“Westworld”. La filosofia si fa spettacolo

 

La serie di fantascienza Westworld è carica di argomenti e suggestioni filosofiche, dal significato di memoria allo sviluppo della coscienza, l'origine del male e la natura del potere.  

 

di Giulia Bertotto

 

 

Westworld è una serie di fantascienza americana uscita in Italia nel 2016, la cui trama si snoda (o meglio si annoda!) lungo trame sovrapposte e cronologie parallele, creata da Jonathan Nolan, fratello di Christopher Nolan, regista del magnifico Interstellar.

Westworld è un parco “intrattenimento” a tema western dove è possibile, pagando una cifra molto alta di denaro, permettersi ogni tipo di esperienza avventurosa ma anche violenta, senza nessuna ripercussione di tipo legale né di tipo morale in quanto tutto è artificialmente fittizio. Innanzitutto i cosiddetti “residenti”, androidi che somigliano in modo indistinguibile dagli esseri umani, ma anche le mandrie di bufali, gli avvoltoi e i cactus, sono una ricostruzione sintetica e olografica del paesaggio naturale.

 

Questo luogo di ricostruzione e finzione/inganno è in qualche modo metafora all'esistenza terrena; una condizione ontologica nella quale non è vita autentica quella che sperimentiamo (dal concetto di Lilā all’Hos me paolino, alla Māyā Buddhista) eppure le nostre sensazioni ed emozioni sono cosi forti e travolgenti. I residenti-androidi sviluppano una coscienza innescata dalle emozioni perché la reiterazione di traumi e sofferenze subite apre, nei loro sistemi cerebrali sintetici, dei varchi di consapevolezza. Gli androidi scoprono di essere stati costretti a vivere e rivivere i loro drammi e choc senza la possibilità di scegliere o cambiare. Questo dà avvio a una rivoluzione cognitiva che porta i residenti-automi a ribellarsi agli umani-demiurgi.

 

L’aspetto sul quale qui interessa fare luce non è la denuncia sui pericoli dell’eccesso tecnologico o sulle derive dell’era virtuale. Il contributo mira piuttosto ad un’analisi non di ciò che sembra essere cambiato ma di ciò che non sembra riuscire a cambiare, nella storia umana. Il tema dell’essere imbrigliati nella ripetizione di comportamenti, sia nella vicenda individuale sia in quella collettiva e cosmica. La serie non racconta della ribellione dei robot contro l'uomo, ma del percorso esistenziale e spirituale umano. Gli automi di Westworld non sono robot che sfuggono al nostro controllo, ma siamo proprio noi stessi sapiens, che da sempre ci raccontiamo attraverso cosmogonie di ribellione a un ordine, a un assetto. Narrando di androidi, siamo umani allo specchio.

 

 

Da queste osservazioni emerge così una riflessione etica a due polarità: un'etica ottimista socratica e, agli antipodi, l'etica dello scrittore Dostoevskij. Sappiamo infatti che per il primo nessuno commetterebbe il male se si rendesse davvero conto delle ripercussioni cosmico-ontologiche delle proprie azioni. Concezione spesso accusata di ingenuità perché non compresa nella sua profondità. Per lo scrittore russo invece il male viene compiuto perché senza il male tutti saremo uguali e quindi si perderebbe l’originalità individuale. Questa concezione può avere un fondamento escatologico e mistico perché “il trionfo del bene” porterebbe a quel “Tutto in tutti” paolino (I Cor, 15, 28), al riassorbimento ontologico di tutte le creature nell’Uno. Alcune magistrali riflessioni sul libero arbitrio e predestinazione ci arrivano dal maestro Agostino d'Ippona, per il quale non si dà contrasto tra la divina preveggenza e l’umana possibilità di scelta. Si tratta di un argomento centrale nella serie del quale discutono i personaggi, ad esempio Dolores, uno dei più antichi residenti, e Ford il “demiurgo” del parco.

 

Il ruolo della memoria nel processo di sviluppo della coscienza è oggi evidente anche nelle neuroscienze, eppure tutt’ora il termine “coscienza” resta insuperabilmente difficile da indagare, in quanto è meta-concettuale. La coscienza nei robot deriva da una falla nel sistema di pulizia delle ricordanze dei soggetti, che si accumulano finché non si arriva ad un punto critico, alla soglia della consapevolezza di sé. Giordano Bruno dedicò molte pagine e illustrazioni allegoriche volte al potenziamento della memoria in quanto strumento intellettuale che ci fa riconoscere le connessioni con la natura, l’universo divino e infinito a cui secondo il Nolano siamo consustanziali. Molto interessante notare che nella serie il simbolo della coscienza sia un labirinto, molto simile sia ai mandala buddhisti sia ai diagrammi di Bruno.

 

 

Se invece di intendere il labirinto come luogo metaforico della mente umana, ne facciamo una lettura di tipo filosofico-politica, Westworld è il labirinto che nonostante il progresso scientifico e culturale ci riporta sempre al punto di partenza e non alla via di uscita: il labirinto ci riconduce ad uno stato di natura, ma non genuino come lo intendeva Rousseau, quanto barbaro come lo pensava Hobbes. Westworld è il luogo concepito appositamente perché l'individuo possa esercitare il suo potere violento sugli altri. La violenza appare necessaria nel realismo politico Machiavelli, non per crudeltà del principe ma per via della natura umana egoista e vigliacca, interessata solo al tornaconto del proprio ambito privato. Il potere del principe machiavelliano è a vantaggio del popolo e non del suo leader. In Westworld in maniera esattamente speculare, il potere concesso ad ogni fruitore del parco rappresenta solo il ludico sfogo del singolo.

 

Concludo quindi con una riflessione che potremmo dire “mistica” sul potere. Il potere è inconciliabile con la fede cristiana e in nuce con tutte le dottrine spirituali, non perché lo slancio spirituale è in antitesi con il denaro il lusso o il piacere (che sono solo ,manifestazioni grezze ed esteriori del potere) ma perché il potere è attaccamento alla propria identità modana, quella che il mistico renano Eckhart pregava di perdere. Il potere fa restare imbrigliati nella propria visione, nella propria posizione sociale, ideologica, non lascia liberi di dissolvere nella fusione estatica. La rinuncia al potere non è privazione, ma finalmente libertà dalla propria posizione soggettiva per vedere invece con un senso di apertura infinita.

 

[Questi e altri approfondimenti sono contenuti nel saggio Westworld. La coscienza in serie che verrà presentato il 4 dicembre nel contesto della manifestazione culturale “Più libri più liberi”, dell'autrice Giulia Bertotto.]

 

1°  dicembre 2019

 









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