La forza e il sostegno della cultura e delle tradizioni

 

La cultura dalla quale deriviamo e alla quale siamo chiamati a dare nuova forma è ciò di cui non possiamo fare a meno, l’abito che indossiamo ogni giorno e per il quale dev’essere portata la giusta cura. 

 

di Simone Basso

 

Hubert Robert, "Il Ponte Salario" (1775)
Hubert Robert, "Il Ponte Salario" (1775)

 

Troppo spesso i valori trasmessi dalla cosiddetta tradizione e dalla propria cultura, vengono visti, da una parte, come retaggi retrogradi e dunque come segni di un passato da superare e di cui disfarsi in fretta, dall’altra, come uniche certezze rispetto alle quali qualsiasi tentativo di messa in discussione e cambiamento appare aprioristicamente nemico e quindi indiscutibile.

 

Le tradizioni sono un aspetto particolare del termine più generale “cultura”. Con “tradizioni” ci si riferisce a ricorrenze, festività, ritualità, diffusamente conosciute e spesso anche istituzionalmente celebrate. Al concetto più esteso di cultura, invece, pertengono, non solo il patrimonio dei maggiori capolavori architettonici, artistici, letterari caratteristici di un certo territorio o popolo, ma anche tutte quelle azioni, quegli atteggiamenti, quei tratti psicologici e sociali, spesso dati per scontato, che caratterizzano gli stili e i modi di vita degli individui nella loro quotidianità. I segni identificativi di una certa cultura sono quei comportamenti che nel tempo, a seguito di una credenza comune o dell’acquisizione di una determinata abitudine da parte di più persone, vengono tramandati, di generazione in generazione, fino a sedimentarsi nell’habitus di un gruppo o di società intere. I tratti culturali possono riguardare i campi più svariati: dalla diversa modalità di organizzazione dell’apparato amministrativo di uno Stato fino all’individuale ed intima maniera di ridere e di relazionarsi con gli altri.

 

Ogni azione si può dire culturalmente connotata in quanto non risponde solo alla soddisfazione di un bisogno, né si limita ad essere il mero adempimento di una necessità; ogni azione esprime, in una certa misura, parte della cultura in cui chi la compie è immerso, in quanto rappresenta un modo particolare in cui quella necessità viene soddisfatta. Si veda ad esempio come la medesima necessità di mangiare e nutrirsi venga soddisfatta da cucine diversissime tra loro in giro per tutto il mondo. In ogni azione quindi non viene affermato il solo obiettivo “materiale” in vista del quale la si compie, ma anche quel particolare modo con cui la finalità viene raggiunta. Inoltre, a caratterizzare le abitudini di interi popoli vi partecipano un elevatissimo e complesso novero di fattori tra i quali la posizione, la geografia del luogo, il clima, la presenza di altri gruppi, la relazione instaurata con essi, particolari avvenimenti, l’emersione e il successo di singoli individui carismatici e via dicendo…

 

Nei tratti culturali è racchiusa la storia di svariate generazioni, delle loro scelte, delle ragioni che le hanno determinate, delle motivazioni che le hanno mosse. Nella cultura viene tramandato quindi non solo il singolo gesto, ma l’intero percorso che è andato a definirlo. La cultura, dalla quale si è educati e della quale si è inevitabilmente impregnati, travalica i singoli individui, per questo è così importante e costituisce le fondamenta di ogni nostro arricchimento e miglioramento. In un’ottica più generale la forza della tradizione, del retroterra culturale, da cui ognuno proviene in diverse forme, sta proprio nella storia, fatta di tentativi, enormi risultati e grandi fallimenti, di cui gli individui e le generazioni precedenti hanno fatto esperienza.

 

La cultura riesce a far sì che determinati valori vengano tramandati alle generazioni successive anche quando non riconosciuti con chissà quanta consapevolezza intellettuale da tutti coloro che nella loro vita quotidiana li vanno parzialmente a riaffermare. Si pensi ad esempio alla coltivazione, ambito nel quale si sono sviluppate tecniche nell’antichità estremamente efficaci per migliorare il raccolto senza che se ne conoscessero le precise ragioni biologiche del loro funzionamento. Così attraverso la trasmissione culturale molte conoscenze vengono imparate e praticate ancora prima di essere pienamente apprese e valutate. Le conoscenze trasmesse fungono da punto d’arrivo per i propri antenati e rappresentano il punto di partenza per le nuove generazioni. Ma questo passaggio, grazie alla trasmissione culturale, non avviene in tempi diversi tra il momento dell’imparare e il momento del mettere in pratica. Così facendo il processo di insegnamento non viene scisso dalla sua effettiva realizzazione. Questo tramandare diviene il motore capace di dare avvio ad un approfondimento delle conoscenze che parzialmente già si mettono in pratica, in maniera tanto più forte ed efficace, quanto più consapevole.

