L'elefante nella stanza

 

Ogni anno, il 25 aprile, per molti liberali italici compare un elefante nella stanza. Al fine di aggirarlo, si moltiplicano gli appelli per una festa della Liberazione take-away, in cui ciascuno prende ciò che gli serve, spesso distorcendo la storia per portare acqua alla propria propaganda. In questa Incursione, riprendendo un video di Rick Dufer, vedremo il risultato più cringe di questa vecchia-nuova tendenza.

 

di Michele Rossi

 

 

Come per ogni Incursione seria, dobbiamo iniziare parlando dell’elefante nella stanza: molti sedicenti liberali nostrani non sopportano che grazie ai comunisti l’Italia si sia liberata dal nazifascismo

 

Secondo una buona fetta di liberali, infatti, l’ideologia comunista non è altro che un pensiero criminale, coincidente con dittature sanguinarie, gulag e repressione delle libertà civili, del tutto speculare all’ideologia nazista. Per chi passa intere giornate nella bolla di X raccontandosi la storiella dell’equivalenza tra totalitarismi, dell’equazione tra comunismo e nazismo, il 25 aprile diventa senz’altro una ricorrenza scomoda e problematica

 

Come possiamo portare avanti la propaganda degli estremismi equivalenti, si chiede l’élite marattin-calendiana, se poi siamo costretti a celebrare una piazza che ricorda l’alleanza storica, reale, tra liberali e comunisti (con i secondi molto più numerosi dei primi) nella Resistenza? Sarebbe una catastrofe: significherebbe riabilitare il comunismo come ideale, prima ancora che come ideologia; significa riconoscere i meriti di tutti quei comunisti, sovietici come italiani, che diedero un contributo essenziale alla sconfitta del nazifascismo. 

 

Per non finire schiacciati dall’elefante nella stanza, molti liberali battono la strada retorica del “25 aprile festa di tutti”, dove con “festa di tutti” s'intende la riduzione del 25 aprile a supermercato, dove chiunque può comprare la lettura che preferisce e applicarla, incurante delle figure barbine che ne ricaverebbe. Una forma, neanche troppo velata, di revisionismo storico, che piega le ricorrenze che non si possono disertare a occasioni per rivendicare battaglie ideologiche contemporanee

 

L’ultima occasione di questa reductio ad mercatum è il recente video sul 25 aprile di Rick Dufer, autore e youtuber, che per l’occasione s'inventa un «25 aprile europeo per celebrare la liberazione dalla propaganda putiniana»… attraverso la somministrazione massiccia di castronerie di segno opposto.

 

Intendiamoci: lo scopo del video, cioè smontare la propaganda del governo russo sulla storia europea e mondiale, può essere sacrosanto; ma poteva essere tranquillamente oggetto di uno dei tanti altri video in cui lo youtuber tratta la questione.

Perché tirare fuori il tema proprio nell’ottantesimo anniversario della Liberazione italiana dal nazifascismo? E perché annegare il tutto con semplificazioni e superficialità anti-storiche tanto enormi da far impallidire le mistificazioni putiniane? 

Se le domande cadono nel vuoto, il risultato è un video grottesco e tragicomico: venticinque minuti di puro cringe, in cui l’autore riesce a non citare nemmeno di striscio Stalingrado né l’armata rossa, e nel quale compaiono perle che meritano di essere riassunte e commentate; se non altro perché, lungi dal togliere meriti alla finissima elaborazione di Dufer, le sei perle in questione sono ampiamente condivise da una buona fetta di sedicenti liberali nostrani, senza un briciolo di pudore. 

 

1) L’introduzione. L’autore inizia il video affermando di voler celebrare un 25 aprile europeo. E già qui iniziano i problemi: il 25 aprile 1945 è una data storica per l’Italia e la sua liberazione, non per l’Europa, per diversi e ovvi motivi, come ad esempio il fatto che nel ’45 una buona fetta dell’Europa combatteva con svastiche al braccio o a sostegno del regime nazista.

