"Del più e del meno"

 

Nella nostra società capitalista, stiamo vivendo sempre più in "superficie". E molti programmi televisivi, oggi, sono tra i nostri migliori ritratti...

 

Intorno agli anni '60 del secolo scorso la Rai presentava una trasmissione intitolata “Non è mai troppo tardi” e a presentarla con tutto il suo entusiasmo c'era un giovane maestro elementare, Alberto Manzi. Grazie a lui e anche grazie alla televisione circa un milione e mezzo di italiani riuscì a ottenere la licenza elementare e a combattere una delle piaghe che compariva al tramonto della seconda Guerra Mondiale: l'analfabetismo

 

E oggigiorno? La televisione ha ancora una funzione educativa? Si fa ancora portavoce di ideali? Aiuta a trasmettere valori? Oggi, forse, è Internet, rispetto alla televisione, ad avere più facilità nell'assumere tale ruolo e ad essere più utile nel comunicare con più persone – se lo si sa usare. È infatti più rapido, maggiormente raggiungibile e un mezzo che permette di fare più cose: leggere, scrivere, ascoltare musica, guardare un film. Con la televisione guardi e basta. Essa è diventata un mezzo per rilassarsi: dopo una giornata di lavoro, per esempio, si torna a casa e si guarda un film. 

 

Ma rilassarsi implica banalità? Il problema, infatti, è che purtroppo moltissimi programmi che vengono trasmessi, oggi, vengono classificati come “trash”, che significa “immondizia”, “idiozia”. Sembrerebbe che la loro funzione sia quella di divertire le persone, cioè di distrarle con qualcosa di “leggero”, di farle ridere. Il punto però è che questi programmi trattano temi come l'amore, l'amicizia, lo stare insieme o problematiche odierne con assenza di pensiero critico e attraverso il riso, il pianto, i litigi, gli scherzi e le oscenità “annegano” nella banalità. I sentimenti vengono sporcati, macchiati dalla superficialità, non vengono capiti, venendo, appunto, travolti da idiozie prodotte dall'assenza di un'analisi, di una riflessione. E avendo come base i rifiuti dei comportamenti e delle parole è chiaro che nel momento in cui vengono fatti discorsi, che parrebbero essere seri, cioè avere un senso ed essere il frutto di una critica, questi stessi discorsi in realtà non potranno mai essere tali per il fatto che la loro base è la banalità, la superficialità. È necessario ricordare che le espressioni del volto, le parole che vengono pronunciate dai conduttori/conduttrici o dal pubblico in sala o dai concorrenti di quel programma, seguono un  copione che si chiama denaro. E quindi anche se i discorsi possono sembrare persino rivoluzionari perché vanno contro a luoghi comuni sbagliati, oppure perché sembra che chi li pronunci lotti e “ci metta la faccia” contro svariate ingiustizie, bisogna pensare che questa gente viene pagata per dire quello che deve dire, come lo deve dire, e quando lo deve dire. Il valore o gli ideali sono assenti in quello che si dice proprio perché l'unico motore è appunto il denaro. 

 

Ma d'altronde cosa ci si può aspettare da una società capitalista come la nostra? La televisione oggi per gran parte dei programmi – non tutti ovviamente – è diventata il migliore ritratto della nostra società: dello spreco, della perdita dei valori, del vendersi a qualsiasi prezzo, dell'essere perennemente insoddisfatti alla ricerca di una vera soddisfazione, del sentirsi protetti nel proprio orticello e girarsi dall'altra parte quando il nostro vicino di Stato annega, dell'essere considerati per quanto produci e/o per quanto vali. Non fa vedere questo la televisione? 

 

I concorrenti, per esempio, devono decidere tra svariate ragazze quella che a loro "piace" di più o il contrario, e ciò che è l'intimità di un rapporto, la fedeltà, la ricerca di un valore, trovare l'armonia che unisce, tutto questo è assente. Ci sono litigi a cui seguono finti baci a cui seguono litigi di nuovo. E milioni di spettatori che guardano queste marionette e si divertono pure! E nelle cosiddette discussioni che vengono fatte, la gente si parla sopra e non si capisce niente di quello che viene detto. C'è una mancanza di rispetto reciproco in determinati programmi che è una cosa allucinante! 

 

Se guardiamo queste trasmissioni, ci guardiamo allo specchio: siamo diventati la gente “del più e del meno”, parliamo del più e del meno, viviamo in superficie, accumuliamo denaro, amori, amicizie, dolori e poi quando ci stanchiamo li buttiamo via come se niente fosse.  Non si riesce a vivere davvero in profondità ciò che accade. 

 

C'è un senso in ogni cosa che facciamo e ogni nostra azione essendo frutto di un pensiero ha bisogno di essere capita fino in fondo, bisogna scavare e cercare di trovare il vero. Perché quando capita una disgrazia o una tragedia, se abbiamo vissuto fino a quel momento nella banalità, dopo non riusciremo mai a trovare un briciolo di pace, e rischieremo di intossicarci di pasticche per cercare almeno di respirare. Ecco perché al dolore, alla rabbia stessa, quando si vedono in programmi trash, non si può dar loro la minima considerazione proprio perché si viene presi in giro; ma siccome, come si diceva prima, la televisione non è altro che il nostro ritratto ecco che siamo noi stessi che ci inganniamo: produciamo l'inganno e ridiamo dell'effetto. Preferiamo commuoverci con “le storie d'amore” o le “amicizie” che nascono in uno studio tv, o in un'isola, piuttosto che piangere con Romeo e Giulietta, creazione del grande Shakespeare. Ci annoia il fuoco, la passione della poesia preferendo i rifiuti prodotti da una finta storia d'amore alimentata dal denaro. 

 

E non è con la banalità che ci distraiamo dai nostri problemi, anzi li peggioriamo ancora di più proprio perché cerchiamo di fuggirli e cadiamo in un burrone vuoto di vere e profonde emozioni. Non dobbiamo farci defraudare, cioè farci privare di ciò che ci spetta, ossia della verità! 

 

 

E allora “si lasci la parola al nostro e sempre caro amico” Petrarca che per tutta una vita ha cercato – come tanti altri prima e dopo di lui – di riportare a parole una scintilla d'amore, senza bassezze, senza frivolezze, tentando il più possibile di scorgere il vero e non scappando da un dolore ma vivendolo fino in fondo:  

 

Benedetto sia 'l giorno, e 'l mese, et l'anno, 

et la stagione, e 'l tempo, et l'ora, e 'l punto

e 'l bel paese, e 'l loco ov'io fui giunto

da' duo begli occhi che legato m'ànno;

 

et benedetto il primo dolce affanno

ch'i' ebbi ad esser con Amor congiunto,

et l'arco, et le saette ond'i' fui punto, 

et le piaghe che 'nfin al cor mi vanno.

 

Benedette le voci tante ch'io 

chiamando il nome de mia donna ò sparte,

e i sospiri, et le lagrime, e 'l desio;

 

e benedette sian tutte le carte

ov'io fama l'acquisto, e 'l pensier mio, 

ch'è sol di lei, sì ch'altra non v'à parte. 

 

8 maggio 2019

 








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