità organica auto-determinantesi. La grande mossa Hegeliana è così riassunta: «tutto dipende dal concepire ed esprimere il vero non tanto come sostanza (Substanz), bensì propriamente come soggetto (Subjekt (Hegel, Prefazione alla Fenomenologia dello spirito). 

 

Se l’Assoluto, il Vero, è Spirito, e se lo Spirito è non mera sostanza, bensì Soggetto – laddove “soggetto” va qui inteso in senso ampio e radicale (si potrebbe dire de-soggetivato), ossia come ciò che si auto-determina e si ritrova in tali determinazioni – appare chiaro quale sia lo scopo della celebre opera di Hegel: esporre questo movimento di “presa di coscienza” da parte dell’Assoluto per quello che è davvero, ossia Soggetto, Spirito. Tale impresa si compie su di un terreno che è anzitutto storico, tenendo conto che nella Storia, così come nella Natura, l’Idea assoluta della Logica de-termina sé stessa in un movimento che è auto-alienazione di sé nell’altro da sé, senza tuttavia che tale alienazione diventi mera dispersione e perdita di sé. Nella storia, cioè, l’Idea ritrova progressivamente sé stessa dopo essercisi alienata, e giunge infine a sapersi dopo un lungo calvario, e in particolare dopo le due grandi e recenti rivoluzioni: quella politica (la Rivoluzione francese) e quella filosofica (la rivoluzione copernicana di Kant). 

 

La Fenomenologia, tuttavia, si concentra solo su alcune delle tappe più significative, e in tal senso essa è “organizzazione concettuale” del sapere storico: se la storia, cioè, altro non è che l’alienazione temporale dell’Idea Logica, dove però essa ritorna progressivamente a sé stessa a seguito di tale dispersione, la Fenomenologia “scandaglia” questo cammino alla ricerca delle configurazioni (Gestalungen) fondamentali, cogliendo la loro intrinseca struttura logica. L’opera non si limita, tuttavia, ad una mera “estrazione” e “determinazione” delle configurazioni fondamentali di questo progressivo “sapersi”: essa è infatti la “scienza” di tale cammino, ossia la scienza del sorgere della scienza, dove quest’ultima è appunto intesa come lo «Spirito che si sa come Spirito» (Hegel, Fenomenologia dello spirito). Il Sapere assoluto, cioè, una volta sorto storicamente, si rivolge nella memoria (Erinnerung) al cammino che ha compiuto, e ne fa scienza. La Fenomenologia è esattamente questo secondo momento, quello del “fare scienza del cammino” percorso, cioè di rintracciare in esso uno sviluppo necessario e logico. Così intesa, è chiarito anche il ruolo “Introduttivo” che Hegel assegna alla Fenomenologia, ruolo che questa detiene esplicitamente almeno fino alla definitiva costituzione del sistema presente nell’Enciclopedia delle scienze filosofiche in compendio del 1817 (e nelle sue due riedizioni del 1827 e 1830). La Fenomenologia è “Prima parte” del sistema, giacché si occupa della deduzione di quella posizione a partire dalla quale poi l’intero sistema si articola: è il Sapere assoluto, risultato della Fenomenologia e punto di partenza della Scienza della logica del 1812-1816. La filosofia «è l’Idea che pensa sé stessa», dirà Hegel nel celebre paragrafo 574 dell’Enciclopedia del 1830. 

 

 

Chiunque si cimenti nella lettura del testo, tuttavia, noterà subito che il protagonista di essa non è lo Spirito, ma la coscienza (Bewusstsein). La coscienza, tuttavia, non è propriamente altro dallo Spirito, sia perché questo, in quanto Assoluto e Totalità, non ha nulla fuori di sé, ma anche perché la coscienza è un lato fondamentale dello Spirito, è il suo “esserci immediato”, è “spirito finito”. Se lo Spirito è tale solo quando si sa come Spirito, è proprio tramite la coscienza che esso viene a sapersi. Solo una coscienza che sia adeguata a questo compito, tuttavia, potrà consentire a quell’autocoscienza effettuale che è lo Spirito di divenire propriamente tale. La coscienza, cioè, necessita di elevarsi al punto di vista della filosofia speculativa, e in tale elevazione deve “purificarsi” da tutte quelle certezze non adeguatamente fondate, da tutte quelle opinioni e quei noti da sempre lasciati intatti. Il punto di vista filosofico che è il Sapere assoluto, è sì l’Idea che pensa sé stessa, ma affinché ciò avvenga è necessario che la coscienza che la pensa sia adeguata a tale pensare. Da questa ulteriore prospettiva sul testo, dunque, la Fenomenologia è il cammino che la coscienza compie per “formarsi” (il tema della “formazione”, bildung, è fondamentale) alla Scienza, per elevarsi ad essa. Le tappe di questo cammino sono allo stesso tempo tappe del cammino della coscienza e manifestazioni dello Spirito, poiché nella Fenomenologia è il “Sapere” che, mediante la coscienza, perviene all’Assoluto.