 

Se si dovesse proprio scegliere una data per la Liberazione europea, questa non sarebbe il 25 aprile, ma il 9 maggio: giorno della sconfitta del nazifascismo sull'intero continente. Ricorrenza fondamentale, che appunto meriterebbe di essere celebrata da tutta l’Unione Europea, ma che molti liberali alle vongole per ovvi motivi non possono includere nel loro calendario: il 9 maggio, infatti, è anche celebrato in Russia come vittoria finale della cosiddetta “grande guerra patriottica”, cioè la guerra con cui l’Armata Rossa riuscì a respingere la Wermacht e raggiungere Berlino bruciando sul tempo gli angloamericani. Ergo, visto che Putin celebra il 9 maggio, l’idea geniale è quella di lasciargliene l’esclusiva simbolica, con il grottesco risultato di rafforzare la stessa propaganda russa che si pretende di combattere. 

 

D'altronde, che ce ne facciamo del 9 maggio, quando possiamo sempre celebrare delle sue versioni discount, come il 6 giugno 1944, data del D-Day, o il 6 agosto 1945, quando un’intera città venne nuclearizzata dal macellaio Truman? Al diavolo il 9 maggio e la festa di quei poveri comunisti! Dopo un 25 aprile europeo, pretendiamo un 6 agosto italiano e un 6 giugno, chessò, norvegese!

È il primo minuto di video e già arriva la sensazione di essere alla frutta… 

 

2) Le dediche coccolose. Nel video si insiste sull’attualità del 25 aprile, e per questo si dedica il video a figure senz’altro all’altezza dell’Ottantesimo Anniversario della Liberazione, come Orsini, Travaglio, Barbero e il defunto Papa Francesco. Immaginiamo la gioia dei partigiani ancora in vita nel sapere che un anniversario così importante, a cifra tonda, venga introdotto da una polemica con tre persone che nel ’45 manco c’erano e una appena deceduta, tutte accusate di essere ripetitori della propaganda putiniana.

 

Lo zenit dell'intro al video è senza dubbio l'auspiscio che «il prossimo Papa abbia opinioni più equilibrate», come se Bergoglio tenesse l'Angelus col pugno chiuso sventolando bandiere rosse. Siamo ovviamente nella bolla atlantista, per la quale da tre anni a questa parte la propaganda è solo da un lato, quello russo, e chiunque osi criticare le politiche della NATO diventa ipso facto un filoputiniano.

 

Per chiudere l’ispirata introduzione, poi, troviamo un monito di chiara matrice liberale per i cosiddetti pacifinti. Rivolto a costoro, tuona Dufer: «il resoconto delle vostre bugie dovrà finire sul banco degli imputati, sperando che sia rimasta una giuria imparziale ad ascoltare e valutare»

Dev’essere un riadattamento del noto proclama di Voltaire: non sono d’accordo con quello che affermi, ma darei la vita perché quanto dici venga posto sotto processo… sarà forse che la libertà che «ci piaccia o meno, ancora oggi viene messa a repentaglio», per citare lo youtuber, è proprio la libertà di espressione?

 

3) L’evergreen Molotov-Ribbentrop. Se per tutto il video dedicato alla liberazione dal nazifascismo non si trova alcun riferimento al ruolo cruciale dell’Unione Sovietica, niente paura: l’URSS viene citata, sì, ma come potenza che contribuì col patto Molotov-Ribbentrop a iniziare la guerra.

Tralasciando che il patto in questione non era un’alleanza, come frettolosamente detto da Dufer, ma appunto un accordo di non-aggressione, e sorvolando sul ruolo ben più decisivo che ebbero le democrazie liberali europee nel favorire l’espansione hitleriana, risulta alquanto singolare che la parte sovietica nella lotta contro il nazismo venga del tutto oscurata, implicando che i due totalitarismi nazista e comunista, appunto perché “identici”, abbiano deciso di allearsi sulla base di una corrispondenza di amorosi sensi.

 

Per contestualizzare questa lettura superficiale, vero e proprio evergreen liberaloide, sarebbe consigliabile un video di Barbero in cui la questione viene spiegata e approfondita con più serietà. Ma conosciamo già la risposta dei cervelli in questione: “Barbero è comunista, quindi non è imparziale, quindi gnegnegnè…”. Molto meglio una lettura storica basata su frasi fatte come "chi si somiglia si piglia", no?

