Città avverse

 

« Anche le città credono d'essere opera della mente o del caso,

ma né l'una né l'altro bastano a tener su le loro mura.

D'una città non godi le sette o settantasette meraviglie,

ma la risposta che dà a una tua domanda. » (I. Calvino, Le cittá invisibili)

 

 

Abitiamo città avverse: putride e sterili, funzionali e caotiche, antiche e violate, accese e stanche.

 

È per naturale ripicca allora che esse ci sputano fuori, come quando la lingua assapora l’amaro fiele.

 

Le abbiamo sterilizzate dai cani e dai gatti randagi, dai topi e dalle blatte, dalle formiche e dai piccioni. Ma tutte queste creature adesso ne abitano gli inferi e ne erodono in silenzio le fondamenta.

 

Le pensiamo ecosostenibili, alla moda, ma solo per renderle disponibili ad altre colate di cemento, volumi, imposizioni, mercimoni, gravami, cloache, fogne, sfregi.

 

Il funzionalismo-razionalismo architettonico di maniera con l’ultimo superstite vegetale esposto sull’anonimia delle facciate bianche!

 

Città strisciate, solcate, segnate e ridisegnate di continuo da pesanti ed ingombranti carrozzoni, quintali spesso addetti al trasporto di un’unica personcina, e dai loro preziosi stalli blu.

 

U. Boccioni, "La città che sale" (1911)
U. Boccioni, "La città che sale" (1911)

 

Città asfissiate dalla nebbia, sotto la nebbia di London Bridge.

 

Città fuori governo o amministrate come proprie, vissute con indifferenza, senza più né passato e né futuro, in pugno alle frenesie del presente e dei loro possidenti.

 

Aiuole disadorne, parchi senza primavere, che ricordano i manicomiali giardini aboliti da Basaglia. Paesaggi storici sventrati o restaurati e tenuti vuoti ad increparsi.

 

Ufficiali ed uffici preposti a svenderle alle aste per una manciata.

 

G. Balla, "La città che avanza" (1942)
G. Balla, "La città che avanza" (1942)

 

Ecco perché esse non ci vogliono più, non ci accolgono, non ci proteggono, nemmeno ci abbracciano più tra le loro mura, torrioni, guardianie; ecco, perché esse sono divenute senza ventre, avverse.

 

E quando rifugiamo al mare, in campagna o in montagna, tra uno dei borghi più belli, non facciamo altro che ricostruire in un altrove, forse ancora beato, la stessa città avversa.

 

 3 novembre 2022

 




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