Il fiato per parlarci

 

Che fine hanno fatto la nostra umanità e la nostra socialità? Forse serve un cantautore per ricordarci di non smarrirle nella frenesia della vita quotidiana.

 

di Filippo Lusiani

 

Ha perso la città è un singolo di Niccolò Fabi, uscito nel 2016. Come si sa, o almeno si dovrebbe sapere, la musica che ha qualcosa da insegnare non invecchia, e questo vale a maggior ragione per una canzone che ha solamente tre anni.

Nelle parole di Fabi viene dipinta la nostra modernità, mentre nel video è raffigurata Torino: automobili che si alternano lungo le strade, persone che camminano e si spostano indaffarate, centri commerciali, lavori in corso, zone residenziali. Si tratta di un affresco della vita d’oggi, chiaro e diretto nella sua vivida semplicità. Non vi sono arringhe sfrenate contro il progresso, nemmeno nostalgiche critiche alla tecnologia che sta trasformando il mondo; il punto non è questo, evidentemente. Deprecare il nostro tempo è un’azione di cui ormai si abusa in troppi contesti, spesso dimenticandosi di tutto ciò che di positivo abbiamo costruito. Il quesito che il cantautore ci pone è invece più sottile, e per questo anche più profondo: per chi stiamo facendo tutto questo?

 

Hanno vinto le corsie preferenziali

Hanno vinto le metropolitane

Hanno vinto le rotonde e i ponti a quadrifoglio

Dalle uscite autostradali

Hanno vinto i parcheggi in doppia fila

Quelli multi-piano, vicino agli aeroporti

Le tangenziali alle otto di mattina e i centri commerciali

Nel fine settimana

Hanno vinto sicuramente la comodità e la velocità, hanno vinto le mille possibilità che la società ci offre. Siamo certamente in condizioni materiali migliori di un tempo, abbiamo maggiori capacità di intrattenimento e di informazione, di spostamento e di istruzione, di acquisto e occupazione. Tutto questo non costituisce di per sé un problema, ma lo diventa nel momento in cui, a questo benessere, sacrifichiamo la nostra umanità.
Fabi mette in mostra una città che simboleggia qualsiasi centro urbano, e non mira certo a mostrarne i caratteri più difficili, quali potrebbero essere la povertà o l’inquinamento. Senza operazioni eclatanti egli prova a trasmettere qualcosa di diverso, qualcosa che a volte si rivela anche peggiore: l’indifferenza. 

 

Ma ha perso la città, ha perso un sogno

Abbiamo perso il fiato per parlarci

Ha perso la città, ha perso la comunità

Abbiamo perso la voglia di aiutarci

 

Il vero disastro sta nel fatto che se perde la città, così come Fabi la intende, perdiamo tutti noi. Se a perdere è la comunità, la voglia di stare insieme, di conoscere qualcuno, di dialogare, allora non serve a nulla tutto ciò che costruiamo. Se ci spostiamo in treno o in autobus per stare per i fatti nostri, se camminando per strada non abbiamo nemmeno la volontà di sorridere a un altro passante, se preferiamo gli oggetti e i servizi alle persone che abbiamo intorno, allora stiamo davvero perdendo.

Quante volte non troviamo la forza di essere veramente umani nei confronti degli altri? Quante volte ci chiudiamo in noi stessi, con la scusa della fretta e dei nostri impegni? Dedichiamo sempre meno attenzione a sempre più cose, col risultato che non siamo davvero presenti in nessuna di esse, ma tutto ci attraversa in modo passeggero, tutto scorre senza toccarci. 

 

Non permettiamoci di dimenticare che cosa è davvero importante, ciò per cui vale la pena spendersi, perché – anche se ci sembra di vincere e guadagnare – al momento stiamo perdendo. E non si tratta di un gioco, ma della nostra vita.

Buon ascolto.


 

20 marzo 2019

 








  • Canale Telegram: t.me/gazzettafilosofica