Astratto e concreto in Marx

 

L’affermazione che non esista una base filosofica del marxismo è piuttosto diffusa. Eppure è forse nell'opera più famosa di Marx, Il Capitale, che possiamo rinvenire quella logica dialettica che Marx trae da Hegel. Una delle questioni più interessanti riguarda il passaggio dall'astratto al concreto.

 

di Alessandro Tosolini

 

Wassily Kandinsky, Su bianco (I), 1920
Wassily Kandinsky, Su bianco (I), 1920

 

La questione del rapporto tra astratto e concreto è  fondamentale per comprendere il metodo dialettico marxiano, specialmente se si vuole contestare quelle interpretazioni di Althusser e Della Volpe che col pretesto di liberare il marxismo da Hegel, liberano il marxismo del suo fondamentale metodo dialettico.

 

Vediamo per esempio come Della Volpe, la cui scuola ancora oggi gode di qualche sporadico seguace, affermi che il metodo di Marx consiste nel « procedere ad astrazioni […] partendo dal concreto […] dal reale soggetto, ché in questo caso una società determinata, storica. » (Galvano della Volpe, Per una metodologia materialistica dell'economia e delle discipline morali in generale)

 

Questa affermazione potrebbe sembrare a prima vista coerente con l’impostazione marxiana. Lo stesso Marx nelle Tesi su Feuerbach affermava: « È nell'attività pratica che l'uomo deve dimostrare la verità, cioè la realtà e il potere, il carattere terreno del suo pensiero.» Ma anche nell’Ideologia Tedesca il nostro si prendeva gioco dell’astrattezza degli esponenti della sinistra hegeliana.

 

Eppure, esaminando più da vicino, la questione è molto più complicata di quanto sembri. La coppia astratto-concreto, infatti, non corrisponde assolutamente alla coppia teoria-prassi. Anzi, possiamo dire che la prima coppia è contenuta all’interno del primo lato lato della seconda (la teoria). 

 

Proprio su questa errata impostazione si fonda il concetto di Della Volpe di astrazione determinata. Una definizione che tenta di pensare i due momenti dell’astratto e concreto insieme. In tal modo, secondo Della Volpe, anche all’interno dell’astrazione si conserva il carattere concreto.

 

Per comprendere meglio il punto della questione è utile partire dalla Scienza della Logica di Hegel, uno degli autori più bersagliati da Della Volpe. In Con che si deve incominciare la scienza? contenuto nella Scienza della Logica, Hegel afferma:

 

« Quello che costituisce il cominciamento, il cominciamento stesso, bisogna quindi prenderlo come tale che non si possa analizzare, bisogna prenderlo nella sua semplice, non riempita immediatezza, eppero come essere, come l’assoluto vuoto. » (G.W.F. Hegel, Scienza della Logica)

 

Quindi Hegel afferma che il concetto dal quale bisogna partire non è un concreto (Hegel fa l'esempio dell'Io) ma è anzi il concetto più puro, più comune, più vuoto. Non è un caso che nella Scienza della Logica Hegel parta dai concetti più astratti e immediati, quelli di Essere e non-Essere, per poi giungere attraverso il loro sviluppo alle ulteriori determinazioni più elevate della logica. 

 

Fahrelnissa Zeid. La arena del sol (The Arena of the Sun), 1954
Fahrelnissa Zeid. La arena del sol (The Arena of the Sun), 1954

 

D’altronde però Marx si distingue da Hegel. Ed è su questo punto che insistono i fieri avversari di Hegel Della Volpe e Althusser. Il metodo di Hegel è astrazione e idealismo, affermano, va rifiutato, per lasciare posto alla scienza di Marx. D’altronde lo stesso Marx affermava:

 

« È per questo che Hegel cadde nell’illusione di concepire il reale come risultato del pensiero, che si riassume e si approfondisce in se stesso, e si muove spontaneamente, mentre il metodo di salire dall’astratto al concreto è solo il modo, per il pensiero, di appropriarsi il concreto, di riprodurlo come qualcosa di spiritualmente concreto. Ma mai e poi mai il processo di formazione del concreto stesso. » (Marx, Grundrisse)

 

E però notiamo che qua Marx critica Hegel non tanto perché parte dall’astratto per giungere al concreto. Ma perché nel suo partire dall’astratto, perde di vista il concreto, anzi pensa di produrre il concreto tramite il solo moto di astrazione. Quindi esponendo il metodo marxiano come concreto-astratto-concreto Galvano della Volpe opera un grosso fraintendimento di come opera Marx nel Capitale. 

