Nella società del giorno d’oggi, l’unica libertà concepita è rappresentata dalla volontà di chi si sente “schiavo” di diventario Padrone. Ecco un’analisi critica dei tempi in cui viviamo.
di Mario Magini
Questo articolo, strutturato in una sequela di brevi riflessioni, vuole stimolare nel lettore una presa di coscienza riguardo la condizione dell’essere umano nel tempo presente, che si vanta della propria trasparenza, ma cova nel fondo una vergogna inconfessabile: l’anima si è fatta leggera, quasi volatile, anzi, ad oggi, il fantasma e il perturbante nelle nostre vite è un’anima quasi inesistente. Non vi è più peso né gravità nel passo dell’uomo contemporaneo: egli galleggia tra notifiche, slogan, moralismi travestiti da buone intenzioni e libertà recitate senza contenuto. Il mondo moderno ha fatto dell’adattabilità la sua nuova virtù suprema, e dell’individuo un prodotto flessibile, pronto a mutare forma pur di non essere escluso dalla festa illusoria del consenso. Chi, però, non è più capace di opporre resistenza interiore, chi non conosce la disciplina dell’autonomia, chi non sa distinguere tra desiderio e volere, tra impulso e destino, è condannato alla mediocrità. Non quella che si vede, ma quella più infida, più tragica: la mediocrità dell’anima che ha rinunciato a divenire ciò che è. Il nostro tempo è affetto da una particolare forma di nevrosi collettiva: la fuga dalla profondità. Si teme il silenzio perché in esso potrebbe parlare una voce antica, più antica di ogni algoritmo e di ogni hashtag: la voce del Sé, quel centro invisibile che non si piega alle mode né si fa vendere nei mercati della vanità. Ma pochi sanno ascoltarla, e ancor meno reggerne il richiamo. Occorre dunque educarsi nuovamente alla saggezza, che non è sapere, ma arte di ascoltare la vita come un enigma da decifrare. Occorre reimparare la dignità, non come ornamento morale, ma come struttura verticale dell’essere. L'individuo sottomesso finisce per assorbire i valori di chi lo domina. Se la libertà, intesa come consapevolezza e autonomia di scelta, è vista come pericolosa, è naturale che lo schiavo desideri ardentemente diventare come il suo padrone. Una volta emancipato, questo "liberto" può rivelarsi persino più duro e calcolatore del suo ex signore, consolidando i suoi nuovi privilegi e disprezzando chi è ancora in una posizione di subordinazione. Nel 2025, la vera rivoluzione non è tecnica, ma interiore. Non si tratta di accelerare, ma di rallentare il pensiero fino a udire ciò che pulsa sotto le maschere del presente. L’educazione alla saggezza è oggi un atto sovversivo, un’eresia salutare contro il chiacchiericcio permanente del mondo. Essa richiede il coraggio di tornare ad abitare se stessi, come si abita un tempio: con rispetto, con timore, con una strana gioia. Chi intraprende questo cammino si espone al ridicolo, certo — nel regno dei conformi, ogni verticalità è sospetta. Ma è meglio essere derisi per fedeltà all’anima, che applauditi per servilismo allo spirito del tempo. Così, oggi più che mai, occorre educarsi alla saggezza e alla dignità personale come si affila una lama: non per colpire, ma per non essere spezzati.