 

J. Miro, "L'orto con asino" (1918)
J. Miro, "L'orto con asino" (1918)

 

La potenza della cultura permette la trasmissione e l’affermazione di importanti conoscenze ed abitudini anche in chi non dispone di una vasta conoscenza delle argomentazioni a loro favore, ma ne ha solo sperimentato le conseguenze nella propria esperienza. La cultura offre la possibilità a tutti di assimilare determinati valori, almeno ad un certo grado, che poi con il lavoro individuale possono essere approfonditi e arricchirsi maggiormente. La cultura radica i valori talmente in profondità, negli stili di vita e nelle abitudini, da far sì che vengano conosciuti anche da coloro che a parole non li saprebbero esprimere e che di conseguenza non saprebbero sostenerli con argomentazioni e conoscenze scientifiche formate. È importante che ciò avvenga in quanto il singolo individuo non può specializzarsi in ogni forma di conoscenza, di cui usufruisce nella vita di tutti i giorni e a cui i suoi predecessori, sono giunti, ma ne può continuare in ogni caso una parziale trasmissione, attraverso la partecipazione alle tradizioni e ai riferimenti culturali, con una certa dose di consapevolezza che, pur essendo sempre bene ampliare, per certi argomenti rimarrà minima. Tali conoscenze si radicano nel suo “abito” culturale. Egli risulta così essere il depositario, non solo dei campi d’interesse a cui ha deciso di dedicarsi, ma dell’intero sistema culturale a cui è partecipe; del quale, più gli è stato possibile approfondire nelle sue specifiche parti e nelle relazioni che le legano una all’altra, più riuscirà ad avere una visione d’insieme.

 

Questo riconoscimento di valori insiti in una certa cultura, rappresenta un punto cruciale nello studio del fenomeno culturale. La forza della trasmissione implicita per via culturale però comporta anche rischi rilevanti. Questo meccanismo infatti non garantisce che ad essere tramandati siano i comportamenti migliori. Capita così che vengano fissate nelle proprie abitudini, alcuni modi d’agire e di pensare sia positivi che negativi. In questo caso emerge il problema insito nella trasmissione implicita della cultura, ovvero, il fatto che, proprio perché non vengono ben valutate scelte e abitudini errate, esse continuino ad essere reiterate ciecamente.

 

J. Jordaens, "Il re beve" (1638)
J. Jordaens, "Il re beve" (1638)

 

Il rischio, che spesso si realizza, è quello di rinunciare a comprendere e a mettere in discussione il valore trasmesso dalla tradizione, accettandola semplicemente come una conoscenza acquisita o uno stile di vita non più modificabile. Questo atteggiamento, però, rappresenta la negazione della tradizione stessa in quanto nega proprio il processo attraverso il quale i suoi valori sono andati a costituirsi, ovvero la continua ricerca della soluzione migliore alle problematiche emerse di volta in volta nelle diverse esperienze. Ammettere l’importanza imprescindibile della storia e delle conquiste dei propri predecessori, non esime dalla necessità di adoperarsi perché, di quel che viene tramandato, si prediliga ciò che è migliore. Le tradizioni, così come la cultura in generale, sono ricche di valori; ma perché tale affermazione non divenga un’ipocrita astrazione è necessario distinguere in esse gli aspetti buoni che meritano di essere trasmessi, da quelli che non lo sono e che al contrario rappresentano gli errori che si continuano a perpetrare. 

 

Questa doppia valenza che assume la trasmissione della cultura ci riporta quindi al punto iniziale della questione. Ogni miglioramento, sia a livello culturale che individuale, può avvenire solo sulla scorta dei risultati fino a quel momento ottenuti. In quest’ottica è importante adoperarsi per il superamento della dicotomia che vede da una parte il non riconoscimento dell’importanza della cultura, ovvero delle fondamenta da cui unicamente può derivare la possibilità di ogni cambiamento positivo; dall’altra l’incapacità di affrontare le sfide che la necessità del cambiamento porta con sé, fossilizzando tanto le conquiste quanto gli errori fino a quel punto compiuti.

 

26 luglio 2019

 








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