 

Ora bisogna cercare di sviscerare il reale significato di ciò che Marx intende con “astratto” e “concreto”. Marx intende il termine astratto come più semplice, più unilaterale, meno sviluppato e il concreto è invece lo stesso astratto ma sviluppato ed espresso in tutti i suoi nessi.

 

Nelle parole del filosofo sovietico Ilyenkov: «concreto e concretezza sono sinonimi di connessione reale di fenomeni, di concatenamento e di interazione di tutti i lati e i momenti d’un oggetto dato sensibilmente alla coscienza umana.» (Evalid Ilyenkov, La dialettica dell'astratto e del concreto nel Capitale di Marx )

 

Concreto è quindi qui inteso come “unità del molteplice”, cosa che può sembrare paradossale visto che nella classica gnoseologia è l’astratto ciò che unifica il molteplice, a partire dalle sensazioni. Vediamo invece la definizione di astratto: «La parola “astratto” […] acquista il significato di “semplice”, non sviluppato, unilaterale, frammentario, “puro”[…].» (Ivi.)

 

In tal senso l’astratto non solo non è un termine negativo, ma è un momento positivo della conoscenza, che consente di elevare i fenomeni rispetto alla semplice immediatezza sensibile.

 

Piet Mondrian, Fattoria presso Duivendrecht, 1916
Piet Mondrian, Fattoria presso Duivendrecht, 1916

 

Marx applica lo stesso metodo nel Capitale. Infatti lungi dal partire dal concreto immediato, Marx parte dalla forma più semplice di tutte, ovvero la forma di valore, per poi svilupparla più concretamente nella forma denaro, nel salario, nella merce ecc. In ciò non vi è nulla di diverso da come Hegel sviluppa il suo ragionamento nella Scienza della Logica.

 

Ma allora, se non è questa la differenza tra Marx ed Hegel, in che cosa consiste? Per comprendere questa differenza, dobbiamo delineare la differenza esistente tra materialismo e idealismo. Questa differenza viene spesso erroneamente posta nella credenza in una realtà esterna. Ma la credenza in una realtà esterna è propria anche dell’idealismo oggettivo hegeliano, e ciò non lo definisce come meno idealistico.

 

La reale differenza tra materialismo e idealismo è stata ben sottolineata da Max Horkheimer nello scritto Materialismo e metafisica 

 

« Mentre la dottrina idealistica concepisce i suoi diversi sistemi come tentativi di risposte al problema eternamente uguale, all’enigma eternamente uguale, e ama discorrere del ragionamento dei filosofi protrattosi nei millenni […] la posizione materialistica implica il suo essere determinata essenzialmente dai compiti da affrontare di volta in volta. »

 

Ovvero, per usare le parole di Ilyenkov: « La pratica risulta così l’unico criterio che consente di astrarre e di individuare analiticamente con sicurezza la determinazione che esprime una forma attributiva dell’essere dell’oggetto. »

 

La differenza dunque tra il metodo di Hegel e quello di Marx non è da trovare nel diverso ruolo dell’astratto e del concreto. In entrambi i casi vi è questo passaggio. In questo senso la Scienza della Logica di Hegel è un utile testo per comprendere i fondamenti del metodo marxiano.

 

La differenza principale è che in Hegel la pratica non ha alcun ruolo. Le problematiche vengono affrontate da un punto di vista speculativo, come auto-movimento del pensiero stesso. Mentre in Marx i ragionamenti sono determinati di volta in volta dalla situazione, dalla pratica concreta. Pratica che però è ben diversa dal “concreto”. Concreto e astratto sono due momenti della teoria, non separano la teoria e la pratica.

 

Ne consegue che nel tentativo di determinare il metodo marxiano indipendentemente da Hegel, Della Volpe finisce piuttosto lontano anche da Marx. L’astrazione determinata di Della Volpe, in cui il concreto deve essere sempre contenuto nell’astratto, confonde e unisce due momenti che fanno entrambi parte della teoria, come egli afferma «una sintesi che è anche analisi» (ivi.), prendendo il concreto non nel senso marxiano ma nel senso empiristico di contenuto percettivo. 

 

La risposta che la differenza tra Hegel e Marx sta nel concetto di prassi ovviamente lascia molto più delusi della risposta dellavolpiana che individua questa differenza dal punto di vista meramente speculativo. Questo perché il concetto di prassi non si lascia determinare che nella pratica stessa e non costituisce un solido fondamento teoretico. Ma d'altronde anche in questa indeterminatezza sta il rischio di ogni teoria. 

 

13 giugno 2022

 

 








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