Un invito a riflettere sulla guerra in Ucraina e sulle altre del nostro tempo

 

Sembra che gli orrori, le distruzioni e i crimini del "Secolo breve" nulla abbiano insegnato all’Europa e all’intero Occidente. Edgar Morin, grande autorità intellettuale e morale del nostro tempo, nel suo libro Di Guerra in Guerra, dal 1940 all’Ucraina invasa ci invita a riflettere e a orientarci in questo momento tragico per tutta l’umanità.

 

 

La tragedia della guerra è ritornata nel cuore dell’Europa e Edgar Morin, con parole che colpiscono nel profondo la nostra coscienza, ha scritto brevi ma incisivi capitoli che ripercorrono le atrocità, le radicalizzazioni, le menzogne di tutte le guerre della nostra epoca, dalla seconda mondiale a quella in Algeria, in Iugoslavia, in Iraq fino al conflitto israelo-palestinese. Ci invita a ricordare, riflettere e operare per individuare un compromesso su cui proporre una pace accettabile tra la Russia e l’Ucraina.

La guerra, scrive Morin, nasce, sempre e dovunque, come isteria collettiva, cioè come «conversione di un sintomo mentale o immaginario in sintomo della realtà», in seguito al lavaggio del cervello della propaganda che camuffa o maschera la terribile realtà dei fatti. 

L’autore teme la radicalizzazione della guerra attuale in Ucraina, dovuta alla tempesta di odio, alle menzogne, ai limiti del pensiero, ormai incapace di concepire la complessità del contesto, di prevenire eventi inattesi, di ricordare gli avvenimenti tragici del passato e avverte il rischio di farci travolgere nell’ autodistruzione di tutta l’umanità.

Riflettendo sui principali eventi del Novecento e dell’inizio del XXI secolo fino ad oggi, fa lezione di storia e di metodo storiografico. 

Invita a prestare attenzione, sempre con pensiero critico, all’errore, all’illusione, all’imprevedibilità degli eventi inattesi. Si possono verificare, infatti, avvenimenti inattesi e imprevedibili che possono cambiare la direzione e il corso degli eventi e «fare di noi dei giocattoli inconsapevoli della storia», come è già successo nel secolo scorso.  Per valutare e comprendere gli eventi storici e quelli attuali è necessario ragionare sulle possibili interazioni e retroazioni tra quanto accade.

Morin ci invita a tener conto  dei limiti del pensiero umano e della complessità delle vicende storiche, per evitare l’errore e l’illusione che molto spesso hanno insidiato la mente dei governanti e dei governati. Porta come esempio lo sviluppo economico degli anni Trenta del Novecento, quando fu impensabile immaginare che «le stesse basi della nostra civiltà sarebbero state scosse e che lo sviluppo tecno-economico avrebbe condotto non solo al sottosviluppo etico-politico, ma anche a crisi planetarie».

 

Ricorda gli effetti nefasti del neoliberismo e del consumismo che hanno portato il mondo alle attuali condizioni, ignorando e occultando la degradazione della biosfera che ingloba l’antroposfera e contrastando, spesso, ieri come oggi, la cultura e la coscienza ecologica.

Dal 1945 è iniziata, inoltre, «una nuova era con la minaccia di morte per l’umanità, minaccia che è continuamente accresciuta dalla proliferazione delle armi nucleari, dalla loro sofisticazione e dal loro possibile utilizzo qualora l’escalation continui ad aggravare e ad amplificare la Guerra d’Ucraina».

Nel suo libro Di Guerra in Guerra Morin ci invita quindi a impegnarci tutti, con senso critico e obiettività, a comprendere e interpretare gli eventi attuali, e soprattutto a non isolare la guerra in Ucraina «dai suoi antecedenti e dai suoi contesti storici e geopolitici, né, a fortiori, dalle relazioni fra Stati Uniti e Russia»

Si sofferma in modo sintetico sulle diversità e sulle similitudini di questi due grandi Paesi. Si rammarica, in particolare, per l’incapacità degli USA e della Russia di evitare tensioni e rivalità, come nel passato, e trovare intesa e cooperazione, dopo il superamento della guerra fredda dagli anni Novanta. 

Le tensioni tra queste potenze sono aumentate, infatti, in seguito alla prima guerra in Cecenia, all’occupazione militare degli USA in Afghanistan e alla guerra nel Kosovo, e soprattutto a causa dell’ingresso di Polonia, Ungheria e Repubblica Ceca nella Nato, nel 2000, smentendo l’accordo verbale di Bush a Gorbaciov, del 1991, che prevedeva che la Nato, dopo la riunificazione tedesca, non si sarebbe allargata verso est.

Morin coglie l’inquietudine della Russia che si sente sempre più accerchiata dopo l’invasione dell’Iraq da parte degli USA ma anche l’inquietudine degli USA dopo l’intervento della Russia in Siria.  Gli interventi armati in Georgia, nel 2008, creano, inoltre, i primi timori per il futuro dell’Ucraina.

Spiega perché l’Ucraina è tanto contesa: si è molto evoluta, è ricca di terre cerealicole, di risorse minerarie e industriali. Ha beneficiato dello sviluppo tecnico-economico, della industria pesante, delle centrali nucleari soprattutto nel Donbass, creati dall’Unione sovietica.

