Enciclopedismo per un'umanità futura. Da Bayle a Wikipedia

 

Internet è la potenzialità di un sogno che appartiene alle notti dell'umanità, mai pienamente visualizzato fino a quando Pierre Bayle, alla luce di un'alba epocale, ha iniziato a raccontarcelo. La trama di quel racconto si legge nei capitoli dell'avvenire.

 

di Gabriele Zuppa

 

La biblioteca del monastero benedettino di Admont (Austria, Getty Images/Imagno)
La biblioteca del monastero benedettino di Admont (Austria, Getty Images/Imagno)

 

I due primi più poderosi tentativi enciclopedici apparsi nella storia manifestano una spiccata volontà di revisione della tradizione: sul finire del Seicento, il secolo del Barocco, il compito è assunto dall'anima solitaria ed esiliata di Pierre Bayle; nella seconda metà del Settecento, il secolo dei Lumi, la luce si fa compito collettivo sotto la guida di Diderot e d'Alembert.

 

L'impresa prende il nome di Dizionario storico-critico perché Bayle si propone sia di fare raccolta di materiali su autori e temi significativi della trazione, emendandoli dagli errori e dai pregiudizi cristallizzatesi negli anni e magari nei secoli; sia di discutere criticamente le varie posizioni così recuperate dalla storia.

 

Questi due momenti non sono giustapposti, ma strettamente intrecciati: poiché l'affermazione di una tesi consiste nella negazione delle tesi opposte, mostrare perché si debba affermare qualcosa è assieme dimostrare perché non si debbano affermare le tesi contrarie, ovvero è assieme la confutazione – la riduzione a contraddizione – delle tesi contrarie; ma la confutazione sarà tanto più riuscita e compiuta, quanto più essa avrà ricostruito e, quindi, saputo come contraddittorie le tesi opposte. Non solo: è proprio la ricostruzione della complessità di una tesi che permette di comprenderla, di intravvedere le sue implicazioni, ovvero i suoi sviluppi non ancora esplicitati, e quindi, così, le contraddizioni a cui conduce.

 

Per questo il dizionario per essere aderente alla storia, ovvero per comprendere le tesi comparse nel corso della storia, deve essere critico; ma, per fare ciò adeguatamente, deve farsi critico della storia guadagnata criticamente.

Pierre Bayle (1647-1706)
Pierre Bayle (1647-1706)

Ciò che vi è di peculiare nell'opera di Bayle non è tanto il carattere storico-critico del suo Dizionario, che non può far difetto a nessuna ricerca filosofica e che quindi da sempre caratterizza la filosofia, bensì proprio il suo presentarsi come dizionario: perché esprime l'esigenza di una raccolta e accessibile messa a disposizione di tutto il sapere accumulato, a cui si accompagni la consapevolezza che ciò non possa che presentarsi come compito collettivo. Ogni ricerca filosofica è bensì storico-critica; però – asserisce Bayle –, proprio perché tale, non può circoscriversi ad ambiti ristretti, limitati allo sforzo di singoli intellettuali o di comunità di intellettuali, ma deve rendere accessibile, raccogliendolo, il patrimonio accumulato nel corso dei secoli. Nella concezione del Dizionario non si esprime dunque una compilazione di dati, ma l'idea di un compito collettivo che deve coinvolgere l'umanità e rappresentare per essa uno strumento di cui servirsi e un fine da perseguire. L'enciclopedia universale della comunità scientifica è lo strumento più attendibile da cui attingere, ma anche la base da cui partire per il suo sviluppo e, quindi, superamento. Se non si trattasse infatti che di un mero dizionario, non ci sarebbe novità nella proposta.

 

« Mi sono messo in capo di compilare la più gran raccolta che potrò degli errori che si trovano nei dizionari, e di non rinchiudermi affatto in quei limiti, per quanto vasti siano, ma di fare anche scorribande in libri di ogni genere, quando se ne presenti l'occasione. »

 

Se a guidare la compilazione fosse una spiccata consapevolezza storico-critica, l'esito non sarebbe con ciò garantito. Infatti, chi non condividesse le ricostruzioni proposte, riterrebbe il Dizionario uno dei tanti dizionari, che andrebbe ad accrescere il numero dei dizionari da rivedere e da emendare con un dizionario ulteriore.

