La tirannia secondo Blaise Pascal

 

Vissuto al tempo della massima espansione dell’assolutismo, Pascal indaga con lucidità e acume tutte le caratteristiche del potere tirannico, scavando negli abissi del cuore umano e delle sue recondite ragioni. Ne conclude che il desiderio di dominio riguarda indifferentemente tutti gli uomini ed ha la sua radice nella concupiscenza e nell’amor proprio. Egli definisce le caratteristiche della tirannia nei Pensieri ed insegna come maneggiarla con cura nei Tre Discorsi sulla condizione dei grandi.

 

 

Struttura e senso di un aforisma

 

Il concetto di tirannia è tra i più dibattuti della teoria e della pratica politica. La tirannia è anche una realtà osservabile frequentemente nella quotidianità, a livello empirico; essa è generatrice di emozioni politiche negative: irritabilità, disgusto, angoscia, ansia, paura, rabbia. 

 

Pascal esplora tre caratteristiche della tirannia. La prima, è quella relativa al desiderio di dominio totale. La seconda riguarda un altro tipo di desiderio, cioè quello di essere amati per la propria forza o temuti per la propria bellezza. La terza caratteristica è il rifiuto di riconoscere gli altrui meriti.

 

« La tirannia consiste in un desiderio universale di dominio fuori dal proprio ordine.

Diverse categorie di spiriti forti, belli, buoni, devoti, ciascuno dei quali regna nel proprio ambito, non altrove. Ma qualche volta s'incontrano, e quello forte si batte stupidamente con il bello, per decidere chi dei due sarà padrone dell'altro, perché il loro dominio è di natura diversa. Non possono intendersi. La loro colpa è di voler regnare dovunque. Nulla può riuscirvi, neppure la forza: essa infatti è impotente nel regno della conoscenza, riuscendo a imporsi solo sulle azioni esteriori.

Tirannia.

La tirannia consiste nel voler ottenere in un modo ciò che non si può ottenere che in un altro. Dobbiamo onori diversi ai diversi meriti, amore alla bellezza, timore alla forza, credito alla scienza.

È nostro dovere rendere quegli onori, ingiusto rifiutarli e ingiusto reclamarne degli altri.

Discorsi simili sono falsi e tirannici: “Sono bello, dunque mi si deve temere; sono forte, dunque mi si deve amare; sono...”. Ma è altrettanto falso e tirannico dire: “Poiché non è forte, non lo stimerò. Non è sapiente, dunque non lo temerò. » (B. Pascal, Pensieri)

 

Quando il filosofo francese afferma che la tirannia è il «desiderio universale di dominio fuori dal proprio ordine» la sottrae dal dominio meramente politico ed arriva ad affermare che essa è una predisposizione presente in ogni essere umano, esattamente come lo è il peccato.

 

Il titolo del frammento Tirannia, è collocato al centro. Uno spartiacque tra i due aforismi. Il primo, quello di inizio, in cui è indicata una tirannia universale, violenta; il secondo, nel quale, invece la tirannia non rivendica a sé ogni cosa, ma solo una parte: «La tirannia consiste nel voler ottenere in un modo ciò che non si può ottenere che in un altro. Dobbiamo onori diversi ai diversi meriti, amore alla bellezza, timore alla forza, credito alla scienza». Non è il desiderio che viene condannato, ma il ricorso ai mezzi per ottenere qualcosa. In questo gioco di scatole cinesi, accade che l’incastro non si verifichi. “Sono bello, dunque mi si deve temere”, ed ecco la femme fatale respinta nelle sue pretese. “Sono forte, quindi le persone devono amarmi”, non è altro che l’eterna illusione dei potenti. 

 

Da grande indagatore del “cuore” umano, il filosofo francese ne scandaglia i lati oscuri e perversi. Nella concezione pascaliana di tirannia ravvisiamo una componente fortemente narcisistica della personalità, di quel narcisismo che, come oggi afferma la filosofa contemporanea Martha Nussbaum, se non adeguatamente superato nel passaggio dall’infanzia alla vita adulta, costituisce un problema per la democrazia e per la convivenza civile. E non c’è dubbio che la tirannia sia un problema da non sottovalutare.

 

 

Pascal dice:

 

« La tirannia consiste nel desiderio di dominazione universale al di fuori del proprio ordine. » (92-58)

 

L’autorità politica non ha alcun diritto di ingerirsi in questioni scientifiche, artistiche, intellettuali o religiose (e la non troppo lontana era Covid ci avverte che non ha questo diritto nemmeno in tema sanitario), perché pretende di estendere il suo dominio in ambiti che non rientrano nella sua competenza e giurisdizione. Così facendo, invece, la politica commette un abuso di potere.

 

Non va dimenticato che Pascal, operando nell’ambiente giansenista, aveva ben presente la lezione del fondatore Cornelio Giansenio, il quale nell’Augustinus (pubblicato postumo nel 1640) sottolineava la coscienza dei diritti della persona e del pensiero personale contro l’assolutismo dell’autorità, ivi inclusa quella papale. 

