Un viaggio verso l’autodeterminazione: Bella Baxter alle prese con il mondo

 

Quello che conta del viaggio è solo il cammino, ha ragione Antoine de Saint-Exupery riferendosi al suo piccolo personaggio, il principe. Esso è “duraturo”, lascia le sue tracce nel vissuto di chi lo compie, mentre lo scopo, se si guarda bene, risulta essere “un’illusione”. È il film Povere Creature! ad essere una lunga e fantasiosa narrazione del viaggio la cui protagonista è una donna che decide di incamminarsi lungo la tortuosa strada dell’appassionata consapevolezza. Non solo di passione, ma anche di ragione – sempre che le due si possano davvero separare  condirà la sua nuova esistenza. Bella Baxter si nutre di esperienze e tenta di leggerle attraverso le lenti che estrapola dalle sue importanti letture. Il libro è un’ascia, per Kafka, che deve essere usata per rompere il ghiaccio che è dentro di noi, e credo che questa felice metafora sia efficace anche per riferirci al più generale viaggio: un cammino rigoglioso di scoperte che corrisponde al tempo stesso che trascorriamo sulla Terra. Camminare significa mettere da parte le chiavi dei nostri sensi per poter lasciarli aperti, in attesa della vita.

 

di Giusy Bracco

 

 

Difronte al Tamigi è immobile una donna vestita di un elegante abito blu, in perfetta sintonia con i suoi occhi nei quali un sottile strato di dolore si è adagiato, sedimentandosi negli anni, tanto da diventare insopportabile. La soluzione è l’acqua, in quel momento per Victoria Blessington, che decide di gettarsi nel fiume soffocando la sua vita e non permettendo a quella potenziale del feto che porta in grembo di maturare. Questa donna non ha potuto innamorarsi della sua vita a causa delle scelte compiute che, insieme ad una serie di vicissitudini esterne, hanno fatto di lei una prigioniera. La gabbia nella quale è intrappolata ha un nome preciso ed è un particolare approccio esistenziale di cui si è appropriato l’uomo moderno: una logica imperialista, orientata tutta all’utilitarismo e al possesso indiscriminato e che è pervasiva a tal punto da contaminare gli affetti, gli interessi e la personalità globale della sua individualità. Victoria pone fine alla sua vita perché si è resa conto dell’inautenticità dei suoi giorni e non avendo avuto la possibilità di conoscere altre vie, sente che la morte sia l’unica soluzione. «Tropp’acqua è su te, povera Ofelia» dice scosso Laerte quando la regina, nell’Amleto di Shakespeare, gli comunica della morte di Ofelia. Ma in Povere Creature!, film diretto da Yorgos Lanthimos, non c’è un’esclamazione di questo tipo perché il dott. Godwin non vuole arrendersi difronte ad una fine così ingiusta. Egli si oppone alla morte della donna – una verità possiamo dire indiscussa ma che per uno scienziato folle come lui non lo è – tentando attraverso un esperimento raccapricciante di riportarla in vita diventando, così, il "dio" di Bella Baxter, la nuova Victoria Blessington. Il cervello del feto che la donna portava in grembo viene espiantato e poi impiantato nel suo cranio, donandole una nuova occasione che, certamente come ogni viaggio compiuto per il puro gusto di viaggiare e non per altro, comporta dei rischi. Ad un evento straordinario come quello accaduto a Mattia Pascal che prende in ‘’prestito’’ la morte di qualcun altro per ricrearsi, dunque, qui si aggiunge anche un elemento fantascientifico che pare essersi ispirato al capolavoro di Mary Shelley, Frankenstein.

