La censura è un'arma spuntata

 

Non c’è dubbio che quello verso Scurati sia un deprecabile atto censorio, e forse una sconfitta sul piano tattico da parte di Meloni che ha ottenuto l’opposto di quanto voleva. Ma sul piano strategico non c’è miglior egemone di chi può scegliersi i propri nemici, e Giorgia ne ha scelto uno le cui idee sono in sostanziale continuità con le sue. Le vere voci sovversive non verranno manco mai invitate in RAI. Geniale e terribile.

 

di Alberto Pilotto

 

 

Sono giorni che ci martellano con questa storia che la RAI è sotto attacco da parte del governo. Prima l’addio ad alcuni dei conduttori che hanno fatto la fortuna del servizio pubblico degli ultimi anni (Amadeus, Fazio, Berlinguer, Augias, ecc.). Poi l’allarme lanciato dall’USIGRAI attraverso i notiziari, secondo cui il governo vorrebbe rendere la rete nazionale un megafono delle sue politiche – più di quanto non lo sia già ndr. Infine, la “censura” di Antonio Scurati che ha portato la conduttrice Serena Bortone a leggere il suo discorso antifascista preparato per il 25 aprile in diretta.

Dei conduttori non ce ne frega niente, siamo tutti stanchi di vedere il faccione ovale di Amadeus accompagnato dal suo vocione e dalle sue risate scanzonate. Magari ci sarà un po’ di ricambio e qualche faccia nuova. Gli altri li vedremo comunque altrove.

È molto più interessante il polverone alzato dai vertici Rai che, censurando il discorso di Scurati, hanno fatto in modo che venisse invece rilanciato prima sulle reti nazionali grazie al nobile gesto di Serena Bortone e poi su tutti i social. Ha raggiunto molte più persone di quante ne avrebbe raggiunte se fosse passato senza problemi in quella trasmissione con ascolti mediocri.

 

Ormai non è più la televisione che decide quali sono gli argomenti importanti di cui parlare e quali invece non sono degni di essere raccontati. Ciò che avviene in televisione e al loro interno assume importanza se viene rilanciato dai social: è quello il luogo di informazione e formazione dell’opinione pubblica. La stessa denuncia dell’USIGRAI sulle nuove norme emanate dal governo per quanto riguarda le reti nazionali è diventata virale solo un paio di giorni dopo la lettura in diretta del comunicato, quando ha cominciato ad essere rilanciata sui social. Prima di allora, era rimasta praticamente inascoltata.

 

Anche quel monologo sarebbe stato uno tra i tanti, si sarebbe disciolto nella corrente, se non fosse stato ammantato dall’aura eroica della vittima di censura. Questo ci insegna che la censura ormai è un’arma spuntata, oltre che inutile. Inutile perché il flusso di informazioni che circola in rete è inarrestabile; spuntata perché ha l’effetto opposto di far passare da eroe chi la subisce. Fosse passato in Rai quel monologo nessuno se lo sarebbe cagato manco di striscio. Nell’immenso mare di informazioni, tendenze, notizie che passa sui social e fuori è davvero difficile che qualcosa di noioso e ripetitivo come un monologo sull’antifascismo faccia notizia, ed è invece molto più facile lasciare che affondi nel mare dell’irrilevanza.

 

Siamo sommersi da troppe informazioni. Il baccano comunicativo impedisce la costruzione di una conoscenza, di un messaggio o di una narrazione veramente duraturi. Ormai tutte le notizie si perdono nel flusso della corrente. Censurarle, però, le aiuta a contraddistinguersi, a diventare virali. La censura è la mano del potere oppressivo che si abbatte sul singolo, fa paura perché è violenta. Invece noi siamo liberi di dire ciò che vogliamo ma nel contempo ciò che diciamo rimane assolutamente insignificante all’interno del dibattito pubblico. Vengono dette talmente tante cose che nulla riesce ad emergere; e ciò che emerge, qualsiasi polemica, caso, dibattito, la corrente lo trascina via in poco tempo.

