La ricerca della verità

 

La società attuale sostiene l’uguaglianza e la parità di tutte le opinioni. Per alcuni questo può sembrare un buon principio, che rispetta la libertà di ognuno. Ma in realtà rappresenta ciò che di più sbagliato si può concepire. 

 

di Angelo Zurlo

 

La società attuale sostiene l’uguaglianza e la parità di tutte le opinioni. Nessuno può permettersi di mettere in discussione la tesi dell’altro. Tutto ciò che ogni persona ritiene sia giusto fare è legittimo. Non esiste un’unica verità, ma solo le interpretazioni di ognuno, che sono tutte contemporaneamente corrette. I ragazzi (ma anche gli adulti) vorrebbero darsi a comportamenti sfrenati, e i politici non sono davvero interessati alle idee che sostengono: per questo non cercano di mostrare gli ipotetici errori delle tesi degli avversari. Del resto, frasi come “ogni esperienza arricchisce”, “chi sei tu per giudicare?” oppure “questa è la mia opinione (e tu non puoi cambiarla)” sono ormai accettate nella mentalità comune. Per alcuni questo può sembrare un buon principio, che rispetta la libertà di ognuno. Ma in realtà rappresenta ciò che di più sbagliato si può concepire. 

 

Come si può credere che più idee contraddittorie possano convivere? Ogni tesi è, in quanto tale, la negazione della sua opposta: per esempio affermando “il tavolo è rosso”, si afferma allo stesso tempo “il tavolo non è verde”, “il tavolo non è bianco” ecc. Mantenere un’opinione contraria a quella di tutti gli altri è quindi completamente inutile, perché non porta a nessun risultato. Non ha senso tentare di far coesistere più di una pseudo-verità. Eppure la soluzione a questa contraddizione non è così lontana e irraggiungibile: attraverso il dialogo si possono confrontare le tesi, giungendo ad un’unica conclusione, comune alle parti, che oltretutto è ovviamente migliore rispetto alle opinioni iniziali. Questo è l’unico modo con il quale si può riuscire ad avvicinarsi alla verità, invece di rimanere insensibili e indifferenti rispetto ad essa. Bisogna confrontarsi con gli altri, con la pretesa di possedere l’opinione più giusta, ma pure con l’umiltà di metterla in discussione, migliorando così sia le proprie conoscenze sia quelle altrui.

 

Qualcuno potrebbe obiettare sostenendo che questa continua ricerca della verità sia futile, che non abbia nessun fine pratico. Ebbene, in realtà niente è più utile della conoscenza. Infatti tutti gli uomini agiscono sempre per fare ciò che credono sia il loro bene. Quando compiono errori e inavvertitamente causano il proprio male il motivo è soltanto l’ignoranza, la mancanza di conoscenza degli individui di ciò che accade loro intorno. Di conseguenza è proprio il sapere che porta alla felicità. Ecco che frasi come “ogni esperienza è utile” perdono di significato, perché gli sbagli che si compiono nel corso della vita possono essere previsti con le giuste conoscenze. Acquisendo consapevolezza su ciò che hanno sbagliato altri si può evitare di ripetere i loro errori. È questo il vero motivo della necessità di acquisire conoscenza, il vero motivo per cui l’istruzione è necessaria. L’obiettivo della scuola non è addestrare monotoni individui a praticare un lavoro, ma aiutare questi individui ad agire per il proprio bene, per evitare delusioni ed azioni di cui potrebbero pentirsi.

 

Esiste quindi una sola verità, alla quale noi ci avviciniamo sempre di più attraverso il dialogo. L’idea dell’esistenza di una sola verità è però spesso associata a forme di governo totalitarie, che costringono i cittadini a fare quello che non vogliono. In realtà ciò non è corretto, perché la verità non deve essere imposta, come avviene in casi di questo genere, ma insegnata e spiegata. Di conseguenza le persone saranno portate a compiere sempre azioni di bene, non perché siano costrette a farlo, ma perché semplicemente comprenderanno che sono la cosa migliore che possono fare. Al contrario credere nell’esistenza e nell’equivalenza di più verità porta a considerare qualsiasi azione come legittima. Niente è considerato scandaloso o ingiusto, si può fare ciò che si vuole. Proprio a causa di questa assenza di freni, nel corso del ‘900 sono avvenuti crimini inaccettabili e ingiustificabili come l’Olocausto. Ma se deve essere ognuno di noi a decidere ciò che è giusto, come si ritiene attualmente, anch’esso può essere accettato e giustificato – per il solo fatto che qualcuno lo ritenga tale.

 

Per questi motivi la società deve cambiare: deve costituirsi una società del confronto, in cui l’obiettivo principale sia la ricerca continua della verità attraverso il dialogo, che dia massima importanza ad essa, invece di considerarla una semplice opinione relativa come avviene ora. Solo così si potranno risolvere le contraddizioni in cui tutti noi viviamo e affrontare i temi complessi della nostra vita. L’umanità deve porsi in una maniera diversa nei confronti della conoscenza, per poter arrivare finalmente ad essa, in modo da essere in grado di compiere il bene e assicurarsi un futuro di felicità. 

 

28 marzo 2018

 




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