di Stefano Protano


Ogni civiltà, ogni epoca ospita, tra le pieghe della sua identità culturale, i propri peculiari pregiudizi, solitamente poco visibili da uno sguardo partecipe e interno, e molto evidenti invece all'occhio distaccato ed esterno. Come portarli alla coscienza e, quindi, alla riflessione del pensiero che origina la conoscenza?



di Paolo Cusenza


Secondo Kant il male è il frutto della libertà dell’individuo. Però, il male si può radicalizzare nell’uomo e divenire parte del proprio essere, mediante libere e ripetute azioni malvagie. È come se abituato a fare il male, l’uomo diventi malvagio per natura. La radicalizzazione del male, poi, è facilmente osservabile nelle azioni umane. Basta tutto ciò a deliberare l’innata tendenza al male dell’uomo?




In Francia sono appena state pubblicate tutte le opere del filosofo olandese. A dimostrazione che quella di Spinoza è una philosophia perennis. Ecco in sintesi la storia di un pensatore geniale, che visse nell’anonimato in uno dei periodi più oscuri della storia umana, attraversato da guerre di religione e sinistre cacce a streghe ed eretici. La sua Ethica è uno straordinario percorso verso la gioia, alla conquista dell’amore intellettuale di Dio. I suoi scritti, nel complesso, sono veri e propri manifesti contro l’intolleranza e l’oscurantismo e risultano oggi più che mai attuali, in un’epoca che si dibatte tra il “politicamente corretto” e le affermazioni, a quanto pare indiscutibili, della “scienza”, eretta a nuovo dogma del Terzo Millennio.




La morte è una tematica difficile da affrontare: sia per i limiti umani nel comprenderla, che per il timore che essa causa al solo pensiero. Punto conclusivo al vivere di ciascuno, essa sembra una sciagura che blocca le potenzialità umane. Da un altro punto di vista, però, la morte potrebbe rivelarsi il punto d’avvio per realizzare una vita degna di tal nome.




La crisi sembra un elemento ineluttabile e fondante la vita umana in ogni suo aspetto. Nel suo presentarsi, essa spezza le sicurezze dell’uomo, aprendo all’angoscia. Essa è davvero un elemento negativo nel procedere della vita?




Convivere con se stesso è forse il compito più arduo che a ogni uomo spetti: società e giustizia potranno anche imprigionarci e punirci ma la più grande condanna di noi uomini sarà eternamente quella di convivere con il nostro peccato. È possibile una terza via alla sconfitta o all’assoluzione? 




Il “problema” del male è una questione che viene affrontata dai filosofi fin dall’antichità e si è sempre rivelata non di facile soluzione. Per un filosofo cristiano risulta essere ancora più complessa, dato che si tratta di conciliare l’idea di un Dio infinitamente buono e perfetto con l’esperienza umana del dolore e della sofferenza. Come può Dio permettere il male? 





  • Canale Telegram: t.me/gazzettafilosofica