L’irrazionalismo: la filosofia dell’imperialismo

 

Quali sono le basi e le origini filosofiche del fascismo e delle idee autoritarie? Di fronte alla penuria di analisi odierne, l’analisi lukácsiana dell’irrazionalismo come filosofia del periodo imperialistico è imprescindibile per chi voglia comprendere la genesi del fascismo, oggi come allora. 

 

di Alessandro Tosolini

 

 

« In che cosa consiste l’elemento specifico dell’irrazionalismo moderno? Anzitutto in questo che esso nasce sulla base della produzione capitalistica e delle sue specifiche lotte di classe, in un primo tempo nella lotta progressiva della classe borghese contro il feudalesimo e la monarchia assoluta, e successivamente nelle sue lotte difensive e reazionarie contro il proletariato. » (György Lukács, La distruzione della ragione)

 

La distruzione della Ragione di György Lukács è una delle opere più ambiziose dell’autore, che analizza un fenomeno di grande attualità per la nostra società, ovvero il cosiddetto “irrazionalismo”. Il tema del libro è infatti un’analisi sull’origine e lo sviluppo di quel tipo di filosofia reazionaria che si sostanzia nella messa in discussione della ragione, della scienza e della dialettica e che, secondo Lukács, costituisce le premesse del clima culturale che origina il fascismo, indipendentemente dal fatto che i filosofi propugnatori di queste tesi lo sostengano politicamente o meno. Questa filosofia, che accomuna autori molto diversi tra di loro, viene definita appunto irrazionalistica.

 

Per Lukács filosofie “neutrali” non esistono. Ogni filosofia è legata intimamente alla società, allo sviluppo delle sue lotte, è quindi intrinsecamene “partitica”. Per questo Lukács, in ogni riga dell’opera, richiama costantemente i problemi sociali, storici ed economici dell’epoca e li porta a confronto diretto con le teorie dei filosofi.

 

« I filosofi – che ne siano coscienti o meno, che lo vogliano o che non lo vogliano – sono sempre legati anche interiormente alla loro società, ad una determinata classe in essa, alle aspirazioni progressive o retrograde di questa. » (ivi)

 

Da qui una concezione della storia della filosofia come uno scontro tra filosofie emancipative, che vogliono difendere e sviluppare la ragione, come ad esempio quelle di Descartes, Spinoza, Hegel, e filosofie reazionarie e conservatrici. Da queste ultime deriva l’irrazionalismo moderno, che secondo Lukács nascerebbe con la filosofia dell’intuizione dell’ultimo Schelling e troverebbe successivamente espressione in altri filosofi, come ad esempio Nietzsche e Schopenhauer, per poi trovare compimento in diverse correnti romantiche e neokantiane nel Novecento.

 

Per Lukács le intenzioni di questi filosofi non poggiano nel vuoto. Una volta conquistato il potere, la borghesia cessa di essere una classe rivoluzionaria e progressista come era ai tempi dell’Illuminismo e della Rivoluzione Francese. Ora che il suo vecchio nemico, la nobiltà, risulta sconfitto, essa è costretta a rivolgersi contro il proletariato, spesso alleandosi anche con residui delle stesse classi aristocratiche sconfitte e facendo proprie le tematiche filosofiche di questi.

 

Questo per il fatto che il “regno della ragione” che la Rivoluzione francese voleva instaurare non era altro che il “regno della borghesia”. E quindi, una volta che questo è stato realizzato, la società non poteva che cadere preda delle contraddizioni della società borghese. Per superarle, la classe dominante non può più utilizzare il pensiero dialettico che aveva animato le sue lotte iniziali, ma deve anzi rivolgersi contro di esso, in quanto esso, tramite il marxismo, è divenuto mezzo di emancipazione del proletariato.

 

L’irrazionalismo, pur essendo un fenomeno che si esprime sempre in filosofie e concezioni molto diverse, trova la sua unità, oltre che nella lotta della borghesia contro il proletariato, anche in alcune affinità di tipo teorico. Lukács ne elenca alcune:

 

« La svalutazione dell’intelletto e della ragione, l’esaltazione acritica dell’intuizione, l’aristocratica gnoseologia, il ripudio del progresso storico-sociale, la creazione di miti ecc. sono motivi che ritroviamo praticamente in ogni pensatore irrazionalista. » (ivi)

 

F. Goya, "Il sogno della ragione genera mostri" (1797)
F. Goya, "Il sogno della ragione genera mostri" (1797)

 

Il filo comune che lega pensatori così diversi è quindi quello di fornire le armi di un nuovo tipo di filosofia reazionaria, che prende elementi oscurantisti dell’epoca feudale ma li utilizza con fini di giustificazione dell’imperialismo capitalistico e come reazione alla lotta di classe. Su queste basi si fonda la temperie culturale che poi conduce rapidamente al fascismo.

 

« Il nostro argomento è pertanto la via della Germania ad Hitler nel campo della filosofia. Occorre mostrare cioè in che modo questo processo reale si rispecchia nella filosofia, in che modo proposizioni filosofiche, in quanto riflessi nel pensiero dello svolgimento reale che condusse la Germania a Hitler, contribuirono ad accelerare questo processo. » (ivi)

 

Ne consegue che sarebbe un grosso errore separare i filosofi dalle conseguenze pratiche della loro filosofia. Certamente può risultare difficilmente digeribile da parte degli amanti di Nietzsche il giudizio molto secco e negativo che Lukács ha di lui come “fondatore dell’irrazionalismo del periodo imperialistico”, e sicuramente la prospettiva di Lukács può far perdere di vista i lati positivi dell’argomentazione filosofica nietzschiana. Ciononostante, proprio per le conseguenze che la sua filosofia produce, un filosofo non può neanche essere semplicemente assolto.

 

« Anche in filosofia si giudicano non le opinioni, ma le azioni, cioè l’espressione obbiettiva del pensiero, la sua efficacia storicamente necessaria. In questo senso ogni pensatore è responsabile di fronte alla storia del contenuto obbiettivo del suo filosofare. » (ivi.)

 

Da qui una storia della filosofia come lotta tra diversi “partiti” filosofici, che, per quanto possa sembrare eccessivamente schematica, di certo è un tentativo interessante e per certi versi inedito di “far poggiare sui piedi” la speculazione filosofica. L’origine di queste lotte filosofiche è connessa poi con lo sviluppo del capitalismo e dell’imperialismo e con la conseguente lotta di classe, il necessario portato di una filosofia lukácsiana che guarda alla totalità.

 

 

Questa visione, che cerca la genesi dei fatti nella connessione con la totalità a cui fanno riferimento, pur non mancando di forzature, conserva ancora una sua attualità. Come non notare che infatti i medesimi rigurgiti di irrazionalismo, di razzismo e di antiscientismo si possono spesso riscontrare anche nella nostra società, in forme di certo molto diverse dai tempi di Lukács, ma spesso in una sbalorditiva continuità di tematiche e problemi. In questo senso, La distruzione della Ragione di Lukács può fornirci ancora oggi una guida per comprendere la genesi e le connessioni tra questi fenomeni, che, in apparenza separati tra di loro, costituiscono una sola e medesima realtà.

 

22 giugno 2020

 









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