Mimesi morale degli schiavi verso i padroni
In un sistema sociale come molti ne vediamo al giorno di oggi, non deve stupirci che l’individuo schiavizzato subisca una mimesi morale verticale in favore di chi lo tiene a catena. Alla fine di tutto, se la Libertà (la trasvalutazione della morale sociale e l’assunzione totale di consapevolezza e scelte) è tacciata di pericolosità o follia, è assolutamente normale che “il tipo schiavo” tutto ciò a cui anela è diventare ed essere come il suo padrone. Forse, aggiungo io, con in sé addirittura il doppio di tenacia, schifo e di livore presenti in chi lo sovrastano e comandano, perché lo schiavo che vuole mutarsi in liberto (grazie le prodezze cantilenanti della sua ossequiosa lingua o con la spietatezza ragionata di chi vuole solo eseguire bene gli ordini) vuole diventare un padrone, un Dominus, un proprietario di schiavi. Ma questo liberto, una volta emancipato dalla sua passata condizione, sarà due volte asserragliato sui suoi nuovi privilegi, sarà due volte terrorizzato e schifato dalla condizione di subordinazione e miserie del popolino di schiavi, sarà due volte più calcolatore, falso e spietato del signore o della signora che lo avevano come loro strumento. Ad oggi, di Padroni nati, ce ne sono pochi, pochissimi, piegati e rattrappiti dal tempo, gli ultimi esemplari di una sorta di razza padrona che ha dominato incontrastata sicuramente sino alle soglie del 21° secolo. Cosa resta, dunque? Restano gli schiavi resi liberti che hanno compreso e appreso benissimo il ruolo di Padrone, ma a loro volta saranno la sua esacerbazione caricaturale e drammatica.
Schiavi e padroni
Quale è il più perfetto tipo di Schiavo?
Il più forte? No, anche ai forti la schiena si spezza. Il più lesto ad eseguire un ordine? No, non di rado uno zelante schiavo è atterrato nella sua opera servile da piccoli contrattempi. Allora, forse, potrebbe essere quello affezionato al suo padrone? Nemmeno, anche l’affetto finisce e uno schiavo da sempre troppo prossimo al suo dominus può essere proprio poi la mano che lo strangola o pugnala con più efficacia. Quindi, ci chiediamo ancora, quale è il più perfetto tipo di Schiavo? Colui che è felice di esserlo perché la Libertà è vissuta come un onere troppo gravoso o un rischio.
La morale del Padrone di schiavi è questa:
La morale dell’essere umano schiavizzato, asservito, è questa:
Chi è schiavizzato, non potendo affermare se stesso attivamente, sviluppa un profondo risentimento verso i dominatori ed addirittura verso tutti gli altri schiavi come lui. Verso i dominatori, i padroni, perché sa che tutto in lui dipende da loro e verso gli altri schiavi, perché c’è l’invidia del miglior trattamento o dei premi infine dati a chi meglio e tanto scodinzola e lavora per il suo padrone.
L’atto di Fierezza dello schiavo
Quando lo schiavo diviene padrone e sbeffeggia chiunque non abbia i suoi privilegi e conquistata posizione, eccolo laconicamente giustificarsi, anzi darsi uno spessore di petulante saggezza, perché dice: “Sono stato schiavo anch’io, mai me lo scorderò, e se tratto i miei (di schiavi) in questo modo è perché ho duramente imparato sulla mia pelle cosa è un padrone e so come, quando e perché, percuotere la schiena degli schiavi. Su cento, novantanove li tengo a bada ed educo, magari uno, il centesimo, diverrà efficiente e sagace come me!”
Ciò che per i potenti è forza, per gli schiavi diventa crudeltà; ciò che per i potenti è orgoglio, per gli schiavi diventa arroganza. Come cambiano le parole e i ragionamenti dall’alto o dal basso, pare solo una questione di gravità fisica o di scalata sociale.
Mondo Cannibale
Siamo ancora nel pieno di un'epoca cannibale. Ancora siamo cannibali e tutto l’ordinamento sociale è così strutturato. Non come certe popolazioni primitive che furono, o che da qualche parte ancora sono, che uccidono un individuo e ne mangiano la carne. Il cannibalismo attuale, declinato ai più indiscutibili manierismi del mondo moderno, non prevede il nutrirsi della carne di qualcuno bensì della sua stessa vita, del suo tempo personale, delle sue più intime energie, nonché delle sue speranze più sincere e del suo istituzionalizzato consenso.
