“Natura”: una confusione concettuale

 

Spesso capita di tirare in ballo, in discussioni sull'eticità di certi comportamenti, il concetto di natura o contro-natura come una sorta di knockout teoretico immediato nei confronti della tesi altrui. In realtà questo concetto è abbastanza confuso e una analisi approfondita mostra non poche perplessità sulla sua possibilità di utilizzo. 

 

 

Spesso la critica che viene mossa alla filosofia, in particolare alla “storia della filosofia”, è che essa si riveli essere una mera “storia del pensiero” slegata dal presente, al livello di uno studio della mitologia. Ma proprio la storia della filosofia, se ben compresa, ci mette di fronte a problemi che ci riguardano tuttora, spesso fornendo strumenti concettuali per risolvere il problema stesso.  

 

Prendiamo uno dei filosofi più importanti del Novecento: Ludwig Wittgenstein. Sin dai primi anni, e in modo più accentuato nelle riflessioni successive, Wittgenstein ha insistito su come spesso alcuni problemi (o alcune risposte a problemi) “filosofici”, intendendo con filosofica ogni discussione che affronta il “senso delle cose”, contenessero al loro interno delle “crepe”: fossero ovvero il frutto di “confusioni linguistiche”. Spieghiamoci meglio: per Wittgenstein tutte le manifestazioni della vita umana sono radicate in strutture di carattere sociale, che egli chiama Lebensformen (“forme di vita”). Tra queste manifestazioni ritroviamo anche il linguaggio, che articola il pensiero stesso. Nel nostro uso del linguaggio una parola può assumere vari usi, ovvero si può collocare in vari “giochi linguistici” (Sprachspiele). Può capitare di scambiare usi differenti dello stesso termine e quindi utilizzare impropriamente una parola in un gioco linguistico, creando quella famosa "confusione" di cui si è parlato prima. 

 

Wittgenstein ci ha offerto un potente mezzo di analisi ed egli stesso ha utilizzato questo per alcune sue indagini. Ora, proviamo a farlo nostro e mettiamolo in pratica in un preciso campo: analizziamo uno dei concetti più usati nei dibattiti comuni e non, quello di “natura”. Questo è applicato in vari contesti, ma soprattutto a proposito della eticità o meno di certi comportamenti (omosessualità, aborto, etc.). Chiediamoci allora cos'è che intendiamo quando parliamo di natura. Ad esempio sulla presunta “contro-natura” dell'omosessualità.  Applicato in questo discorso, quale significato dovrebbe assumere il termine “natura”? Perché se per natura si intende il ciclo biologico che accompagna gli animali, è evidente allora che l'uomo si sia svincolato col tempo da questo ciclo e in questo caso le azioni “contro-natura” commesse sarebbero innumerevoli. Questo ciclo non si rivela così "necessario" per l'uomo oramai. Infatti l'uomo non ha più alcuna necessità di riprodursi per accrescere in numero gli esemplari della specie. E per quanto riguarda quel concetto di autosopravvivenza, è evidente  (basti vedere la possibilità del suicidio) che non sia valido in ogni azione umana. Le sovrastrutture, per dirla con Marx, hanno sovrastato e annullato la necessità della struttura stessa.

 

 

Se con natura intendiamo quel “sostrato animato”, una sorta di anima mundi che dal sottosuolo si muove e permea ogni essere vivente, beh, siamo ancora ai concetti del naturalismo rinascimentale e magari ancorati all'idea di natura come volontà di un Dio infinitamente buono, onnipotente e onnisciente che vuole determinate cose e ne permette l'esatto contrario. Non è questa una contraddizione? Analizziamo bene lo scenario da un punto di vista “cattolico”: un Dio infinitamente buono, onnipotente, onnisciente può, sa e vuole il bene di ciascuno di noi, delle sue “creature”. Eppure ci permette di fare il male. Se l'omosessualità è un peccato contro Dio, perché ci è permesso (creandomi un certo modo) di contraddire il suo volere? Non sarebbe stato meglio per tutti vivere beatamente la nostra vita, magari anche nell'illusione di libertà? Non sarebbe questo il migliore dei mondi possibili? E invece no: per il cattolico doc nel mondo odierno il male si insidia in tutte le forme, tra cui quella della “perversione erotica”, che non segue il bon ton dell'ideale buon marito cristiano. Anche qui è ovvia una falla logica.

 

Allora? Cos'è la natura? L'insieme dei fatti che avvengono? Utilizziamo questa definizione per non incorrere nella cattiva metafisica precedente? Ma se “natura” è l'insieme dei fatti che avvengono, allora non può esistere un "contro-natura" e anche l'omosessualità, che è un fatto reale (e qui siamo tutti d'accordo oggi, no?), è secondo natura. 

 

6 maggio 2019

 








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