 

L’esperimento è andato a buon fine e Bella dà dei chiari segnali di miglioramento ogni giorno che passa. La sua età mentale non corrisponde a quella biologica del suo bel corpo maturo, ma grazie all’amore e alla pazienza del chirurgo, la ragazza apprende moltissime cose. Prova a saziare, nei limiti ristretti di una casa costantemente blindata, quell’insaziabile desiderio di conoscere. L’amore, poi, è qualcosa che Godwin non conosceva e che impara a conoscere grazie a questa donna-bambina, la quale lo ama a sua volta senza che il suo volto mostruoso – oggetto degli esperimenti crudeli che il padre di Godwin realizzava nel nome della scienza – la allontani. Lei è capace di amarlo così com’è e questo gli fa provare qualcosa che ha da sempre ripudiato, qualcosa che nulla ha a che fare con il suo impegno dedito al progresso scientifico. Eppure, le ristrettezze e l’iperprotettività non fanno di Bella una ragazza felice. Il suo essere è tutto orientato alla scoperta, alla conoscenza diretta del mondo che la circonda. Ecco il motivo per cui decide di partire con Duncan Wedderburn, un casanova diverso da quello felliniano dal momento che, quest’ultimo, ha per davvero una concezione libertina di amore, senza provare alcun tipo di attaccamento esasperante ed esasperato per le sue amanti. Ducan, invece, col tempo si toglie la maschera e si mostra per quello che è: un predatore narcisista a cui piace sentirsi libero a scapito della libertà delle sue prede che, in genere, ’’perdono la testa’’ per lui diventandone succubi. 

 

 

Il dottor Godwin all’inizio è contrario alla sua partenza, proprio come il suo assistente, Max McCandles il quale cova tacitamente una significativa attrazione per la ragazza. Ma alla fine lascia Bella libera di partire con quell’uomo odioso perché si convince che questo gioverebbe molto alla sua crescita intellettuale. La ragazza ha bisogno, infatti, di far maturare il suo pensiero critico proprio come afferma Eric Fromm ne L’arte di ascoltare a proposito di una sua paziente assai infelice a causa della sua dipendenza dai genitori. Carol viene descritta da Fromm come una “bambina”, incapace di prendere decisioni autonomamente senza che le venga elargito il consenso "verticale". La donna di 28 anni è inoltre incapace di provare interesse nei confronti di ciò che la circonda dal momento che il padre e la madre non le hanno mai permesso di dar libero sfogo alla sua creatività, attenuando inevitabilmente la scintilla della sua curiosità. Fromm usa nel suo testo la parola “interesse” nel peculiare senso latino inter-esse che significa «essere “presso una cosa” oppure “dentro una cosa”», per poter dopo affermare che «tutta l’infelicità che oggi molti provano è causata dal fatto di non essere chissà come malati, quanto di essere separati da ciò che rende la vita bella, interessante, stimolante». Durante le sue sedute psicoanalitiche, infatti, Fromm ha notato quanto sia diffuso nei suoi pazienti pensare «soltanto ai propri problemi, alle colpe, agli errori, ai sintomi» mentre potrebbero «godersi la vita in cento modi» estendendo i propri orizzonti, ossia occupandosi anche di ciò che non li riguarda immediatamente. Questo non significa per Erich Fromm distogliere lo sguardo da sé stessi, fingendo che tutto vada per il meglio, ma che «concentrarsi sui problemi personali include anche un interesse sempre più intenso e ampio per la vita. Questo crescente interesse può riferirsi all’arte, o qualsiasi cosa, ma soprattutto alle idee». Attraverso la lettura e la conoscenza per Fromm è possibile imparare a pensare criticamente, e poter fare esperienza finalmente del mondo e di se stessi. Il pensiero critico è, per lui, l’unica arma di difesa «che gli esseri umani hanno contro le difficoltà della vita». Chi non sa pensare criticamente è sempre esposto a «tutte le influenze, le suggestioni, gli errori e le menzogne che vengono diffuse e che lo indottrinano sin dall’inizio». E allora «non si può essere liberi, autodeterminarsi e scoprire la centralità del proprio essere se non si sa pensare criticamente, diventando in un certo senso anche un po’ cinici». 

