Complottisti e anti-bufale: due facce della stessa medaglia

 

Il fenomeno del complottismo sembra essere sempre più diffuso in Rete, e allo stesso modo il fenomeno opposto che tende al suo contrasto, promosso da siti e attivisti anti-bufale. Tale scontro per molti non si risolve altro che in accuse di servilismo, da una parte, e in incendiarie prese in giro, dall’altra.  

 

E. Hopper, "Gente al sole" (1960)
E. Hopper, "Gente al sole" (1960)

 

I duri scontri sul web mostrano una certa tendenza del nostro tempo, ossia una contrapposizione feroce tra due presunti blocchi: i complottisti (creduloni) e gli anti-bufale (sapienti). Tale scontro, di fondo, non si basa tanto sulle argomentazioni delle parti: né i complottisti hanno dalla loro delle reali argomentazioni; né, d’altra parte, gli anti-bufale costruiscono reali contro-argomentazioni.

 

Andando con ordine, l’ingenuità del complottista (più spesso, del credulone) ha origine in parte in gravi lacune di ordine culturale generale e, non meno importante, nell’incapacità di cogliere la complessità del sistema mondiale di cui il XXI secolo è espressione; d’altra parte, l’anti-bufale presta attenzione e concentra tutti i suoi sforzi nel “confutare” il complottista e le sue folli opinioni: qui l’anti-bufale è la parte istruita e appunto “sapiente”, che dal mondo interconnesso e dal sistema complesso globale non è spaventato, ma ne è anzi parte integrante (o almeno così reputa di essere). 

 

I complotti sono costruzioni e artifizi che propongono soluzioni spesso assurde, oltreché semplicistiche, il cui fine è il dare una risposta certa e sicura su questioni complesse, i cui intrecci e le cui sfaccettature mettono in difficoltà anche specialisti ed eruditi. È effettivamente un dato di fatto, visibile a tutti, la complessità e l’intreccio di fattori e discipline le più variegate che possono e devono aiutarci ad analizzare il mondo e i suoi fenomeni contemporanei. È certo che la complessità di certe questioni necessita di trattazioni lunghe e non alla portata di tutti. Il terreno fertile del complottismo è alla radice dello stesso campo dell’istruzione: l’universalità del sistema educativo permette l’eliminazione pressoché totale degli analfabeti (che non sanno né leggere né scrivere), ma è mancante in molti altri punti e sottoposto anch’esso ad asimmetrie (vuoi spaziali, vuoi per cause economico-istituzionali). D’altra parte, è presente un forte contrasto intergenerazionale (tra un certo tipo di scuola di decenni fa e la scuola moderna d’oggi), che spacca nettamente i complottisti (detti boomer, già avanti negli anni) e gli anti-bufale (spesso più giovani).

 

Non è un caso se oggi sopravvivono fenomeni quali l’analfabetismo “funzionale” (ossia, chi non riesce a interpretare o comprendere il contenuto di un certo testo), o ancora l’analfabetismo finanziario (palese contraddizione di un sistema sostanzialmente fondato sull’economia prima di ogni cosa). Così, allora, rimangono pressoché intatti vuoti e lacune disastrose da cui si ergono i pilastri dell’ignoranza fondatrice del complottismo. Eppure, dal fronte opposto la situazione non sembra essere migliore. Difatti, nella ricerca al prossimo complotto da smontare e da ridicolizzare si trovano eretti dei monumenti ad una presunta “sapienza”, che è conoscenza dei fattori e delle forze che guidano il secolo XXI. Sarebbe dunque interessante poter leggere e confrontarsi con valide argomentazioni del blocco anti-bufale, se soltanto ne avessero. Perché, di fondo, l’esistenza del “sapiente” del web esiste solamente per contrastare il “credulone” interconnesso col globo digitale. 

 

V. Van Gogh, "Teschio" (1887)
V. Van Gogh, "Teschio" (1887)

Ora, non tutte le teorie del complotto sono degne di nota o di considerazione (basterebbe già citare alieni e rettiliani per perdere l’attenzione di qualsiasi interlocutore serio). Eppure, il fenomeno del complottismo viene sempre più sottoposto a critica totale e radicale: se sopravvivesse in qualche teoria del complotto un briciolo di verità o di realtà, questa verrebbe spazzata via insieme al resto della “teoria” dai paladini dell’anti-bufala, sempre pronti a mostrare quale sia la realtà dei fatti. 