Per chiarire i difficili rapporti tra Ucraina e Russia, Morin ci porta indietro nel tempo, alla conquista da parte dei bolscevichi, dopo la Rivoluzione d’ottobre, quando fu repressa l’autonomia dell’Ucraina e fu vittima della "kolchozificazione" forzata e della deportazione in massa dei kulaki: avvenimenti che causarono enorme risentimento degli ucraini verso la Russia. Sotto il dominio sovietico il movimento indipendentista ucraino, esiliato in Germania, si era legato al potere nazista e cooperò con la Wehrmarcht nell’invasione nazista in Ucraina e nella sua occupazione, partecipando ai crimini contro gli ebrei e la popolazione civile. Nel 1941, durante l’occupazione della Wehrmarcht, nacque una Repubblica Ucraina Indipendente proclamata dal filonazista Bandera che appoggiava le truppe di occupazione naziste. La  Legione ucraina continuò a operare fino al 1954 quando fu annientata dall’Armata Rossa. 

 

 

Bisogna d’altra parte tener presente, scrive Morin, che «migliaia di ucraini si arruolarono come partigiani contro l’occupante tedesco. Così si comprende come i volontari stranieri che nel 2022 si arruolano in l’Ucraina siano di due tipi: il primo animato dall’ideale democratico, il secondo dall’ideale fascista».

Per farci comprendere le cause di questa guerra che coinvolge governo centrale ucraino, sostenuto dagli Stati Uniti, e regioni autonomiste del Donbass, con popolazione a maggioranza russofona, sostenute dalla Russia, l’autore sottolinea la centralità degli avvenimenti del 2014, cioè la rivoluzione di piazza Maidan, come causa determinante di questa frattura funesta tra Russia e Usa e dell’attuale conflitto

Gli eventi si susseguono: viene rimosso in Ucraina il presidente Viktor Janukovic, filorusso, e in parallelo avviene la secessione delle zone russofone del Donbass e la Russia si annette la Crimea. L’Ucraina, infatti, si riarma con l’aiuto degli USA e cresce il controllo statunitense su questo paese, con ingenti aiuti economici e militari. Mentre le regioni autonomiste hanno il sostegno economico e militare della Russia, con intervento diretto in questa "guerra civile", così definita da Morin, come da nessun altro osservatore occidentale.

I Trattati di Minsk (2015), che tentano di risolvere il conflitto tra la Russia e l’Ucraina nel Donbass, non sono rispettati né da una parte né dall’altra, e non riescono a porre fine alla guerra tra le forze separatiste sostenute dalla Russia e l’esercito ucraino.

Nel settembre 2019 viene eletto presidente in Ucraina Volodymyr Zelenskij che diventa sempre più intransigente nei confronti dei separatisti, forte del sostegno USA e di una minoranza di nazionalsocialisti ucraini (il reggimento Azov) che avevano operato nella guerra civile del Donbass.

Putin, dopo il ritiro Usa dall’Afghanistan e la dichiarazione di Biden che non sarebbe intervenuto in Ucraina, ipotizzando una divisione tra le nazioni europee, dopo avere annesso nel 2014 la Crimea e armate le repubbliche secessioniste orientali, «al termine di un processo di radicalizzazione reciproca», nel 2022, «ha lanciato la sua offensiva, sicuro di poter decapitare il potere esecutivo ucraino e di ottenere la resa delle sue armate»

Putin attaccando Kiev, a parere di Morin, avrebbe voluto instaurare un governo fantoccio o annettere l’Ucraina e, solo in seguito al suo fallimento, ha ripiegato sul Donbass e sul Sud marittimo, ma a seguito di una decisa controffensiva, gli ucraini riconquistano alcuni territori e si crea una situazione incerta, fino ad oggi, in ambo le parti.

In risposta all’invasione, oltre al sostegno economico e militare USA, Ursula von der Leyen e i Paesi europei aiutano economicamente e militarmente il presidente ucraino e decidono l’adozione di sanzioni contro la Russia, sanzioni che colpiscono i russi ma si ritorcono anche contro l’Europa, l’Africa e i paesi poveri. 

«L’intensificazione della guerra internazionale, si chiede Morin, all’interno dell’Ucraina farà irruzione al di fuori delle frontiere del paese, deborderà in Europa e deborderà anche al di là dell’Europa?» 

Senza un progetto di pace, il pericolo nucleare, anche se minimo non può essere escluso.

La sua attenzione è rivolta agli effetti devastanti di questa guerra e alle numerose crisi che si stanno generando e conclude il libro con un accorato appello a lavorare per la pace: «Questa guerra, ammonisce, provoca una crisi considerevole che aggrava e aggraverà tutte le altre enormi crisi del secolo subite dall’umanità, come la crisi ecologica, la crisi economica, la crisi della civiltà, la crisi del pensiero. Che a loro volta aggravano e aggraveranno la crisi e i mali nati da questa guerra … Più la guerra si aggrava, più la pace è difficile e più urgente. Evitiamo una guerra mondiale. Sarebbe peggio della precedente».

 

 

27 settembre 2023









  • Canale Telegram: t.me/gazzettafilosofica