Degno è l'uomo che si serve della luce della filosofia

 

Umanesimo e Illuminismo sono accomunati dalla necessità di servirci della nostra coscienza e della nostra ragione in qualsiasi momento della nostra esistenza. Recuperare i principi autentici della filosofia diventa fondamentale per indagare sulla nostra libertà, sulle nostre relazioni, sulla società del nostro tempo.

 

di Davide Sechi

 

J. Wright of Derby, "Filosofo tiene una lezione sul planetario" (1766)
J. Wright of Derby, "Filosofo tiene una lezione sul planetario" (1766)

 

Il libero pensiero, lo spirito critico, il moto continuo che ci induce ad indagare sui fenomeni, la ricerca della verità. Sfogliando le pagine del Oratio de Hominis Dignitate di Pico della Mirandola ci imbattiamo nella strenua difesa di ciascuna delle facoltà umane. Questo grande saggio ci riconduce agli splendori dell’Umanesimo attraverso un viaggio che esalta il valore unico e insostituibile della filosofia e soprattutto di colui che se ne serve. Quest’uomo spesso deriso, è imprigionato nel sistema meccanico del nostro tempo, inaridito.

Riscoprire la nostra dignità di uomini, il nostro desiderio di sapere, quell’eros interiore insito nella natura perfettibile di ciascuno di noi, deve aiutarci ad allontanare le insidie di un impoverimento mentale. Nella sua opera, Pico della Mirandola immagina Dio rivolgersi così ad Adamo:

 

« Tu che non sei racchiuso entro alcun limite, stabilirai la tua natura in base al tuo arbitrio, nelle cui mani ti ho consegnato. Ti ho collocato come centro del mondo perché da lì potessi meglio osservare quanto è nel mondo. Non ti creammo né celeste né terreno, né mortale né immortale, in modo tale che tu, quasi volontario e onorario scultore e modellatore di te stesso, possa foggiarti nella forma che preferirai. Potrai degenerare negli esseri inferiori, ossia negli animali bruti; o potrai secondo la tua volontà del tuo animo, essere rigenerato negli esseri superiori, ossia nelle creature divine. » (Pico della Mirandola, Discorso sulla dignità dell’uomo).

 

Si tratta di un invito, di una sollecitazione della quale ora più che mai abbiamo bisogno. Recuperare lo spirito umanista significa soprattutto allontanare il rischio incombente di un torpore che ci spenga, spingendoci al contrario a scolpire il nostro destino, esattamente come l’homo faber che Pico descrive nella sua opera. È un appello, quello del filosofo, secondo il quale «reprimendo attraverso la filosofia morale gli stimoli delle passioni, disperdendo la nebbia della ragione attraverso la dialettica, purghiamo l’anima lavando via, per così dire, la sporcizia dell’ignoranza e dei vizi, affinché né le passioni imperversino furiosamente, né di quando in quando la ragione sconsideratamente vaneggi» (Discorso sulla dignità dell’uomo).

Ritroviamo tra le pagine di questa orazione, inoltre, la necessità di placare le guerre tra gli uomini, aspirando alla pace perpetua attraverso la filosofia morale. In tal senso, egli anticipa un tema che diverrà caposaldo del pensiero kantiano. Kant, secoli dopo, ci illustrerà accuratamente la direzione verso cui debba spingersi la riflessione umana per garantire un’armonia tra gli uomini e tra i vari stati che abitano la nostra terra.

Questo percorso, questo salto temporale dall’Umanesimo all’Illuminismo, ci permette di scoprire la funzione salvifica della filosofia, specialmente quando si presta a noi quale metodo di indagine sui comportamenti umani.