 

Prendiamo ad esempio Bill Gates, il 5G, i microchip, la “robotizzazione”. Le stramberie complottiste mischiano questi elementi in modo da ottenere una élite sovranazionale ai vertici dei sistemi governativi, sanitari, militari e tecnici delle maggiori nazioni, pronti a sperimentare i loro piani di dominio globale con le più innovative tecnologie. Ora, se decostruiamo l’apice di qualsiasi teoria del complotto (ossia, l’élite globalista), le componenti in sé rimanenti appaiono più serie e degne di considerazione. 

 

Il complottismo crede di aver trovato non solo gli elementi centrali per spiegare il mondo e predire il futuro, ma soprattutto le interconnessioni tra tali elementi. Ciò che in realtà si ottiene è solo confusione, oltre all’imperante scetticismo verso il progresso, le tecnologie, i governi e le persone più influenti del globo. Così, l’anti-bufale non deve far altro che dimostrare che non esistono le relazioni tra tali elementi, e che, come spesso accade, vi siano molte imprecisioni, se non addirittura falsità e grossolanità varie. È chiaro che certe teorie non abbisognano nemmeno di replica (come la “teoria” della Terra piatta); eppure, all’opposto bisognerebbe non tanto concentrarsi sulle soluzioni stupide ed idiote proposte, quanto piuttosto sulle reali e possibili relazioni e implicazioni che vi possono essere tra certi elementi reali. L’esempio è qui sopra: quali sono le reali possibili implicazioni sociali del sistema di informazione 5G e per quali scopi può essere utilizzata tale tecnologia? Quale impatto sociale/economico/quotidiano potrebbe avere? Perché è in corso d’opera lo sviluppo di microchip sottocutanei e quali implicazioni ne potrebbero derivare su scala di massa? E che ne sarebbe della privacy e dei nostri dati? Qual è il progresso che attende il mondo e che tipo umano stiamo costruendo, ovvero in che società vogliamo vivere?

 

A queste domande non risponde né il complottista, né l’anti-bufale, entrambi troppo presi dalla presunzione di conoscere e sapere già, di aver trovato le soluzioni e le risposte a problematiche ineludibili e dalla portata incalcolabile. Così l’uno si scontra contro l’altro, in una assenza imbarazzante sia di dialogo, che di sincero ascolto e ricerca del contenuto profondo di certe problematiche. Entrambi sono due facce della stessa medaglia perché si nutrono del loro sostrato già culturalmente sedimentato in entrambi (che sia sub-cultura, o pseudo cultura non importa, dato che entrambi non conoscono la vera cultura), ignorando l’essenzialità del domandare e del bisogno del porre il dubbio.

 

Platone
Platone

Bisogna dunque andare oltre questa dualità, in realtà inessenziale e pressoché inutile al vero domandare della complessità del XXI secolo. Chi abbia preso partito in una delle due posizioni, quindi, stia ben attento a ciò che diceva Platone:

 

« Un errore comune a tutti gli uomini è quello di prendere per sapienza la propria ignoranza e, di conseguenza, di presumere di saper tutto, pur non sapendo assolutamente nulla. » (Platone, Leggi, V, 732 A)

 

Le problematiche odierne sono sempre più pressanti e quotidiane: spaccarsi in blocchi contrapposti per partito preso non è reale confronto né è una forma di democrazia: le accuse e gli sfregi che rivoltano vicendevolmente i blocchi spianano la strada se non ad una élite malintenzionata, sicuramente a problematiche sociali, tecnologiche ed economiche che potrebbero presto modificare irrimediabilmente il mondo in cui viviamo. Se questo sarà migliore o peggiore non è dato saperlo, ma è certo che la sostanziale inerzia della falsa contrapposizione di “idee” ne sarà causa e insieme complice, simile ad un accettare il “destino delle cose”. Ed anche ciò è drammaticamente falso.

 

16 giugno 2020

 








  • Canale Telegram: t.me/gazzettafilosofica