 

Ciò che quindi serve a Bella è – questo il suo "creatore" Godwin lo riconosce – iniziare a scoprire il mondo. Lo fa prima in compagnia dell’impulsivo Ducan che sembra rappresentare l’ES freudiano, in quanto tutto rivolto al suo desiderio di godimento, alle sue passioni e pulsioni che fanno di lui un uomo alquanto infantile. Questa è dunque la prima fase del viaggio/processo di autodeterminazione di Bella Baxter. Ma poi sopraggiunge una seconda fase, allo stesso modo estrema, rappresentata dal cinico Harry Astley e dall’anziana saggia Martha von Kurtzroc. Il cinismo dell’uomo sembra questa volta incarnare l’altra istanza intrapsichica, quella del Super-Io che Sergio Moravia descrive come «una sorta di censore che giudica gli atti e i desideri dell'uomo» in Filosofia: storia e testi. Bella nonostante sia infiammata da un ineguagliabile desiderio vitale, n’è attratta e inizia così a leggere molti dei libri che Martha le concede. Grazie a questo materiale capisce che né la liberazione sfrenata e incontrollata della libido e né il cinismo più buio possono soddisfarla. A soddisfarla è, invece, ciò che si trova a metà strada fra i due, una libertà che si è rifornita dei giusti strumenti per poter emanare luce e durare per tutto l’arco della vita. Come dice Fromm è, dunque, importante servirsi di un po’ di cinismo nel senso che è fondamentale non abbandonare mai la realtà, non perderla mai di vista perché quanto più si è lontani da essa «e si vive di illusioni, tanto meno si saprà padroneggiare la vita in maniera appropriata». Essere critici non significa assolutamente essere «ostili, negativi o nichilisti», come lo è Harry, ma esattamente il contrario: il pensiero critico è «al servizio della vita e in particolare serve, a livello individuale come a livello sociale, a rimuovere gli impedimenti che ci paralizzano o che sono di ostacolo». Ed è questo che sceglie Bella, decidendo di allontanarsi dalla casa paterna imbattendosi nel nuovo, nel completamente sconosciuto. Questa volta la donna decide di opporsi alla prigione, a tutto ciò che reprime il suo caloroso desiderio di esprimersi e realizzare integralmente il suo Io. Attraverso il viaggio, Bella impara a tendere l’orecchio verso la voce intima che si dispiega in lei, e che le chiede di uscire fuori, di germogliare e renderla così un essere unico, profondamente umano e dominato da un forte senso di bontà che poi l’aiuterà a inserirsi nella società, indossando le vesti di una medica attenta alle esigenze umane.

 

La profonda compassione per il più debole l’ha allontanata da due tipologie di destino nelle quali poteva cadere: Bella decide di non riappropriarsi della sua vecchia identità, quella di Victoria, una donna infelice e incapace di amare e sposatasi con un uomo malvagio; e, dall’altra parte, non diventa neppure una chirurga che lavora inseguendo esclusivamente l’ideale del progresso, tendendo ad esso senza soppesare i giusti mezzi che avrebbero potuto essere – come quelli di Godwin e, ancor di più, quelli del padre di quest'ultimo – decisamente disumani. Il suo senso morale e le sue capacità di pensiero critico si sono sviluppati attraverso la conoscenza delle idee e del mondo in maniera diretta, proprio come ha testimoniato Descartes, in base alla sua propria esperienza, nel Discorso sul metodo a proposito della sua risolutezza «a non cercare più altra scienza che quella che potessi trovare in me stesso o nel gran libro del mondo, impiegai il resto della mia giovinezza a viaggiare» al fine di «raccogliere esperienze diverse, a mettere me stesso alla prova delle diverse occasioni che la sorte mi offriva e a riflettere in ogni circostanza sulle cose che mi capitavano». Bella Baxter, dunque, riapre gli occhi e si accorge che quanto la circonda è strepitoso. Lo è il mondo tutto, le città che ha potuto visitare, il canto, l’arte, la scienza, la scoperta, l’amore. Lo è quel senso di libertà conferitole dalla sensazione di aver intrapreso la "strada giusta", di essere giunta, cioè, sulla via dell’autorealizzazione. Può giudicare il mondo da sola, senza dipendere dalla visione che qualcun altro le propina, sempre lasciando aperti i suoi sensi al mondo esterno, al cambiamento, al miglioramento. Riconosce che la realtà non è soltanto meravigliosa, un universo sconfinato di appassionanti esperienze, ma essa è anche molto ingiusta. Ingiusta è la povertà e la sofferenza di chi è costretto a sentire il peso della sperequazione economica e sociale che tiene distanti le classi di una società, anche quando essa fosse intrisa del principio formale di uguaglianza. Ingiusto è il male che è, in fin dei conti, banale e non eccitante come credeva Victoria. Questo Bella non lo dimentica, ma sceglie comunque di restare in vita perché desidera ardentemente apportare, anche se in maniera microscopica, un cambiamento. Decide di credere, facendosene promotrice, negli ideali della bellezza, del bene e dell’autodeterminazione di ciascun essere umano. 

