Sono ormai alcuni anni – almeno dall’inizio del 2021– che si sente parlare del PNRR (Piano nazionale di ripresa e resilienza, per gli amici Recovery plan). Esso è diventato un punto focale del dibattito politico italiano, e a ragione: infatti tramite il piano l’Italia si propone di realizzare, di comune accordo con l’UE, riforme di larghissima portata riguardanti i settori cruciali dello Stato e dell’economia – e fin qui tutto bene. Quello che ci deve far riflettere in questa sede invece – al netto dell’impatto più o meno positivo del Piano – è una questione più generale: dovremmo, cioè, chiederci come mai le politiche del Recovery plan, così necessarie a detta di tutti i suoi promotori italiani ed europei per la modernizzazione del paese, non siano assurte prima a priorità del nostro sistema politico, e se ciò non riveli un certo vulnus nella capacità della nostra democrazia di governare il paese. 

 


di Francesca Baroni


Nell'attuale paradigma culturale la filosofia dell'arte si dirama in una pluralità di tendenze. Una di queste è rappresentata dalla contemporanea disciplina "estetica quotidiana”. Lo scopo di questa filosofia è di indagare le esperienze che l'uomo ha nella vita quotidiana, le quali assumono un valore estetico. È possibile, all'interno di questo scenario, separare ciò che è estetico da ciò che non lo è? Inoltre, qual è l’ambito di ricerca di questa nuova disciplina? Domande a cui i teorici e critici della everyday aesthetics, tentano di rispondere.




L’intelligenza artificiale è, senza dubbio, una delle questioni del secolo. Come tutte le innovazioni epocali, l’AI suscita perplessità e paure. Queste hanno sicuramente un loro fondamento e sono fondamentali a mettere sotto la lente d’ingrandimento gli interrogativi che l’intelligenza artificiale porta con sé. Da un lato i timori portano a ingigantire le problematiche, dall’altro cercano di esorcizzarle sminuendo i dubbi che emergono. Per questa ragione occorre, attraverso l’analisi filosofica, cercare di soffermarsi con maggiore calma e lucidità sui quesiti che le frontiere della tecnologia pongano. Risposte certe, per il momento, non sono possibili. Nonostante ciò, abbiamo dei pregressi a cui rifarci, dei pattern che possiamo seguire e sulla base dei quali provare a farci un’idea.




Schmitt, nel suo saggio Der Begriff des Politischen del 1932, descrive schiettamente la politica soltanto come una contrapposizione tra amico e nemico. Ma quali riflessioni possiamo ricavare da una definizione così semplice? 



di Antonio Spoletta


In un tempo in cui le disuguaglianze economiche sono sempre più in aumento, il limitarismo concentra la proprio riflessione sulla necessità di porre un limite all'accumulo di capitale. 

 




Quando si parla di politica, si tende a distinguere fra l’efficacia – il riuscire a ottenere risultati concreti in tempo breve – e la legittimità – il fatto che un’azione di governo sia supportata dai cittadini, che chi è al governo sia stato votato e riconosciuto dal popolo come suo rappresentante. Come se un governo potesse essere efficiente ma non avere il sostegno popolare, oppure essere appoggiato dai cittadini ma dimostrarsi incompetente. Può, però, davvero esistere, in assenza di legittimità e voce popolare, un governo che favorisca il bene comune in modo efficace? 



di Serena Daniele


Spazio delle mie brame è il bel saggio di Giuseppe Dambrosio, dedicato alle forme di controllo sui corpi che l’esercizio del potere esercita e declina negli spazi preposti all’organizzazione sociale e al suo contenimento; un lavoro che stimola una quantità di riflessioni, e che mette in luce il divario fra l’evoluzione del pensiero pedagogico e la rigidità dei luoghi in cui bambine e bambini, ragazzi e ragazze ne fanno quotidianamente esperienza.





  • Canale Telegram: t.me/gazzettafilosofica