di Andrea Michieletto


La memoria è fondamentale per l'anima: permette di sviluppare le capacità dell’intelletto e per questo non bisogna mai sottovalutarla.




Rompendo con la tradizione giusnaturalista, Arendt sottolinea invece come l’uguaglianza non rappresenti un fatto naturale ma istituzionale. Il regno della natura non è quello dell’uguaglianza. Semmai quello delle disuguaglianze, solo la legge rende gli uomini e le donne uguali tutelandone i diritti, ovvero nello spazio pubblico si realizza la libertà.




Nella nostra epoca non è più la politica il motore del cambiamento, bensì il mercato, che non ha regole ma impone le sue regole. La politica, intesa come spazio in cui l’uomo prende delle decisioni che riguardano il suo presente e il suo destino, non è più il vero luogo della scelta.




 Ognuno di noi ha una filosofia, un pensiero, dei valori che guidano il proprio vivere. Negare l’importanza che questi ragionamenti hanno, non elimina l’influenza che la filosofia ha avuto nella storia dell’uomo.



di Alice Polerà


L’ignoranza della società porta molto spesso all’esclusione di alcuni soggetti, attraverso un processo di stigmatizzazione, soffermandosi troppo sulla mera apparenza e non andando oltre a quello che risulta di facile comprensione, perché non vi è un’analisi approfondita dell’apparenza stessa. L’artista, in quanto tale, va oltre l’ideologia comune e cerca di portare all’interno della società una Idea nuova, rivoluzionaria, che, quando non viene capita e accettata, sembrerebbe far ricadere l’artista stesso nel vortice della stigmatizzazione.




Siamo di fronte a una delle più grosse e inaudite violenze degli ultimi anni. 

L'Occidente imperialista si rivela (di nuovo).




Qualche giorno fa ho partecipato, a Brescia, al Festival dedicato all’“impresa familiare”, un’occasione per riflettere sulle caratteristiche del capitalismo italiano. Ne ho approfittato per fare visita al professore Emanuele Severino, un punto di riferimento della filosofia teoretica a livello internazionale. Da tempo desideravo incontrarlo, anche per l’estrema versatilità di pensiero che traspare dai suoi scritti, in cui la filosofia è sorpresa a dialogare con la poesia, con l’arte, la scienza, il diritto, la politica. Da quel dialogo è nata l’idea di ricavare questa intervista, che riassume i temi allora trattati. 




Il fenomeno dell’immigrazione ha comportato, in Italia e più in generale in Occidente, il riemergere di visioni politiche nazionaliste e, con esse, riportato in auge il valore dell’identità culturale declinata in ottica nazionale, europea ed occidentale tout court. Ma allora: questa identità esiste o è un mito? L'Occidente è in pericolo oppure è solo una paura inoculata ad arte? Le due visioni politiche antagoniste quanto sono solide al loro interno?




Ora possiamo tranquillamente affermare che non solo il soggetto sia un mezzo attraverso cui il capitale produce ma anche assoggettato (d)alla stessa produzione. Tutto ciò va ad occupare ogni singolo attimo della vita delle soggettività, ma cosa degna di nota e sicuramente molto più pericolosa, è che le industrie, a cui si aggiunge anche quella culturale, cercano di eliminare ogni singolo attimo di riflessione




La scuola ha perso la capacità di insegnare agli studenti non solo cosa serva sapere, ma soprattutto come pensare.




È sempre difficile superare un momento di difficoltà e nel tentativo di lasciarci alle spalle questo momento, cerchiamo di fare piazza pulita: quando viviamo un dolore particolarmente forte vogliamo liberarci di tutte le relazioni che ci possano ricordare quella situazione, finendo così per eliminare anche quello che di buono era presente.




Nelle nostre giornate scandite da tempi serrati passiamo dall’occuparci di svariate mansioni non raramente estremamente diversificate le une dalle altre; eppure la direzione che ognuno in ogni momento persegue, rimane e deve rimanere la stessa. 




Oggigiorno non si fa che parlare della “gente di successo”. Ma che cosa si nasconde dietro alla parola "successo"? Essa è severamente miscompresa da chi induce a credere che là dove c’è fama e dove c’è ricchezza, debbano per forza esserci valore, talento, virtù e merito. Ma è davvero così?




Un paio di mesi fa è stato riedito l'insieme di appunti di carattere personale di Wittgenstein, risalenti agli anni 1930-32 e 1936-37 e pubblicati per la prima volta nel 1996 con il titolo Movimenti del pensiero.





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