 

 

La vita, dunque, l’è stata ridata unilateralmente, senza che lei lo desiderasse – proprio come avviene con qualsiasi altra nascita visto che nessuno sceglie di ‘’venire al mondo’’ – ma è lei stessa a decidere di restare e condurre un’esistenza volta alla coltivazione e disseminazione del bene e del bello. Attraverso un viaggio stimolante di esperienze e accadimenti, sperimenta su di sé il bello e il brutto, il buono e il male. Impara anche a conoscere il suo corpo, le sensazioni, il piacere sessuale, tagliando così le catene tutte maschili del possesso e di una pudicizia ridicola, maschera dell’aristocrazia e poi della borghesia. Le buone maniere si rivelano agli occhi di Bella un contraddittorio modello da seguire e impartire al fine di perpetuare una cultura patriarcale, la quale vuole la donna arrendevole e aderente ad un mondo che per lei hanno pensato gli stessi uomini. «C’è un mondo da assaporare, circumnavigare» dice Bella Baxter senza celare il suo insopprimibile desiderio di essere. È la categoria dell’essere che Bella privilegia a discapito di quella dell’avere, come direbbe ancora una volta Fromm in Avere o essere?, intendendo con “essere” quell'atteggiamento esistenziale «in cui non si ha nulla né si aspira ad avere alcunché, ma si è in una condizione di gioia, si usano le proprie facoltà in maniera creativa, si è tutt'uno con il mondo».

E dunque Povere Creature! è un meraviglioso elogio della libertà d’espressione. Esso è un inno al miglioramento e non al progresso inteso nei termini verghiani: una fiumana che tende sempre avanti lasciando i più deboli dietro, dimenticando, in questo modo, il suo scopo principale ovvero il livellamento onesto delle condizioni di vita di tutti gli esseri umani. L’Odissea di Bella Baxter è un invito ad essere, a dare il giusto peso alle cose, facendo proprio il monito di Karl Marx lasciatoci nei Manoscritti economico-filosofici del’44: «Quanto meno mangi, bevi, compri libri, vai a teatro, al ballo e all'osteria, quanto meno pensi, ami, fai teorie, canti, dipingi, verseggi, ecc., tanto più risparmi, tanto più grande diventa il tuo tesoro, il tuo capitale. Quanto meno tu sei, quanto meno realizzi la tua vita, tanto più hai; quanto più grande è la tua vita alienata, tanto più accumuli del tuo essere estraniato». Una Bella Baxter ingenua e addolorata consegna il denaro che lei e Ducan avevano a disposizione al personale della nave in cui sta viaggiando, con l’autorizzazione di consegnarlo a chi è meno fortunato di lei. In fondo sa che lei ha già tutto: quell’insostituibile desiderio di vivere ed esserci. 

 


 

6 aprile 2024

 








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