Bioetica e utilitarismo

 

I problemi che affronta la bioetica esplicitano le carenze della moralità. Così come gli esempi estremi mettono alla prova un’affermazione che vuole sembrare universale, allo stesso modo i problemi bioetici espongono le contraddizioni della propria etica.

 

 André Brouillet, "Una lezione Clinica presso la Salpêtrière" (1887)
André Brouillet, "Una lezione Clinica presso la Salpêtrière" (1887)

 

Uno dei compiti più difficili che la società contemporanea deve affrontare, consiste nel risolvere i problemi sollevati dalle innovazioni nel campo della medicina. La tecnica ha allargato, ma allo stesso tempo complicato, gli orizzonti dell’uomo. I problemi causati dall’avanzamento tecnico non si limitano al campo della medicina, l’incertezza si espande alla maggior parte degli ambiti dell’uomo. La pervasività del dubbio è causata dal dominio della tecnica: l’incertezza è una dimensione caratteristica della tecnica. 

 

Il dubbio non deve essere visto come un male assoluto, l’incertezza è il luogo in cui l’essere umano migliora. Le difficoltà sono insite nel progresso dell’uomo: lo sviluppo dell’umanità e la sua complicazione vanno di pari passo. Il dubbio è positivo perché è sintomo di un avanzamento, l’incertezza è presente solo nel progresso

 

La medicina contemporanea è uno degli ambiti in cui i problemi sollevati dalla tecnica sono più evidenti. Le possibilità della medicina sono aumentate drasticamente nell’ultimo secolo: ingegneria genetica, procreazione medicalmente assistita, clonazione, eutanasia, suicidio assistito, etc. Queste pratiche mediche aumentano le possibilità d’intervento nei confronti dell’essere umano. Le innovazioni non modificano la persona solo dal punto di vista fisico, ma mettono l’essere umano di fronte a quesiti di tipo teoretico. La bioetica è la disciplina che cerca di rispondere ai dubbi sollevati dalle innovazioni sopra citate.

 

« La novità della bioetica non è data tanto dal trovarsi di fronte a una nuova scienza o a una nuova etica, quanto dal trovarsi di fronte a cambiamenti così profondi dell’agire umano da richiedere un rinnovato impegno, sia di ordine teoretico sia pratico, per far fronte alla nuova domanda di etica che essi sollevano. » (C. Viafora, E. Furlan, S. Tusino, Questioni di vita. Un’introduzione alla bioetica)

 

I problemi che affronta la bioetica esplicitano le carenze della moralità. Così come gli esempi estremi mettono alla prova un’affermazione che vuole sembrare universale, allo stesso modo i problemi bioetici espongono le contraddizioni della propria etica. Le questioni della bioetica sono così critiche per la propria moralità perché mettono in discussione il concetto stesso di essere umano. Il concetto di persona diventa qualcosa di evasivo, le nuove pratiche mediche mettono in discussione la definizione di essere umano:

 

« L’accresciuta disponibilità di strumenti diagnostici che ci consentono all’inizio e alla fine della vita di inoltrare lo sguardo in zone un tempo inaccessibili ha reso più problematica la determinazione dei confini della vita umana. » (Ivi)

 

Le questioni di inizio e fine vita sono solo un esempio della connessione tra pratica medica e moralità. La bioetica è il luogo in cui si riscopre la dimensione etica come elemento indispensabile della persona. La distinzione tra piano descrittivo e prescrittivo collassa. Nel momento in cui la tecnica apre una nuova possibilità, la moralità deve fare i conti con questa possibilità; dove “fare i conti” significa mettere in discussione la propria moralità nei confronti delle nuove condizioni. Le questioni bioetiche ci permettono di riflettere sulla nostra concezione di etica.

 

Pablo Picasso, "Scienza e carità" (1897)
Pablo Picasso, "Scienza e carità" (1897)

 

Le difficoltà affrontate dalla bioetica sembrano molto spesso insuperabili. La domanda che sorge spontanea di fronte a queste difficoltà è la seguente: quale dottrina etica può rispondere alle domande bioetiche? Le domande che l’avanzamento tecnico pone, evidenziano l’inadeguatezza della morale contemporanea. Le risposte della società di fronte a questi problemi sono insufficienti, la moralità contemporanea si trova spiazzata di fronte alle domande radicali che la tecnica pone: rapporto mente-corpo, significato della morte, rapporto coscienza-natura, concetto di persona. I problemi della tecnica accentuano l’inconsistenza dell’etica attuale.