Nell’attuale mondo moderno cannibale il tempo altrui e il suo consenso sono le più desiderate, elevate, primizie predatorie e addirittura surclassano il denaro e le posizioni sociali. Impiegare il tempo altrui per far “lavorare” la propria macchina fatta di consenso e potere sono all’ordine del giorno. Capitalizzare il consenso, il fideismo ostinato, la credulità dei tanti, ovvero delle masse vessate a cottimo, è come vedere un gran mulino che lavora incessante elargendo al padrone del mulino stesso una messe esagerata. Messe esagerata che una minima parte, la decima della decima, è elargita ai guitti ossequiosi del potere e ai loro tirapiedi.
Il Carbone e il Vapore
Il carbone del sistema sociale è il Tempo, acquisire il Tempo da altri affinché un compito o obiettivo sia realizzato entro un dato arco di tempo a favore di chi giace in cima alla piramide sociale. Il vapore del sistema sociale è la fiducia, o credulità, delle masse e questo vapore mette in moto i meccanismi - complessi e contorti - di una struttura sociale ove (invariabilmente, subito o dopo) il pesce piccolo mangia quello grande, dove il cane più affamato e disperato azzanna bene e tanto quello più debole o timoroso.
Per far scoppiare una rivolta bisognerebbe far capire alle persone quanto del loro tempo è usato in assurdità, manierismi, danze di sottomissione, vere e proprie inutilità rispetto alla loro vita o in inefficienze capaci di costare la vita a qualcuno. Per imbastire e bene una rivoluzione bisognerebbe far capire alle persone quanto è lo scollamento tra le promesse che ricevono e il mefitico e claudicante mondo in cui vengono fatti vivere e di come è proprio il loro stesso consenso che permette a questa giostra di menzogne, civetterie istituzionali e giustificazioni infami di continuare. Di continuare sulla loro stessa pelle, sui loro nervi, di generazione in generazione, senza pietà alcuna per chi è o appena nato o piegato dalla vecchiaia.
La tendente stortura moderna
L’orrore del vuoto è il nervo principale di questo ventunesimo secolo. La tendenza della società odierna è quella di temere il Vuoto, l’Horror Vacui, e paradossalmente questo orrore del vuoto genera, architetta, dei vuoti successivi e suppletivi. Ogni istante è riempito, però di banalità e carabattole passeggere. Ogni incontro è o tedio o disperazione. Nei consessi sociali veniamo invitati a farci circondare da amicizie non vere, da soggetti fin da subito esecrabili o risibili e pur di farci accettare questo siamo spinti a sottometterci al mercato delle “presenze”, in un disgusto represso che quasi ci spinge ad essere i nostri peggiori nemici.
La mediocrità per tutti e da tutti è il dono più laido di questo nostro tempo. I modelli di vita, etici, morali, di successo, benessere, sicurezza e relazioni sono tutti così assurdamente artefatti (e persistenti, martellanti) che il loro scopo è di indurci a vederci sempre incompleti, sbagliati, comparabili, non giusti, carenti, mancanti di qualcosa o qualcuno. Se si ha una eccellenza, un talento, una distinzione o evoluzione dalla massa, dal gregge, subito si è etichettati come qualcosa che attira curiosità, critiche o riso ma del resto che cosa possiamo pretendere da un Sistema pensato, approntato, fatto e sospinto ad uso e consumo dell’uomo medio e della donna media e nulla più?
Essere Unicità
L'illusione più riuscita del mondo moderno è il far credere che essere come tutti gli altri sia più bello, giusto e semplice che essere unici, irripetibili, diversi e complessi. Essere come nessun'altra persona é divenuto il nuovo scorno, lo stigma sociale, di un mondo dove é cosa buona e giusta avere o essere la copia di una copia da una copia. Questa illusione rassicura e molto i più, il popolino specialmente, il popolino straziato dalle tasse e disumanizzato da lavori e ritmi di lavoro insultanti le peculiarità umane. Specialmente, in questa mimetizzazione del banale ed ordinario, del puerile, il popolino si sente confortato e giustificato nelle sue mancanze e difetti, perché davvero sono nel ventre caldo di quel perverso modus vivendi che tutto appiana, giustifica, scusa, quasi nemmeno redarguisce e quindi il popolino ripete belante il ben noto distico evangelico “Chi è senza peccato…”.
