Libertà e diritti senza doveri: l’assurdità della democrazia attuale

 

L’unica possibilità che la democrazia ha di affermarsi è che essa si interroghi sui valori ritenuti imprescindibili; questo è possibile solo attraverso il confronto, attraverso la ricerca di ciò che è la verità, affinché si eviti che la democrazia, che è già per buona parte anarchica, non degeneri ulteriormente.

 

di Giacomo Lovison

 

Jacques-Louis David, "Giuramento della Pallacorda" (1791)
Jacques-Louis David, "Giuramento della Pallacorda" (1791)

 

La libertà al giorno d’oggi viene considerata un valore sacro, inalienabile; la sua stabilità deriva dal fatto che essa è considerata come qualcosa di immutabile; questa solidità è però soltanto apparente: si crede che un concetto sia tanto più stabile quanto meno è soggetto a modificazione, mentre in realtà la stabilità deriva proprio dalle varie modificazioni che il concetto subisce. Per spiegarmi meglio: un’idea è tanto più forte quanto più è sottoposta al ragionare degli uomini. Basti pensare alla propria vita: più esperienza si fa più si diventa saggi, allo stesso modo più un’idea viene modificata e quindi migliorata dai ragionamenti più diventa vera, più diventa necessaria. Pensando dunque di non mettere in discussione un concetto al fine di renderlo immutabile non si fa altro che allontanarlo da ciò che esso vuole raggiungere. Un concetto infatti quand’è perfetto e dunque non migliorabile? Quando il concetto contiene il Tutto, ossia quando esso esplicita tutte le relazioni che il particolare ha con l’Intero. Ogni affermazione è tanto più vera quanto più tende al Tutto.

 

Il concetto di libertà negli ultimi tempi ha assunto le sembianze del fare ciò che si vuole; ognuno pensa che il proprio volere sia qualcosa di diverso e distinto dal volere collettivo. Questa diffusa idea è esplicitata dalla celebre frase: “La mia libertà finisce quando comincia quella dell’altro”: questa frase ha come presupposto il fatto che la mia libertà possa danneggiare quella dell’altro; ma come faccio a danneggiare l’altro se la mia libertà viene intesa come l’esplicitazione del rapporto del particolare con il tutto?

 

La contraddittorietà del concetto di libertà deriva dall’erronea concezione che si ha dell’individuo: esso viene considerato come qualcosa di separato dalla collettività, dimenticandosi che l’individuo si determina solo nel momento in cui c’è qualcosa al di fuori di sé che lo determina. L’unico modo in cui posso non contraddirmi è quello di affermare con le mie azioni il valore che l’altro da me (cioè colui che fa si che io sia un qualcosa di determinato) tenta di testimoniare con le proprie azioni. Per fare ciò ogni azione deve necessariamente affermare, per quanto umanamente possibile, i valori migliori per la collettività. In altre parole la migliore azione per l’individuo è dunque la migliore azione per la collettività.

 

Aristotele
Aristotele

« Il governo sugli uomini liberi è più bello e richiede più virtù che governare in maniera despotica. Inoltre non si deve ritenere felice uno Stato né esaltare il legislatore perché ha addestrato i suoi cittadini alla conquista in vista del dominio sugli altri. Questo principio è estremamente rovinoso perché è chiaro allora che anche tra i cittadini chi ne ha la possibilità deve cercare di raggiungere il potere onde possa dominare il suo proprio stato […] In realtà le stesse cose sono le migliori e per l’individuo e per la comunità e sono queste che il legislatore deve infondere nell’animo degli uomini. » (Aristotele, Politica, 1333b

 

« Nessuno tra i cittadini deve ritenere di appartenere a se stesso, ma tutti allo Stato, perché ciascuno è parte dello Stato e la cura di ciascuna parte deve naturalmente tener conto della cura del tutto. » (Ivi, 1337a) 

 

 

Solo davanti al riconoscimento dell’altro, l’individuo può realizzare la libertà propriamente intesa. L’espressione “fare ciò che si vuole”, che viene sempre usata indebitamente, riassume qui il concetto di libertà liberato dalle contraddizioni. Il proprio volere coincide infatti con quello della collettività, dell’umanità. Si può essere liberi soltanto quando si comprende ciò che si vuole; la libertà non è dunque un qualcosa che si deve ottenere dagli altri bensì un diritto che viene da noi stessi.

 

Un’esplicitazione del fraintendimento della parola libertà è la distinzione che viene fatta tra diritti e doveri. Come si può avere un diritto senza che esso sia anche un dovere? La distinzione tra il volere e il dovere sussiste soltanto finché si ritiene che ci possa essere una distinzione tra il bene individuale e il bene comune. In quest’ottica i doveri sono necessari allo Stato per far sì che i cittadini facciano quello che in realtà, se non fossero obbligati, non farebbero. I diritti invece sono l’altra faccia della medaglia dei doveri, essi sono stati istituiti a causa del sempre maggior potere che il popolo ha acquisito.

 

Jan Steen, "A village revel"
Jan Steen, "A village revel"

 

Le contraddizioni mostrate sono i sintomi della democrazia malata in cui viviamo, un sistema che crede di poter tutelare i propri cittadini attraverso libertà e diritti, ma che in realtà non fa altro che indebolire se stessa. Come può uno Stato essere stabile se la libertà non ha il significato universale che deve avere? Come si può avere dei diritti che non siano anche doveri? 

 

La democrazia, così come viene intesa oggi, rischia di avere vita breve, a causa dei possibili ribaltamenti che essa potrebbe subire.

 

« Non sono dunque la brama insaziabile e la noncuranza d’ogni altro valore a trasformare questa forma di governo e a prepararla ad avere bisogno della tirannide? — In che senso?, domandò — A mio parere quando una città democratica, assetata di libertà, viene ad essere retta da cattivi coppieri, si ubriaca di libertà pura oltre il dovuto e perseguita i suoi governanti, a meno che non siano del tutto remissivi e non concedano molta libertà, accusandoli di essere scellerati e oligarchici. — Sì, fanno questo, disse. — E ricopre d’insulti coloro che si mostrano obbedienti alle autorità, trattandoli come uomini di nessun valore, contenti di essere schiavi, mentre elogia e onora in privato e in pubblico i governanti che sono simili ai sudditi e i sudditi che sono simili ai governanti. In una tale città non è inevitabile che la libertà tocchi il suo culmine? » (Platone, La Repubblica, 562c-562e)

 

L’unica possibilità che la democrazia ha di affermarsi è che essa si interroghi sui valori ritenuti imprescindibili; questo è possibile solo attraverso il confronto, attraverso la ricerca di ciò che è la verità, affinché si eviti che la democrazia, già per una buona parte anarchica, non degeneri ulteriormente.

 

Nicolás Gómez Dávila
Nicolás Gómez Dávila

La libertà e la democrazia, per essere realmente tali, devono dunque elevare e non appiattire le differenze che ci sono tra i vari individui. La libertà viene ormai considerata come un diritto che deve venir dato a tutti in egual misura, senza distinguere chi ne merita di più: pensando di rendere uno Stato più democratico attraverso l’elargizione di libertà a quante più persone possibili, non si fa altro che trasformare lo Stato in un luogo dove la mediocrità diventa valore.

 

« La vera politica è la scienza delle diverse condizioni necessarie per l’apparizione delle individualità forti. » (Nicolás Gómez Dávila, Notas)

 

7 novembre 2017 

 

 

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