 

La tirannia della forza

 

Al concetto di tirannia si legano anche i concetti di giustizia e di forza, che si trovano nel frammento 135 dell’edizione fattane da Sellier1. Pascal afferma: 

 

« È giusto che si segua ciò che è giusto. È necessario seguire ciò che è più forte.

La giustizia senza la forza è impotente. La forza senza giustizia è tirannica.

La giustizia senza forza è contraddetta perché ci sono sempre persone malvagie. Si accusa di violenza senza giustizia. È quindi necessario mettere insieme giustizia e forza, e per fare questo dobbiamo fare in modo che ciò che è giusto sia forte o ciò che è forte sia giusto.

La giustizia è oggetto di contestazione. La forza è molto riconoscibile e indiscussa. Così non era possibile dare forza alla giustizia, perché la forza ha contraddetto la giustizia, e ha detto che era ingiusta, e ha detto che era la forza ad essere giusta.

E così, non potendo fare in modo che ciò che è giusto sia forte, abbiamo fatto in modo che ciò che è forte sia giusto. »

 

In questo passo di Pascal, il filosofo e critico francese Louis Marin (1931-1992) vede la legittimazione per legge della politica attraverso la forza e la giustizia. Ma Marin, interprete di Pascal, si spinge anche oltre, quando arriva a cogliere l’operazione di smascheramento effettuata da Pascal, il quale, dietro il mito del contratto sociale e della finzione dello stato di natura che lo precede, rivela qual è il vero fondamento della Legge: la violenza. Ogni ordine politico sarebbe dunque un ordine tirannico, almeno secondo l’interpretazione di Marin. Il carattere tirannico della forza si troverebbe nel desiderio di inglobare qualsiasi cosa, di governare ovunque. Marin, a tale proposito, scrive: 

 

« Due definizioni di tirannia (frammenti 91 e 92), cioè di forza senza giustizia che è la forza stessa: violenza assoluta. Il forte nel suo infinito desiderio di essere il grado assoluto di forza – un paradosso infinito commisurato al suo desiderio – è il desiderio dell'omogeneo, cioè il desiderio della distruzione di ogni eterogeneità1. »

 

La forza è, dunque, padrona delle azioni esterne. Infatti, ogni ordinamento giuridico si basa su di essa, trova la sua legittimazione nella forza.  

 

La vicenda umana ed intellettuale di Blaise Pascal si situa nel contesto storico e politico dell’assolutismo ed il filosofo, che ne osserva attentamente i meccanismi, ha la capacità di cogliere e di evidenziare i lati più oscuri del dominio. Il dominio, per sua natura, tende ad espandere se stesso e ad escludere tutti gli altri. Il dominio origina dalla forza, si comporta in modo arbitrario, non dialoga e non ascolta i bisogni degli altri. In generale, secondo Pascal, il potere si basa su una duplice illusione: quella di chi lo esercita e quella di chi lo subisce, cioè il credere che esso si basi sui meriti di chi lo detiene e che saprà gestirlo correttamente (almeno nelle speranze dei sottoposti).

 

Per illustrare le dinamiche di inganno e assoggettamento su cui si edifica il dominio, Pascal ricorre ad un apologo contenuto nei Tre discorsi sulla condizione dei grandi, tenuti da Pascal a fini pedagogici intorno al 1660 per il duca di Chevreuse, Charles-Honoré d’Albert (1646-1712), che fu consigliere di Luigi XIV e genero del ministro delle finanze Colbert1. In questo apologo si racconta che, a causa di un banale scambio di persona, degli uomini attribuiscono regalità e onori alla persona sbagliata.

 

Il re fasullo del racconto, omaggiato da persone che si sbagliano sulla sua identità, è la metafora dell’essenza stessa del potere: esso non è quasi mai frutto di un merito, bensì di un cognome, di beni e di ricchezze ereditati, se non proprio rapinati, usurpati e mantenuti per capriccio, per arbitrio e per convenienza. Sono le consuetudini umane a stabilire cosa è giusto e cosa è sbagliato dopo che è nata un’istituzione. Pascal, al riguardo, scrive: 

 

Luigi XIV di Carmelo Speltino
Luigi XIV di Carmelo Speltino

 

« [...] il titolo per cui possedete il vostro bene non è un titolo di natura, ma di una istituzione umana. Un altro ordine di considerazioni in quelli che hanno fatto le leggi, vi avrebbe reso povero; ed è solo questo incontro fortuito che vi ha fatto nascere con il capriccio di leggi a voi favorevoli, che vi mette in possesso di tutti questi beni. » 

 

All’interno di questo sistema politico generalmente accettato, in cui i corpi sociali restano rigidamente separati (potenti e sudditi), l’auspicio di coloro che subiscono il potere è che i potenti esercitino con equilibrio le loro prerogative, in modo da non scivolare nella tirannia. Pascal scrive:

 

« …non abusate di questa superiorità con insolenza, e soprattutto non disconoscete voi stessi credendo che il vostro essere abbia qualche cosa di più elevato di quello degli altri. »

 

Conclusione

 

La tirannia è il desiderio smodato di oltrepassare i limiti dell’autorità, sfociando in campi in cui essa non ha alcuna pertinenza e, di conseguenza, non funziona, illudendosi di funzionare. Il tiranno crede di risplendere di luce propria (“io sono, dunque…”).