 

E a proposito di simiglianze, che dire di fatti a dir poco controversi come le simpatie di Winston Churchill per il nazismo? Ma ovviamente è tutta propaganda putiniana! Non sia mai che l’onore del nostro beneamato Winston possa essere infangato da quattro scappati di casa filo-russi. La biografia di Churchill è letteralmente costellata da posizioni razziste tradotte in politiche dello stesso segno, oltre che essere puntellata di attestazioni di stima e simpatia verso Mussolini e Hitler. Ma tutto questo ovviamente non conta, in fondo siamo pur sempre in piena propaganda di guerra...

 

4) Parallelismi che ci piacciono. L’autore del video mostra tutta la sua arguzia nel contestare un passaggio della propaganda russa in cui si paragona l’Europa di inizio Ottocento a quella odierna. Casomai fosse necessario specificarlo, sì: estrapolare situazioni passate per individuare parallelismi col presente è arte quasi sempre scivolosa e foriera di enormi cazzate.

Bravo Dufer, quindi. Peccato che, nello stesso video, lo youtuber cada nella stessa tentazione paragonando l’invasione russa dell’Ucraina alla guerra di Crimea del 1853. Anche lì, si sostiene, la Russia mosse guerra confidando nel non-interventismo dell’Europa, trovando pane per i suoi denti!

 

Ora, a parte il fatto che l’Europa del 1853 non era né democratica, né liberale, e anzi era molto simile alla Russia dal punto di vista delle forme autoritarie di governo… che ci azzecca la guerra di Crimea con l’attuale conflitto? La guerra di Crimea iniziò a seguito di una competizione per motivi religiosi e politici tra Francia e Russia, coinvolse il regno sabaudo non tanto per difendere l’Impero Ottomano – della cui autonomia, all’epoca, non fregava una mazza a nessuno – quanto per farsi belli con la Francia e preparare un avvicinamento geopolitico. Insomma, se fate fatica a trovare le chiare analogie tra la guerra di Crimea del 1853 e la situazione attuale, non preoccupatevi: è solo l’ennesimo parallelismo propagandistico. 

 

5) L’imperialismo buono«L’imperialismo russo ha fatto molti più danni di quello inglese ed occidentale. Almeno l’imperialismo occidentale ha anche diffuso cose estremamente importanti come il metodo scientifico, che ha diffuso un benessere in giro per il mondo che non era nemmeno nei sogni del sovrano più illuminato. Mentre la Russia ha portato solo dominazione, violenza e disastri».

Sipario.

Per altri deliri occidentalisti, si veda l’Incursione sul mondo delle favole di Rampini.

 

6) La pace, questa sconosciuta. Per chiudere quest'Incursione con la proverbiale ciliegina sulla torta di sterco, possiamo ricordare ciò che nacque dalla Resistenza e che non trova posto manco per sbaglio nel video di Dufer: la pace come obiettivo e modus operandi nelle relazioni internazionali. I partigiani italiani hanno sì imbracciato le armi per respingere il nazifascismo; e forse è proprio per questo, per rielaborare le violenze subite in una guerra sanguinosa, che quegli stessi partigiani diedero vita a una Costituzione fondata sulla pace a la diplomazia.

 

Il famoso articolo 11, che recita «l'Italia ripudia la guerra come strumento di risoluzione delle controversie internazionali», non è un orpello inserito dalla Costituente per ipocrisia o codardia, ma la stella polare di una pacifica cooperazione tra popoli, ripresa anche nella Dichiarazione dell'ONU, in cui la guerra è definita «flagello dell'umanità»

 

Chi, quindi, nel 2025 sputa sentenze come "i partigiani di una volta sosterrebbero il riarmo europeo!", implicando che tutti coloro che si battono per la pace siano traditori o amici delle dittature, sta innanzitutto offendendo proprio la memoria dei partigiani stessi e il loro sforzo per ripudiare la guerra come modo di relazionarsi con l'Altro

 

D'altronde, come dice giustamente Dufer, «il sovvertimento storico qui in Italia è all’ordine del giorno»

E forse proprio per questo occorre ringraziare il cielo che certe opinioni, certe letture da supermercato del 25 aprile diffuse solo per ignorare l'elefante nella stanza, rimangano relegate dietro alla lavagna, salvando al contempo l'onore dei partigiani di ieri e le lotte di liberazione del Ventunesimo secolo.

 

30 aprile 2025

 




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