 

È un ottimo meccanismo: molto più efficiente della censura, molto più gentile, cordiale. Non crea un diretto impedimento a pensare, parlare, scrivere, pubblicare. Semplicemente fa in modo che ciò che viene pensato, detto, scritto, pubblicato, fatichi ad arrivare ad essere interlocutore dello spazio pubblico. E tutto questo succede, cosa importante per i neoliberali, senza ricorrere agli apparati statali, ma semplicemente grazie alle logiche del mercato e del marketing, senza intaccare il principio della libertà di espressione. Anche perché chi può essere interlocutore di quello spazio pubblico è in genere attentamente selezionato da chi il potere lo detiene. Scurati ne è l’esempio lampante.

 

Antonio Scurati un paio di anni fa con un articolo sul Corriere (Caro presidente non deve mollare) si prostrava a Draghi con una captatio al limite del ridicolo per chiedergli di restare a guidare l’Italia, lui che è “competente”, paragonandolo addirittura a Talleyrand (come se fosse un complimento). Insomma, Scurati è la quintessenza di ciò che vogliono spacciarci come classe intellettuale (sic!), che invece di stimolare lo spirito critico della società si lascia andare in adulazioni che avrebbero messo in imbarazzo perfino Commodo a favore di uno dei governi più odiati dagli italiani – come le elezioni pochi mesi dopo dimostreranno premiando l’unica forza di opposizione a Draghi.

 

Scurati, quindi, è davvero il nemico di Meloni? Che differenze ci sono tra le politiche di Meloni e quelle di Draghi?

Atlantismo servile? C’è.

Neoliberismo? Ce l’abbiamo.

Condiscendenza a Confindustria? Presente.

Imperialismo? C’è. Ecc. ecc.

Dov’erano i partigiani della libertà che ora difendono Scurati quando due anni fa venne stracciato il contratto di Orsini con la Rai perché esprimeva visioni strategiche in contrasto con quelle atlantiste? No, lui in quel caso era un pericoloso filoputiniano. 

 

Discutere del fascismo Meloni è solo la brezza che infrange la superficie del mare, mentre i suoi atti politici rimangono invariati in tutta la loro ampiezza e profondità: neoliberismo, atlantismo, imperialismo predatorio, difesa delle oligarchie. Come messo in luce da Andrea Pennacchi in un suo ironico pezzo sul Fasciobait, gridare al fascismo è solo una delle tante “armi di distrazione di massa” che, spostando l’attenzione dai temi sociali ai temi morali, permette al governo di portare avanti le sue politiche indisturbato; politiche che sono in sostanziale continuità con quelle del governo Draghi. 

 

Ora che l’attenzione è stata spostata dalle grandi questioni sociali e internazionali verso qualcosa di più controllabile, quello che Scurati proporrà, dall'alto del suo nuovo ruolo di guru dell’opposizione, non sarà sostanzialmente diverso da ciò che farà Meloni in termini di politiche sociali, estere ed economiche, perché in questo la Meloni è in continuità con l'adorato Draghi.

Cosa credete cambierà se un giorno Giorgia dichiarerà il proprio antifascismo? Assolutamente nulla. Chi come Scurati nel suo monologo chiede a Meloni di dichiararsi antifascista le chiede solo un gesto estetico, esteriore, che non intacca le sue politiche di continuità con Draghi, che Scurati tanto ama, benedette anche da Biden con un tenero bacio sulla fronte.

 

Non c’è dubbio che quello verso Scurati sia un deprecabile atto censorio, e forse una sconfitta sul piano tattico da parte di Meloni che ha ottenuto l’opposto di quanto voleva. Ma sul piano strategico non c’è miglior egemone di chi può scegliersi i propri nemici, e Giorgia ne ha scelto uno le cui idee sono in sostanziale continuità con le sue. Le vere voci sovversive non verranno manco mai invitate in RAI. Geniale e terribile.

 

 

23 aprile 2024

 








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