Le ragioni dietro le argomentazioni

 

Le argomentazioni a sostegno di una tesi non esauriscono mai il “pensato” a cui quel linguaggio intende riferirsi.

 

di Simone Basso

 

Renato Guttuso, "La discussione" (1957)
Renato Guttuso, "La discussione" (1957)

 

Ogni azione che si compie è il risultato di una scelta mossa da intenzioni, motivazioni, obiettivi e giustificazioni, sebbene queste possano risultare miopi, lacunose e contraddittorie. Talvolta infatti le ragioni che motivano a prendere una certa decisione o ad assumere un determinato comportamento appaiono vaghe e indefinite, qualcuno direbbe persino “inconsce”; in altre occasioni invece le motivazioni appaiono estremamente chiare e puntuali, dando generalmente l’impressione, in questi casi, di avere a che fare con una scelta presa in maniera consapevole e ponderata. Nel primo caso le azioni vengono spesso considerate “immotivate” o “insensate”, nel secondo invece si tende a considerarle come azioni sensate e ragionevoli. 

 

Lo stesso dibattito filosofico nasce e si costituisce a partire dai dibattiti, dalle “discussioni”, dall’insieme delle argomentazioni che si sviluppano in seno ad ogni forma di confronto. Le opinioni e i relativi argomenti, che si avvicendano gli uni agli altri, sin dalle origini della filosofia, sono l’espressione del procedere dialettico che accompagna l’approfondimento e la ricerca in ogni questione. 

Argomentare il proprio pensiero attraverso il linguaggio in maniera chiara, risulta quindi fondamentale sia nella comunicazione con gli altri – per far comprendere a pieno ciò che si intende sostenere e in questo modo rispondere ad eventuali obiezioni – sia per mettere alla prova, nei confronti di se stessi, ciò che si afferma, nel continuo dialogo interiore che caratterizza ogni pensare. La chiarezza argomentativa rappresenta un aspetto fondamentale nella ricerca dei meriti e delle criticità di quelli che sono i diversi fattori e le differenti opinioni che si stanno prendendo in considerazione nel corso di un ragionamento. 

 

Va sottolineata però una considerazione ulteriore che è necessario tenere ben presente ogni volta che si riflette sull’importanza di una buona comunicazione. 

 

L’argomentazione è il modo in cui un pensiero trova espressione, ma quest'ultimo non può essere ridotto al modo in cui linguisticamente viene affermato. L’argomento filosofico, elaborato in seno ad una discussione rigorosa e ricca di argomentazioni in constante raffronto tra loro, si rivela fruttuoso e funzionale al miglioramento della comprensione di una determinata questione, solo se si accompagna ad una comprensione profonda della tesi più complessa che con esso intende essere sostenuta.

 

 

 Paul Cézanne, "Il ragazzo con il panciotto rosso" (1880-1890)
Paul Cézanne, "Il ragazzo con il panciotto rosso" (1880-1890)

Gli argomenti non sono mai solo “parole”. La tesi che si intende sostenere per mezzo del linguaggio in ogni dibattito e confronto è sempre una rappresentazione parziale della più ampia “tesi” – ovvero del pensiero tout court –  che racchiude tutto l’insieme di significati e ragioni che costituiscono il non detto di ogni affermazione, e che sono il riferimento a cui ogni nostro tentativo di esplicitazione prova a dare voce. Il pensiero infatti non si riduce mai alla mera somma delle argomentazioni presentate a favore della tesi che lo intende esprimere, ma si compone anche di tutto l’inespresso, ovvero di tutti i gesti, i sentimenti, le esperienze a cui il soggetto intende dare espressione, e che in quel comunicare vede parzialmente rappresentati. Questi infatti, appare chiaro, non possono essere riportati per intero nel corso di un dibattito, eppure ne sono gli elementi costituivi.

 

La filosofia non si limita ad essere una sequenza impeccabile di argomentazioni rigorose. Certamente, di tali argomentazioni una buona filosofia non può fare a meno, in quanto da quel rigore trae nutrimento e linfa vitale per il suo sviluppo; è bene ricordare però che la filosofia non può essere ridotta al susseguirsi di risposte illuminate che derivano dalle dispute intrattenute. Essa, in aggiunta, si compone di quel variegato insieme di motivazioni, pensieri e vissuti che sono ancora ben lontani dal sedimentarsi in un discorso coerente e lineare, ma che spesso rappresentano il punto di partenza da cui è destinato a prendere forma un nuovo ragionamento e una nuova consapevolezza. 

 

« L'atto filosofico per eccellenza è scoprire un problema in ogni soluzione. » (Nicolás Gómez Dávila, Notas)

 

Non può esservi affronto più grave nei confronti della filosofia, di colui che, di fronte alla problematicità argomentativa dell’opinione altrui, pretende di aver esaurito ogni possibile spazio di confronto, barricandosi così nella sicurezza della propria soluzione; trascurando al contempo tutto il contenuto inespresso di chi non trova le parole per esprimerlo. Per quanto si possa provare a definire una scelta come “inconsapevole”, immotivata oppure mal argomentata, la complessità che dietro di essa non può mai essere sottovalutata. È solo concedendo lo spazio ad un’esposizione ancora problematica e lacunosa, che potrà andarsi a definire l’innovativa evoluzione di un pensiero, il quale, determinando le scelte e i comportamenti potrà così concretizzare la realizzazione piena del miglioramento auspicato. Costringendo con le spalle al muro l’opinione e la problematicità che ancora non è riuscita ad esprimersi, si mette a tacere l’inespresso in cui dimora ogni nuova consapevolezza.

 

Il rigore argomentativo va perseguito, nel corso di una discussione, nella misura in cui può rivelarsi utile e funzionale a far emergere e superare eventuali contraddizioni, prestando attenzione che non si tramuti in un mezzo per mettere a tacere e annichilire la ricchezza e il potenziale di quella ricerca, ancora senza voce, che è parte essenziale di ogni percorso filosofico.

 

14 giugno 2021

 








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