 

« Non sarebbe desiderabile l'esistenza di un dizionario critico al quale si possa ricorrere per accertare la verità di quanto si trova negli altri dizionari e in ogni genere di libri? Sarebbe la pietra di paragone di ogni altra opera. »

 

Un dizionario, che in quanto storico-critico pretendesse di assurgere a pietra di paragone per ogni altra opera passata e futura, sarebbe dimentico dell'incessante incremento proprio del sapere che è costitutivamente storico-critico, che cioè aumenta nel tempo migliorandosi in grazia della critica e del superamento delle contraddizioni.

 

Senz'altro vorremmo che si producesse un dizionario i cui interminabili lemmi fossero di tal fatta:

 

« per esempio, se io arrivassi a raccogliere, sotto la voce Seneca, tutto ciò che s'è detto di falso intorno a questo illustre filosofo, basterebbe consultarla per sapere che cosa sia credibile in quanto si può leggere, concernente Seneca, in qualsiasi libro: infatti, se si trattasse di un errore, esso sarebbe riportato nella raccolta, invece se si trattasse di una notizia che in essa non figuri, la si potrebbe senz'altro ritenere vera. »

 

Sarebbe un'ingenuità ritenere che un'impresa simile si possa compiere definitivamente anche solo per Seneca, figuriamoci per tutti i pensatori dell'umanità e, quindi, per le grandi questioni dell'umanità da essi meglio di altri tematizzate e comprese. Tale ingenuità certamente non appartiene a Bayle, che prosegue:

 

« Mi rendo ben conto, almeno credo, dell'impegno occorrente per eseguire alla perfezione una tale impresa; ma mi rendo conto ancor meglio di non esserne capace. »

 

E aggiunge:

 

« mi limito a presentare un abbozzo e lascito alle persone che ne abbiano la capacità e la cura di proseguire, qualora si ritenga che il mio progetto, corretto magari ove paia necessario, sia degno della penna di grandi uomini. »

 

Dipinto di Lemonnier che rappresenta la lettura della tragedia di Voltaire, allora esiliato, "L'orfano della Cina" (1755). Riuniti intorno al busto di Voltaire vi sono Rousseau, Montesquieu, Diderot, d'Alembert, Buffon, Quesnay, Condillac
Dipinto di Lemonnier che rappresenta la lettura della tragedia di Voltaire, allora esiliato, "L'orfano della Cina" (1755). Riuniti intorno al busto di Voltaire vi sono Rousseau, Montesquieu, Diderot, d'Alembert, Buffon, Quesnay, Condillac

 

Ecco il grande progetto di Bayle: un'opera universale, tale perché aperta, ovvero sempre implementabile e sempre più collettiva. Collettiva in quanto sempre più partecipata nella stesura e sempre più accessibile e fruibile. Che contenesse non solo tutte le verità acquisite, ma anche tutti gli errori da cui era stato necessario liberarsi; che contenesse i riferimenti per conoscere tutti i nuovi giudizi e la caduta dei relativi pregiudizi; e che, sopratutto, nel presentare ciò mostrasse, assieme al grande risultato conseguito, l'enorme sforzo impiegato; assieme allo splendore del risultato conseguito, la successione dei tentativi e dei fallimenti consumati.

 

« Non mi si potrà negare che un'infinità di persone possono trarre profitto, moralmente parlando, dalla lettura di una grande raccolta di errori storici rigorosamente accertati; non fosse altro per divenire più cauti nel giudicare il loro prossimo e più esperti nell'evitare le trappole che la satira e l'adulazione tendono ad ogni parte al povero lettore. Ora, è forse cosa poco importante il correggere la nostra cattiva inclinazione a pronunciare giudizi temerari? L'imparare a non credere ingenuamente a tutto ciò che si stampa? Non è forse il nerbo della prudenza, l'esser poco propensi a credere? »

 

Un monito attualissimo e un auspicio tutto da realizzare, non perché tre secoli siano passati invano, ma perché leoni da tastiera e webeti, confezionatori e fruitori di bufale e fake news sono quell'infinità di persone che solo negli ultimi anni hanno ottenuto accesso via internet alla partecipazione a quelle dinamiche del sapere che necessitano di un'educazione finora appannaggio di una percentuale esigua del genere umano. Quel compito, di cui Bayle con pochissimi pensa di doversi far carico per i pochi che allora potevano accedere al sapere, si ripresenta nella nostra epoca in condizioni politiche e tecnologiche rivoluzionate. La produzione, l'acquisizione, la diffusione del sapere oggigiorno dispongono di potenzialità di gran lunga superiori, ma in uno scenario nuovissimo, che necessita di essere compreso e verso il quale c'è bisogno di una educazione tutta da imparare. E, come è noto, non si impara che attraverso degli errori, che, però, benché inevitabili, non devono farci disperare dello scenario nel suo insieme.