La Fiera dell’Errore
Ad oggi le virtù sono tiepide, quasi inosservate. I peccati, quindi, diventano cosa banale, quasi noiosi e innalzati al rango di accettabili e scusabili. Che noia per chi cerca scandali. Che mancanza di fantasia anche nel peccare, potrebbe dire con cognizione di causa qualsiasi vetusto confessore. Che scarsità di coraggio che hanno, oggi, gli esseri umani anche nello sbagliare, nell’errare, nell’inciampare, nel cristianamente peccare. L’errore, oggi, certamente è uno ed uno solo: il non conformarsi, il non aver capito di dover stare al proprio posto. Tolto questo ogni altra cosa o è cronaca quotidiana o argomento di leziosa conversazione.
Essere nel Miasma Sociale
A ognuno di noi è chiesto di agire in un modo diverso da come procede il mondo moderno, perché solo così lo correggiamo ed aiutiamo e solo così, fondamentale per la nostra etica, ci salviamo dalle sue spire, col contributo di ciascuno, di ciascuno che abbia ancora una testa buona e un buon cuore. Il segno, il limite, è questo: o il mondo resta quel che è esattamente ora o dobbiamo farvi breccia e creare un alveo più degno per i pochi - gli Ottimi - che contrastano i Molti - i pessimi -. E non creda chi legge che i Pessimi siano poi così molti. In realtà, parafrasando il gran burattinaio di Socrate, Platone, i Pessimi sono pochissimi come esattamente numericamente lo sono gli Ottimi. Sono due spurghi quantitativi assai esigui. Per lo più l’umanità è composta da una fiumana immensa che in sé miscela un mediocre impasto di incorreggibili vizi ed involontarie e tenui virtù. I benefattori del mondo in un secolo sono tre o quattro, le calamità umane in un’epoca sono anch’esse tre o quattro, i miliardi di soggetti residui da questo sono una caricatura o improvvisazione pedestre di queste due, ed il Bene ne risulta irriso e il Male quasi normalizzato.
Tensione alla Vita Edonistica
L'atto più rivoluzionario che un essere umano possa compiere é scoprire ed abbandonarsi a ciò che per lui e lei é piacere. Ma, attenzione: non il piacere dettato e comandato dalla società o dalle religioni oppure dalle mode, ma il profondo, totale, purissimo piacere interiore. Ma cosa è il piacere per l’essere umano evoluto?
È l'esperienza diretta dell’assenza di opposti, di una unità armonica che espande in tutte le direzioni dell’individuo, dell'unità con tutto ciò che esiste, è la sensazione di essere parte integrante e in nulla differita o difettosa del cosmo. Come un'espressione genuina dell'anima scevra da paure o divieti, una manifestazione della sua gioia intrinseca di esistere, vivere ed evolvere. È un modo per entrare in contatto con la propria essenza più profonda. Sperimentando la gioia del sincrono piacere mentale, emozionale e fisico, si apre la porta segreta, esoterica, ad una maggiore consapevolezza e comprensione della propria realtà e della Realtà stessa.
È la vera, profonda, verace, irreversibile, rivoluzione interiore ed esteriore. È il fulmine che da terra raggiunge il cielo e che principia dai calcagni e che in alto erompe dal cranio. Scoprite, accogliere, nutrite, esplorate il vostro piacere. Sarete al di là ed al di sopra di ogni giudizio o commento. Avrete le radici nella terra e l'anima nell’infinito.
4 luglio 2025
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