Il nostro benessere è destinato ad essere un fuoco di paglia della storia, perché il baratro che si para di fronte a noi mette in mostra tutti i limiti di questo tipo di progresso “scorsoio” e delle fondamenta su cui si regge: nello stesso momento ci troviamo a dover affrontare guerre, recessione economica, pandemia, riscaldamento globale, inquinamento, siccità e carestia, perdita della biodiversità. Di fronte ai suddetti eventi il futuro si prospetta così cupo da farci persino rivalutare lo “splendente” passato da cui veniamo: a che prezzo tale progresso è stato ottenuto? A cosa ci ha portati?




Quella di Kafka è una vita che si può definire come una lotta tra la sua persona e il mondo fuori, tant’è che l’autore scrive spesso di sentirsi come uno spettatore in balia della corrente, del flusso di vita, che guarda ciò che accade intorno. Egli rimane chiuso e sospeso in un microcosmo nella sua mente, dal quale non riesce a liberarsi. Per questo preferisce essere demolito dall’esterno e dalla sua solitudine esistenziale perché solo così, solo spezzandosi riesce a capire e rappresentare il mondo: un mondo pieno e vitale nella sua insignificanza.




Che cos’è un dispositivo tecnologico e come opera? Secondo quali criteri e principi si sviluppa la sua interazione con l’essere umano? A partire da questi interrogativi, cercheremo di far emergere il concetto di vulnerabilità, strettamente intrecciata al rapporto fra etica e tecnologia.




Nel novembre del 1859 esce la prima edizione de l’Origine delle specie di Charles Darwin, un libro che entrerà nella ristretta cerchia di quelle opere che hanno dato il via ad una rivoluzione concettuale. La portata rivoluzionaria della teoria dell’evoluzione è l’abbattimento della credenza che le specie siano immutabili e che permangano nello stato in cui sono state create. L’uomo non è quindi una creatura speciale, anche lui ha una storia: un tempo non esisteva e nel futuro si estinguerà.




L’interfacciarsi del pensiero con la realtà del Divino non è mai statica ma dinamica. Il parlare di Dio non è una “sublime ricapitolazione” com’ebbe a definirla il venerabile Jorge de Il nome della rosa. Quale arroganza acceca l’uomo che pensa di esaurire con la sua ragione l’Inesauribile … 

Tradizionalmente, la filosofia e la teologia hanno concepito Dio alla stregue del parmenideo “Essere assolutamente necessario” (ontoteologia). Questa concezione, però, è stata messa in discussione da filosofi come Luigi Pareyson. Pareyson ha visto in questa concezione, ‘necessitarista’, un elemento di svilimento del Divino. Dio dovrebbe essere concepito invece come Libertà assoluta. Nel seguente articolo andremo a ripercorrere i punti salienti della concezione di Pareyson.


di Alessandro Tosolini


L’affermazione che non esista una base filosofica del marxismo è piuttosto diffusa. Eppure è forse nell'opera più famosa di Marx, Il Capitale, che possiamo rinvenire quella logica dialettica che Marx trae da Hegel. Una delle questioni più interessanti riguarda il rapporto tra astratto e concreto.



di Cristina Tessarollo


Non verrà un momento in cui si starà vivendo il futuro, se non lo consideriamo già parte del presente, se già non rendiamo presente – iniziando a realizzarlo – ciò che ci auguriamo. Ogni singolo giorno è parte di esso, ogni giorno presente è già un giorno futuro.  



di Antonio Tricoli


È opinione comune che l’uomo moderno disponga degli strumenti tecnologico-scientifici di cui si serve in vista del soddisfacimento degli scopi che decide di imporsi. La presa di coscienza di tale opinione ne attesta la veridicità? A tale quesito, una risposta interessante e particolarmente lucida ci è offerta dal pensiero di Emanuele Severino.



di Fausto Trapletti


Tra amore e giustizia pensati come principi normativi della prassi c’è, ci può essere o ci deve essere una dialettica, oppure sono vicendevolmente escludenti? 






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