Unire l'Europa, o difendere la piena indipendenza dei singoli stati del Vecchio Continente? È questo il principale problema su cui si dividerà la politica europea. L'obiettivo di questo articolo è riflettere su questo tema, prendendo in considerazione alcuni passaggi di Niccolò Machiavelli ed Enrico Corradini che trattano il rapporto tra gli stati e la guerra.  

 




Hazbin Hotel è una serie tv animata, dal carattere irriverente e fuori dagli schemi. Una serie che gioca con il binomio paradiso-inferno, creando personaggi artisticamente originali, e che mostra – se si supera la prima impressione, che potrebbe dar l’idea di avere davanti un’opera di divertimento frivola – la capacità di riflettere su una tematica evergreen: si può sempre rimediare ai propri errori?




Non c’è dubbio che quello verso Scurati sia un deprecabile atto censorio, e forse una sconfitta sul piano tattico da parte di Meloni che ha ottenuto l’opposto di quanto voleva. Ma sul piano strategico non c’è miglior egemone di chi può scegliersi i propri nemici, e Giorgia ne ha scelto uno le cui idee sono in sostanziale continuità con le sue. Le vere voci sovversive non verranno manco mai invitate in RAI. Geniale e terribile.




Il tema della morte appartiene al dibattito filosofico fin dai suoi primi albori. Si direbbe tuttavia che i pensatori degli ultimi due secoli ne abbiano riscoperto l’importanza sotto una nuova luce, associando forse quanto mai prima la fine della vita umana al suo dispiegarsi nel tempo. Cosa caratterizza il concetto contemporaneo della morte in filosofia? E come può la morte, termine ultimo di qualsiasi andare, fare pur sempre parte di ogni nostro passo?




Quello che conta del viaggio è solo il cammino, ha ragione Antoine de Saint-Exupery riferendosi al suo piccolo personaggio, il principe. Esso è “duraturo”, lascia le sue tracce nel vissuto di chi lo compie, mentre lo scopo, se si guarda bene, risulta essere “un’illusione”. È il film Povere Creature! ad essere una lunga e fantasiosa narrazione del viaggio la cui protagonista è una donna che decide di incamminarsi lungo la tortuosa strada dell’appassionata consapevolezza. Non solo di passione, ma anche di ragione – sempre che le due si possano davvero separare – condirà la sua nuova esistenza. Bella Baxter si nutre di esperienze e tenta di leggerle attraverso le lenti che estrapola dalle sue importanti letture. Il libro è un’ascia, per Kafka, che deve essere usata per rompere il ghiaccio che è dentro di noi, e credo che questa felice metafora sia efficace anche per riferirci al più generale viaggio: un cammino rigoglioso di scoperte che corrisponde al tempo stesso che trascorriamo sulla Terra. Camminare significa mettere da parte le chiavi dei nostri sensi per poter lasciarli aperti, in attesa della vita.




Nate per preservare il ricordo di un mondo spirituale sparente allo sguardo dell’anima umana, le fiabe testimoniano ancora oggi la presenza di una Superiore Realtà delle Cause, di cui il nostro mondo materiale è soltanto l’ombroso riflesso. Le avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie (1865) e Alice attraverso lo Specchio (1871) di Lewis Carroll sono tra quelle che, nel repertorio favolistico mondiale, più di altre ne recano l’impronta. I due racconti del genio inglese si propongono segretamente al Lettore come testi d’iniziazione, capaci di ricondurre la sua anima, dopo la caduta nel regno dualistico della materia, all’altezza e alla logica vivente dello Spirito.   



di Nadia De Sario

La prima parte si è aperta con la domanda sulla correttezza o meno della parola “antropocene”, evidenziando il fatto che non tutti gli esseri umani siano responsabili dell’attuale disastro climatico; si è conclusa, quindi, con una critica molto forte all’attuale concezione della natura come un qualcosa da possedere, come un qualcosa da sfruttare; questa seconda parte mette in luce una soluzione pratica, un modo per cambiare l’attuale stato delle cose attraverso uno sguardo diverso e un sistema produttivo in armonia con la natura. 



di Nadia De Sario


Antropocene deriva dalla parola greca “Anthropos” che indica la specie umana, l’essere umano in generale al di là delle sotto-categorie etniche, sessuali, di classe. Ma sottolineare che in questa era geologica sia predominante l’anthropos sarebbe come implicare che la responsabilità dell’attuale disastro climatico sia dell’essere umano come specie. È interessante quindi vedere che, in alcuni contesti, l’universale maschile viene non solo adoperato per indicare l’umanità nel suo complesso, ma anche difeso in virtù della conservazione di regole grammaticali o tradizionali. E nel contesto del cambiamento climatico, si è appunto scelto di usare l’universale anthropos. In questo breve articolo cercherò di scavare a fondo queste ragioni, mostrando che in realtà quest’era geologica dovrebbe essere chiamata in altro modo. 






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