 

Una soluzione per provare a risolvere i problemi a cui l’etica contemporanea non riesce rispondere, è guardare alle dottrine morali del passato. In particolare, una concezione morale che sembra adatta a rispondere alle domande bioetiche è l’utilitarismo. Questa dottrina filosofica ha come punto di forza la capacità di indagare la realtà nella sua concretezza. Lo scopo dell’utilitarismo è quello di individuare l’azione che produce le migliori conseguenze possibili. Un’azione è utile nel momento in cui massimizza la felicità generale.

 

Spesso il concetto di utilitarismo viene frainteso, Maurizio Mori nell’articolo Utilitarismo e bioetica esplicita il travisamento in questo modo:

 

« Il termine «utilitarismo» viene usato in almeno due diversi significati. In senso primario e proprio, l’utilitarismo è una particolare e specifica teoria morale di etica normativa. In senso secondario e ampio, utilitarismo è usato per indicare un fascio di posizioni che hanno come comune denominatore una concezione secolare della moralità che esclude divieti assoluti. » 

 

L’utilitarismo viene associato ad una concezione relativistica o egoistica della moralità. Il relativismo si limita ad abbattere i divieti assoluti dell’etica normativa, ma non si impegna a costruire un’alternativa. L’utilitarismo, al contrario, cerca di stabilire che cosa sia meglio fare in una determinata situazione. Se è vero che l’utilitarismo critica i doveri assoluti, d’altra parte non afferma l’impossibilità di stabilire una morale.

 

Un altro fraintendimento che riguarda l’utilitarismo è l’identificazione di quest’ultimo con l’edonismo egoistico. L’egoismo ha come proprio obbiettivo la massimizzazione dell’utile personale, l’utilitarismo ha come proprio scopo la felicità della comunità. La distanza tra le due posizioni è evidente: il bene generale è una dimensione indispensabile dell’utilitarismo.

 

Sconosciuto, "Trionfo della morte" (1446)
Sconosciuto, "Trionfo della morte" (1446)

 

« L’utilitarismo sottolinea il dovere di massimizzare l’utilità del maggior numero, abbandonando così il mero interesse personale ed assume come propria una dimensione sociale più larga che va al di là dell’individuo. » (Ivi)

 

Dopo aver esaminato i problemi che il termine utilitarismo porta con sé, cerchiamo di capire se questa dottrina filosofica può aiutarci con le questioni della bioetica.

 

L’utilitarismo può essere particolarmente utile per due motivazioni: ha come proprio punto di riferimento l’indagine della realtà empirica, non si basa su doveri e divieti assoluti. La prima motivazione fa leva sulla necessità di decidere in situazioni particolari, in questi casi non ci si può affidare a doveri prestabiliti. La particolarità della situazione va contro l’astrattezza delle leggi assolute. La seconda motivazione è legata alla prima: le leggi universali non permettono di dirimere le difficoltà che si incontrano nella realtà. L’astrattezza dei doveri e degli obblighi assoluti causano molto spesso dei conflitti insanabili, in questi casi bisogna affidarsi ad una dottrina etica che indaga la realtà empirica.

 

Anche l’utilitarismo non è esente da problemi, un’obiezione che viene fatta a questa concezione filosofica può riassunta in questo modo: come si può calcolare precisamente le conseguenze di un’azione? Un’altra critica riguarda la possibilità di comparare valori differenti nel calcolo della migliore azione possibile. Nemmeno questa concezione filosofica è dunque immune da criticità, la domanda che sorge spontanea è perciò la seguente: perché dobbiamo affidarci ad una concezione etica problematica?

 

Innanzitutto non esistono condotte etiche sicure, in secondo luogo l’utilitarismo sembra il candidato migliore per riavvicinare la società alle questioni morali. Una parte importante dell’efficacia di una condotta morale consiste nella capacità di coinvolgere gli individui, a questo proposito, la ricerca della massima utilità sembra un fine più attuale rispetto alla difesa di valori astratti. 

 

6 gennaio 2021

 








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