Fake news: social e giornalismo sul patibolo

 

I social, che pullulano di dilettanti, non solo favoriscono il travisamento e la distorsione delle notizie, ma sembrano aver innescato un meccanismo al ribasso. Così anche i giornalisti si adagiano e, con meno ritegno di un tempo, si fanno dispensatori di trivialità, notizie spicciole e sensazionalistiche.

 

di Diletta Mantovan

 

Juan Gris, "Fruit Bowl Book and Newspaper" (1916), riproduzione
Juan Gris, "Fruit Bowl Book and Newspaper" (1916), riproduzione

 

Il giornalismo e la libertà di stampa sono due grandi traguardi per la popolazione europea e mondiale, a cui si è giunti solo grazie a diverse battaglie, soprattutto durante la seconda metà del ventesimo secolo, col presupposto che un’editoria libera da condizionamenti esterni potesse giovare a tutta la popolazione.

In questi ultimi decenni, con l’avvento di internet, la libertà di espressione si è ulteriormente ingrandita: ognuno può scrivere ciò che vuole con pochissimi limiti di contenuto tramite i post nei vari social networks.

Anche se questo è, in parte, un ulteriore miglioramento, ha anche avuto conseguenze molto negative: è cresciuto a dismisura il fenomeno delle fake news, ossia articoli scritti con il puro obiettivo di disinformare, contenenti notizie completamente false o distorte. Infatti i giornalisti sempre più spesso raccolgono le informazioni dai social o basano i loro articoli su “voci”, senza verificare l’attendibilità della fonte o approfondire la notizia.

Ciò sembra essere, in parte, dovuto ai ritmi sempre più frenetici con cui i giornalisti sono obbligati a lavorare e al fatto che la maggior parte di essi sono pagati ad articolo: perciò più articoli scrivono e più guadagnano. Questo pone un enorme problema: i giornalisti verificano solo superficialmente i fatti e, non avendo il tempo per conoscere a fondo la notizia su cui dovranno scrivere, inventano alcune parti per rendere più “appetibile” l’articolo, in modo da invogliare le persone a leggerlo e a comprare il giornale.

Purtroppo chiunque non abbia ben chiari tutte elementi di un evento, trovatosi a dover riportare la realtà tramite la scrittura di un articolo, cadrà inevitabilmente in contraddizione, basandosi solo su quel che gli appare più verosimile in quel momento. Sappiamo che la conoscenza di tutte le innumerevoli relazioni di cui si intesse la realtà è impossibile da raggiungere anche nell’arco di tempo di una vita umana – e perciò sembrerebbe impossibile comprendere la verità assoluta –, ma questa non può e non deve essere una scusante.

 

Proprio per questo, i giornalisti sono tenuti ad avvicinarsi il più possibile alla verità, tramite la conoscenza di più relazioni possibili: ciò avviene solo nel momento in cui il giornalista raccoglie un gran numero di interpretazioni del fatto, per poi metterle a confronto eliminando le contraddizioni che ci sono fra di esse. Tuttavia questo processo può avere durata molto lunga e, con i tempi sempre più stretti disponibili ai giornalisti per scrivere un articolo, sembra impossibile da attuare, condannando la credibilità dei giornali a diventare sempre più bassa.

 

Steve Cutts, "The Wonder of Evolution" (2018)
Steve Cutts, "The Wonder of Evolution" (2018)

 

Questo fatto diventa ancora più preoccupate considerando l’effetto che le notizie sia vere che false hanno su di noi. Ognuno di noi viene, infatti, determinato da chiunque e qualunque cosa gli sta attorno: ci immedesimiamo in ciò che ci piace e in ciò che riteniamo vicino a noi, perciò qualsiasi cosa che leggiamo, dai libri ad, appunto, gli articoli di giornale, ci determinano e determinano ciò che faremo e ciò che penseremo su quell’argomento. La responsabilità dei giornalisti e di chiunque condivida un post in un social network, perciò, è grande: essi devono dare ai lettori gli strumenti necessari per valutare la notizia e farsi un’opinione più completa possibile. Diffidiamo di chi non lo fa.

 

Sono numerosissimi i casi di fake news che hanno causato conseguenze devastanti, e non appartengono solo a questo inizio di XXI secolo: un esempio storico e sicuramente ben noto a tutti è la Donazione di Costantino del 317 d.C. Infatti, sebbene nel quarto secolo non esistessero i giornali come li intendiamo oggi, il documento chiamato Constitutum Constantini (appunto Donazione di Costantino) ha avuto una circolazione larghissima per tutto il Medioevo: in esso era presente quello che si riteneva un editto scritto dall’imperatore Costantino I, in cui avrebbe donato al papa una vasta quantità di terre estese fino all’Oriente. Questo documento venne utilizzato dalla Chiesa per rivendicare i propri diritti sui territori che aveva ottenuto fino al 1517, quando il filologo umanista Lorenzo Valla dimostrò inequivocabilmente che era un falso. Per più di un millennio la Chiesa si è basata su un documento contraffatto per giustificare le sue aspirazioni politiche.

 

Nonostante i grandi problemi che possiede al momento, però, il giornalismo non è da condannare, anzi: infatti l’importanza che ha nella vita di tutte le persone è enorme.

In un mondo dove l’informazione è tutto, il giornalismo rimane imprescindibile, per avvicinarci anche agli eventi che ci riguardano più direttamente o che capitano dall’altra parte del mondo, per farci una opinione su di essi e poi confrontarla con quella di altri lettori, anche nei social. Esso è fondamentale, quindi, per approssimarsi ad una verità forse non meno precaria che in passato. Tuttavia se i suoi contenuti sono i primi ad essere falsi questo processo si annulla in partenza.

 

Bisogna, perciò, scendere alle radici del problema fake news ed estirparlo, tramite maggior competenza, conoscenza e, soprattutto, senso di responsabilità da parte dei giornalisti.

 

27 ottobre 2018

 




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