 

Occorre capire che «ciò che è noto (Das Bekannte), appunto in quanto noto, non è conosciuto (nicht erkannt (Hegel, Prefazione alla Fenomenologia dello spirito): il grande noto della coscienza, quel presupposto fondamentale che articola la coscienza naturale protagonista dell’intera Fenomenologia, è il presupposto realista della separazione tra sé e il mondo, tra il pensare e l’essere, tra il soggetto e l’oggetto. La coscienza naturale, fenomenica, “presuppone” cioè di essere contrapposta ad un mondo indipendente da lei. Tale noto si rivela, lungo l’intero cammino fenomenologico, “sconosciuto”: il presupposto della separazione viene saputo come tale, come presupposto, e con ciò viene rimosso. Tale rimozione si configura come la condizione fondamentale all’apparire della Scienza, e con questa “presa di coscienza” la coscienza passa da essere naturale, fenomenica, a filosofica. Quello in sé che per l’intero cammino è sfuggito alla coscienza naturale, ovvero che la separazione tra sé e il mondo è un presupposto infondato, diviene per sé solo alla fine del cammino, e con ciò l’Idealismo assoluto sorge come risultato e meta del calvario fenomenologico: occorre pensare l’Identità dinamica e dialettica di pensiero ed essere, soggetto e oggetto, una identità che contiene al suo interno anche la distinzione, pena la ricaduta nella indistinta «notte in cui tutte le notti sono nere» (Hegel, Prefazione alla Fenomenologia dello spirito) cui precipita, a detta di Hegel, Schelling. 

 

Il cammino fenomenologico è, dunque, dal punto di vista della coscienza naturale, la «via del dubbio (Zweifels) e della disperazione (Verzweiflung (Hegel, Introduzione alla Fenomenologia dello spirito), perché è la perdita della sua certezza più grande, del suo presupposto fondamentale: è il dolore di questa perdita che il pensare comune deve attraversare per pervenire all’autentico punto di vista filosofico. Il presupposto fondamentale della coscienza, infatti, viene via via “sgretolandosi” lungo il percorso, nel momento in cui tutte le possibili configurazioni di esso vengono rimosse da una confutazione immanente. La netta separazione iniziale, che determina la “misura di verità” generalissima di ogni momento e figura fenomenologica, viene via via sfumandosi, mediante la rimozione delle sue specifiche configurazioni (figure fenomenologiche). Tale presupposto rappresenta dunque una sorta di “genere” presente fino alla fine del cammino, di cui i momenti e le figure fenomenologiche rappresentano le “specie” e le “sotto-specie”. Il venir meno di ciascuna delle “sotto-specie” costituisce il venir meno dello stesso “genere”, il quale ha così perso ogni sua possibile configurazione.

 

 

La Fenomenologia è dunque la purificazione dal sapere finito, compiuta però dalla fonte del sapere finito in quanto tale: la coscienza naturale. Con questo lungo calvario il finito si apre all'infinito, il sapere apparente si fa Sapere autentico, e la coscienza non si ritrova più capovolta su sé stessa, ma entra a testa alta entro il regno della Scienza. La liberazione dal noto è con ciò propedeutica alla scienza del puro pensiero, la Scienza della logica: «La scienza pura presuppone perciò la liberazione dall’opposizione della coscienza. Essa contiene il pensiero in quanto è insieme anche la cosa in sé stessa, oppur la cosa in sé stessa in quanto è insieme anche il puro pensiero» (Hegel, Scienza della logica). Il Regno della pura ragione apre i suoi cancelli alla coscienza purgata dalla propria aderenza al finito, la quale può ora rivolgersi a quelle “ombre” che non sono più le sue volatili opinioni, ma le pure determinazioni del Logos

 

12 settembre 2023

 









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