 

Giovanni Gentile posa davanti all'Enciclopedia Treccani
Giovanni Gentile posa davanti all'Enciclopedia Treccani

Lo spirito dell'enciclopedismo proprio dell'Illuminismo ha dunque il suo inizio con Bayle, che fornisce un'opera che rappresenterà un modello per la stessa Enciclopedia o, appunto, Dizionario ragionato delle scienze, delle arti e dei mestieri, pubblicata in lingua francese dal 1751 al 1772, a cui partecipò un nutrito gruppo di intellettuali, diretti da Denis Diderot in collaborazione con Jean-Baptiste Le Rond d'Alembert. Essa costituirà il momento più celebre di quel lungo percorso volto a creare un compendio universale dei saperi, che ha come capostipite Bayle e come seguito altri tentavi illustri quali l'Enciclopedia Britannica, frutto dell'Illuminismo scozzese, e l'Enciclopedia italiana Treccani fondata nel 1925, su iniziativa di Giovanni Treccani degli Alfieri e di Giovanni Gentile.  

 

La messa a disposizione del sapere deriva sia dalla necessità di sintesi, poiché non tutti possono dedicarsi allo stesso modo a tutto il sapere e alle attività da esso richieste; sia dalla necessità critica, ovvero dalla possibilità di indagare oltre quella sintesi, per seguirne il processo verificandolo e per vagliarla esplorando altri aspetti di cui magari essa nel costituirsi non ha saputo o potuto tenere conto.

 

Mettere a disposizione dunque non basta, perché l'infinità dei contenuti impedisce di individuare priorità, di orientarsi, di scegliere; ma sostituirsi alla scelta, all'orientamento, alla personale individuazione di priorità rappresenta l'eliminazione dello sforzo critico che aveva mosso quell'impresa. La presentazione dei contenuti messi a disposizione deve perciò sempre e inevitabilmente presentare una gerarchia, proprio per non nullificare l'intento illuministico volto a rischiarare ciò che altrimenti nell'oscurità sarebbe indifferentemente equivalente; ma allo stesso tempo deve consentirne la comprensione e favorire la possibilità di indagare il processo che a quella gerarchia ha condotto, nonché la possibilità che sia essa stessa criticata affinché una nuova gerarchia sia individuata come sintesi più accreditata, a sua volta punto di partenza da cui incominciare e quindi, di nuovo, da migliorare.

 

 

È solo da una ventina d'anni che il sapere accumulato nei secoli – ritenuto superato o da recuperare – viene riversato nel mondo online della rete; è solo da una decina d'anni che le interazioni e le condivisioni di informazioni hanno iniziato ad essere social e a mettere a contatto universi culturali diversissimi, per livello e per storia. Siamo perciò lontanissimi dalla creazione consapevole di un profilo articolato, cioè gerarchico e accessibile, di tutto il sapere. La grande sfida e la grande questione da porsi non è perciò come limitare la diffusione di opinioni e informazioni critiche e criticabili, ma come favorire una loro articolazione maggiore in una sintesi gerarchica e continuamente ripensata, rivedibile, articolabile. Un'Europa unita non è ancora nata, e benché sembri lontana dal riuscire a farlo, un ambizioso compito all'altezza del suo ideale la attende all'orizzonte tracciato dai nobili tentativi del passato. È nell'enciclopedismo, cioè nella condivisione ragionata dei saperi, che la globalizzazione trascenderà l'attuale dimensione di caotica e tenebrosa giustapposizione di culture, genti, interessi; per organizzare, guidata da quei saperi, un'unica articolata comunità, quella umana, parte di un'unica polis democratica, finalmente cosmopolita.

 

9 luglio 2018

 




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