 

All’inizio della sua riflessione sul tema, Pascal constata che esistono diversi ordini di realtà: il bello, il buono, il forte il vero, ognuno dei quali agisce nel proprio ambito e attraverso proprie modalità. Spesso vi è confusione tra questi diversi domini e così nascono le dispute tra gli uomini. Nella XXII Provinciale, egli aveva già affermato che forza e verità sono di ordine diverso e, dunque, non possono fare nulla l’una contro l’altra. Da queste riflessioni iniziali emerge la nozione centrale di tirannia come desiderio di far tracimare l’autorità di un ordine su di un altro. Nella seconda parte della sua riflessione, Pascal estende la nozione di tirannia a tutti i campi della politica, della scienza e anche dell’estetica.

 

In un’altra parte dei Pensieri, il filosofo afferma che tutti vogliono dominare su tutti, essere i tiranni di tutti gli altri. Questa libido dominandi, cioè questo desiderio di dominio, porta con sé rivalità e odio. La concupiscenza e la forza sono le origini di tutte le nostre azioni. Non bisogna dimenticare che nei Tre discorsi sulla condizione dei grandi Pascal ribadisce (terzo discorso) che le membra del corpo politico «sono piene di concupiscenza». Il desiderio di dominare è trasversale a tutte le condizioni sociali, riguarda tutti gli esseri umani ed è guidato dalla concupiscenza. 

 

Invece, l’immaginazione induce in errore il popolo come i saggi, dal momento che essa è «la parte dominante nell’uomo».

 

Queste forze agiscono all’interno dei gruppi umani, che hanno ciascuno un proprio piccolo o grande potere; il che implica la separazione dagli altri gruppi, un non intendersi con gli altri. Perciò, Pascal dice al signore (secondo dei Discorsi sulla condizione dei grandi):

 

« Se siete un duca e un uomo onesto, ripagherò ciò che devo a entrambe queste qualità. Non vi negherò le cerimonie che merita la vostra qualità di duca, né la stima che merita quella di un uomo onesto. Ma se voi, essendo duca e pari, non vi accontentaste che stia davanti a voi a capo scoperto, e voleste anche che io vi stimassi, io vi pregherei di indicarmi le qualità che meritino la mia stima. Se lo faceste, sicuramente la otterreste, ed io non la potrei rifiutare con giustizia; ma se non lo faceste, sareste ingiusto a chiedermela e certamente non vi riuscireste, anche se voi foste il più grande principe del mondo. »

 

Nel terzo dei Discorsi sulla condizione dei grandi, Pascal aggiunge:

 

« Ma conoscendo la vostra condizione naturale, fate uso dei mezzi che essa vi offre e non pretendete di regnare con altri mezzi che non siano quelli che vi rendono re. Non sono la vostra forza e il vostro potere naturali a soggiogare tutte queste persone. Non cercate quindi di dominarli con la forza, né di trattarli con durezza. Soddisfate i loro giusti desideri, alleviate i loro bisogni, provate piacere nell'essere gentili, fateli progredire il più possibile e agirete come un vero re della concupiscenza. »

 

 

Dunque, la violenza originaria ha permesso di costruire città e, paradossalmente, l’amor proprio, sia del dominatore che del dominato, assicurano la durevolezza della società, perché siamo disposti a rinunciare alla nostra libertà in cambio della sicurezza. Ed anche perché il potere monarchico si basa sulla forza della spada e sul conseguente diritto alla conquista, come ha già riconosciuto Bodin. A tale proposito, Gérard Ferreyrolles, in Pascal et la raison du politique, afferma essere necessario che «la forza e l’immaginazione si uniscano per formare lo stato di diritto, una miscela di consenso e costrizione, di libertà e necessità».

 

Pascal è consapevole che ogni potere è frutto di una contingenza storica e ricorda al duca di Chevreuse (ultima parte del terzo discorso) che la vera grandezza consiste nel non pretendere di dominare con la forza e con la durezza, bensì nel seguire la carità e la via di Dio: 

 

« C’è gente che si danna così stupidamente, con l’avarizia, la brutalità, la dissolutezza, la violenza, la rabbia, la bestemmia! La via che vi sto aprendo è senza dubbio più onesta; ma in verità è sempre una grande follia dannarsi, ed è per questo che non dobbiamo fermarci a questo. Dovete disprezzare la concupiscenza e il suo regno, e aspirare a quel regno di carità dove tutti i sudditi respirano solo carità e desiderano solo i beni della carità. Altri diversi da me vi indicheranno la strada: a me basta avervi allontanato da queste vite brutali in cui vedo che molte persone della vostra condizione si lasciano trascinare per non conoscere il vero stato di questa condizione. »

 

 

20 novembre 2023

 








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