 

« Questa pace dobbiamo augurare agli amici, dobbiamo augurare al nostro tempo, dobbiamo augurare a ciascuna casa nella quale entriamo, dobbiamo augurare alla nostra anima, perché diventi, grazie ad essa, dimora del Signore; perché, dopo aver eliminato le proprie impurità per mezzo della filosofia morale e della dialettica, e si sarà addobbata della multiforme filosofia come di un principesco ornamento, e avrà incoronato i frontoni delle porte con le teologiche ghirlande, su di essa discenda il Re della gloria e, venendo insieme al padre ponga la sua dimora presso di lei. » (Pico della Mirandola, Discorso sulla dignità dell’uomo).

 

J. Wright of Derby, "Filosofo alla luce della lampada" (1771)
J. Wright of Derby, "Filosofo alla luce della lampada" (1771)

 

Se è vero che il messaggio di Pico si colloca in un periodo impregnato di aspetti religiosi e teologici, questo non deve impedirci di contestualizzarlo alla nostra epoca, al periodo che stiamo vivendo. Il processo di secolarizzazione ormai avviato da tempo, non ci vieti, dunque, di occuparci delle questioni morali, la cui importanza deve collocarsi al di sopra di qualsiasi orientamento religioso. 

La filosofia deve accompagnare, perciò, le nostre riflessioni e ancor più orientare i nostri comportamenti. Dobbiamo dunque, allontanare «questa perniciosa e perversa convinzione, secondo cui la filosofia non deve essere assolutamente coltivata, o deve esserlo soltanto da pochi: come se avere chiarissime davanti agli occhi e a portata di mano le cause dei fenomeni, le vie della natura, il principio ordinatore dell’universo, i disegni divini, i misteri dei cieli e della terra, non abbia il benché minimo valore, a meno che non si possa ricavarne un qualche prestigio o qualche guadagno». (Pico della Mirandola, Discorso sulla dignità dell’uomo).

Fin quando non recupereremo il valore più importante della filosofia quale tensione, desiderio di conoscenza, questa non permetterà a ciascuno di noi di servircene per orientarci nel vasto mondo del sapere, per spostare il senso del limite, per accompagnare la natura perfettibile che è in ciascuno di noi.

  

« Proprio la filosofia mi ha insegnato a dipendere dalla mia coscienza, piuttosto che dalle opinioni altrui, e a pensare sempre non tanto a essere giudicato male, quanto a non dire o fare io stesso qualcosa di male » (Pico della Mirandola, Discorso sulla dignità dell’uomo).

 

In questi versi appena citati, ritroviamo ancora un tema che sarà caro a Kant, il quale, nel suo primo scritto di filosofia morale, Fondazione della metafisica dei costumi, scriverà: «agisci come se la massima della tua azione dovesse diventare per mezzo della tua volontà una legge universale della natura».

 

Giorgione, "I tre filosofi"
Giorgione, "I tre filosofi"

 

Umanesimo e illuminismo sono accomunati, perciò, dalla necessità di servirci della nostra coscienza e della nostra ragione in qualsiasi momento della nostra esistenza. Recuperare i principi autentici della filosofia diventa fondamentale per indagare sulla nostra libertà, sulle nostre relazioni, sulla società del nostro tempo.

Collocare l’uomo al centro del mondo ci aiuterebbe a comprendere quale ruolo giochino ancora, a livello sociale, le facoltà umane e il libero pensiero.

Che il tema della dignità umana ricorra sempre più spesso nelle nostre riflessioni per aiutarci a comprendere la direzione verso cui rivolgere il senso della nostra vita. Che la filosofia ci spinga a dubitare e quando necessario, ad allontanare da noi l’opinione dominante o il sapere precostituito.

 

« Quando allora la natura abbia sviluppato sotto questo duro involucro il germe del quale essa si prende cura più autorevolmente, cioè la tendenza e la vocazione al libero pensiero, quest’ultimo avrà gradualmente effetto a sua volta sul modo di sentire del popolo (per cui questo diverrà sempre più capace di agire), e infine persino sui principi del governo, che troverà esso stesso propizio trattare l’uomo, che ora è più che una macchina, conformemente alla sua dignità » (I. Kant, Risposta alla domanda: cos’è l ‘Illuminismo?).

 

19 aprile 2020

 









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