La sterile polemica politica e il mantenimento dello status quo: il caso Trump

 

Trump come esempio paradigmatico dell'antipolitica e della crisi del confronto democratico nella società postmoderna.

 

di Gabriele Zuppa

 

 

Uno dei modi più certi di non far migliorare la propria società consiste nel non prendere atto degli errori commessi e, quindi, di riconoscere dove essi perdurino. L'esigenza del cambiamento nasce anche dall'insofferenza per una parte del proprio passato, nella cui logica sia magari possibile riscontrare una causa che ancora agisce nelle criticità sociali.

 

Così, cercare di ricomprendere la storia e di rivedere alcune delle sue narrazioni contribuisce ad alimentare e a sviluppare nuove esigenze, consente di pensare concretamente a come prendere le distanze da quel passato – studiando delle alternative – e favorisce nuove forme di collaborazione e di organizzazione con chi stia prendendo consapevolezza del fattore d'ingiustizia che ancora si annida nella società.

 

Appiattire la complessità della storia in alcune formule – efficaci per attecchire in alcuni ambienti – contribuisce a polarizzare le contrapposizioni, non a capire. E il conflitto, non più tra idee, ma ridotto a polemica tra fazioni, distoglie dall'impegno dell'analisi e favorisce il mantenimento dello status quo. L'impegno politico deve sempre guardarsi da questa china pericolosa.

 

La brutalità e l'arroganza sfacciata di questa deriva si incarnano sovente negli interventi del presidente degli Stati Uniti Trump. Un caso esemplare è di questi giorni e lo si trova in un video postato il 17 settembre sul profilo Facebook del candidato alla Casa Bianca, nel quale così si esprime:

 

« La rivoluzione culturale di sinistra è progettata per rovesciare la rivoluzione americana. Come molti di voi hanno testimoniato oggi, gli scritti della sinistra sono il risultato diretto di decenni di indottrinamento di sinistra nelle nostre scuole. È durata troppo a lungo. I nostri figli sono istruiti da tracce di propaganda come quelle di Howard Zinn, che cercano di far vergognare gli studenti della propria storia. La sinistra ha deformato, distorto e contaminato la storia americana con inganni, falsità e menzogne. Non c'è esempio migliore del progetto totalmente screditato del 1619 del New York Times. Questo progetto riscrive la storia americana per insegnare ai nostri figli che siamo stati fondati sul principio dell'oppressione e non sulla libertà. Nulla potrebbe essere più lontano dalla verità: la fondazione dell'America mise in moto l'inarrestabile catena di eventi che abolì la schiavitù, assicurò i diritti civili, sconfisse il comunismo e il fascismo, e costruì la nazione più giusta, equa e prospera della storia dell'umanità. »

 

 

Da un lato si noti come le considerazioni siano polarizzate e si screditi la posizione cui ci si oppone come di sinistra. Non ci sarebbe mai bisogno di prendere in considerazione seriamente le posizioni diverse dalle proprie, perché esse sono, in quanto tali, etichettate come di sinistra, quindi di per sé non degne di essere prese in considerazione. Ogni possibilità dialettica è da principio annullata.

 

Dall'altro si osservi che la polarizzazione avviene anche rispetto al merito delle tesi sostenute. Gli Stati Uniti sarebbero fondati o sulla libertà o sull'oppressione: tertium non datur. Anche la capacità analitica di affrontare la complessità della storia è fin da principio bandita tra le possibilità.

 

Naturalmente non è da queste poche considerazioni che è possibile addentrarci nel merito della questione. Ma i riferimenti che Trump fornisce sono degli spunti interessanti e vale la pena evidenziali.

 

Innanzitutto Howard Zinn (1922-2010), storico e attivista statunitense, che nella sua Storia del popolo americano dal 1492 a oggi (pubblicato per la prima volta nel 1980) ha raccontato la storia degli Stati Uniti d'America spostando il focus dai presidenti e dalla classe dirigente alle persone escluse dalla storia ufficiale: poveri, nativi americani, schiavi di colore donne; quindi il 1619 Project del New York Times con il quale la celebre testata ha inteso porre al centro del dibattito pubblico il ruolo determinante di alcuni elementi che hanno caratterizzato la società americana e altri che permangono, magari sotto altre forme: dalla schiavitù al razzismo, dalla brutalità del capitalismo alle ineguaglianze.

 

Screditare ogni tentativo organico solo perché giunga a tesi opposte dalle nostre è un delitto contro la conoscenza. Per contro, ogni invito all'indagine storica è fondamentale, poiché la conoscenza del passato è sempre conoscenza presente, attuale.

 

Ogni azione è inevitabilmente politica; ciò che separa la buona dalla cattiva politica è misurato dalla disponibilità al confronto e dalla volontà di verità. Ogni seria politica fiorisce nel terreno fertile della cultura.

 

20 settembre 2020

 




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Per approfondire questi temi e la filosofia

che soggiace allo sviluppo del capitalismo liberista.

 

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