Un accenno all'importanza della filosofia

 

L’errore del pensiero postmoderno è pensare di essere dispensato dal lavoro di messa in discussione e di critica in cui il processo dello Spirito consiste. Il pensiero comune è quello che il tempo della filosofia sia finito, eppure essa continua incessantemente ad influenzare le vite di ognuno di noi.

 

Rembrandt, "Filosofo in meditazione" (1632)
Rembrandt, "Filosofo in meditazione" (1632)

 

Come dice il titolo, questo articolo vuole essere un accenno all’importanza della filosofia; questa infatti si esplicita soltanto nel momento in cui si mostra in tutta la sua interezza. 

 

« La figura autentica in cui la verità può esistere è soltanto il sistema scientifico della verità stessa. » (G.W.F. Hegel, Fenomenologia dello Spirito)

 

Questo articolo vuole solo far riflettere rispetto ad alcune contraddizioni che sono insite nell’epoca postmoderna, affinché vengano esposte e superate le criticità che inficiano il nostro tempo.

 

La filosofia è la disciplina che mette in relazione i differenti saperi: è la bussola che dà la direzione alle discipline particolari. L’epoca postmoderna sembra disconoscere questo scopo della filosofia, anzi essa è relegata a disciplina inutile, di cui tener vivo il ricordo soltanto perché si è fatto sempre così. Può essere paragonata ad un insieme di cianfrusaglie che vengono lasciate in soffitta, e di cui non se ne ha più il ricordo.

 

La filosofia comincia proprio nel momento in cui la direzione intrapresa non dà i risultati desiderati; il problema dell’epoca moderna è però che: non crede nella possibilità di trovare uno scopo che sia oggettivamente riconosciuto. Un esempio della non volontà di dare una ragione delle proprie azioni può essere ritrovata nella scuola. Basti pensare a come la filosofia, ma allo stesso modo le altre materie letterarie, venga insegnata: un insieme di conoscenze slegate che non hanno ragione di essere studiate. Un guazzabuglio di date e nomi che non sono sorretti dai concetti e dalle relazioni che li legano. Il luogo dove i giovani dovrebbero essere educati ai valori che la società esprime si trasforma così in un luogo dove niente ha le ragioni per affermare il proprio valore, gettando i giovani nella convinzione che nulla abbia significato. 

 

« La società ci trasforma in isolotti, che non sono visitati se non dalle barche prescritte da un itinerario inalterabile e monotono. » (Nicolás Goméz Dávila, Notas)

 

L’errore del pensiero postmoderno è pensare di essere dispensato dal lavoro di messa in discussione e di critica in cui il processo dello Spirito consiste. Il pensiero comune è quello che il tempo della filosofia sia finito, eppure essa continua incessantemente ad influenzare le vite di ognuno di noi.

 

Ogni pensiero particolare, com’è nella sua natura, pretende di essere universale; tenta di esaurire tutte le particolarità della realtà effettiva, senza però riuscirci. È questo il limite e la forza di ogni pensiero umano: la necessità di negare alcune parti per determinarsi. Il pensiero postmoderno che ha la propria esplicitazione nel concetto di relativismo e di nichilismo finisce per fare lo stesso: negare qualcosa per determinarsi. La negazione però è qui più radicale: qui si nega la possibilità di pervenire ad una verità. Si nega la possibilità che qualcosa possa essere negato, finendo così nella convinzione in cui tutto è uguale e niente ha la possibilità di determinarsi.  

 

Il pensiero o lo Spirito, che si dispiega e si attua in tutta la storia umana, si trova qui di fronte all’avversario, il postmoderno, più difficile che abbia mai incontrato, proprio perché è stato creato da lui. Più il pensiero avanza più gli ostacoli diventano difficili: l’avversario è sempre più forte; però solamente perché anche il pensiero lo è.

 

« Il significato del pensiero è che esso non è qualcosa di particolare e di soggettivo, bensì è ciò che è universale in sé e per sé, il pensiero non è una semplice proprietà della nostra coscienza, esso invece è ciò che è obbiettivo e capace d’esistere in sé e per sé. » (G.W.F. Hegel, Lezioni sulla storia della filosofia)

 

Si potrebbe dire che è proprio il pensiero che mette alla prova se stesso per testimoniare la forza di cui dispone. È proprio nella sua natura mettersi alla prova: può infatti pervenire, e dunque capire se stesso solo se riesce ad affrontare e superare il proprio negativo comprendendolo.

 

« Lo Spirito conquista la propria verità solo a condizione di ritrovare se stesso nella disgregazione assoluta. Lo Spirito è questa potenza, ma non nel senso del positivo che distoglie lo sguardo dal negativo, come quando ci sbarazziamo in fretta di qualcosa dicendo che non è o che è falso, per passare subito a qualcos’altro. Lo Spirito è invece questa potenza solo quando guarda in faccia il negativo e soggiorna presso di esso. » (G.W.F. Hegel, Fenomenologia dello Spirito)

 

Il pensiero è questa continua lotta tra i pensieri particolari che, confrontandosi, danno le ragioni della propria esistenza. Ognuno di noi infatti vive testimoniando dei valori, e si scontra inevitabilmente con ciò che è altro da sé. In questo incontro si esplicita la lotta tra filosofie particolari: l’insieme degli scontri-incontri formano lo Spirito, il pensiero.

 

La contraddizione del pensiero postmoderno è proprio quella di negare la possibilità che ci sia uno sviluppo, un superamento di un determinato pensiero. Da una parte il relativismo nega il poter pervenire ad una verità attraverso un processo, e dall’altra è però frutto inevitabilmente dell’eredità di tutto il processo precedente. Oltre a questo anche il confronto viene negato, proprio perché ritenuto inutile; anche qui la contraddizione è palese poiché il non volersi confrontare presuppone la possibilità di non venire a contatto con l’altro, cosa che è impossibile.

 

« La grandezza degli esseri dipende dalla nostra grandezza e la loro mediocrità non è altro che un riflesso della nostra. » (Nicolás Goméz Dávila, Notas

 

La filosofia deve tornare ad essere il centro della vita quotidiana proprio perché, come abbiamo visto, è la disciplina che più di tutte tende e vuole l’universale; è il primo pensiero che non vede particolari a sé stanti e slegati, ma che tenta di dare un significato alla realtà che ci circonda.

 

Caspar David Friedrich, "Monaco in riva al mare" (1808-1810)
Caspar David Friedrich, "Monaco in riva al mare" (1808-1810)

 

23 giugno 2018

 




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