di Simone Basso


Il miope dualismo che contrappone forma e contenuto è un ostacolo che in molte occasioni rimane nascosto e implicito nel corso di un confronto, impedendo di far emergere il vero punto del discorso. 




L’attualità pone nuovi problemi di caratura globale che nessuno Stato può pensare di risolvere singolarmente: l’agire singolarmente non può più risolvere problematiche plurali. Di fronte a tali sfide, sarebbe necessaria una politica trans-nazionale, che sia capace di preservare il rapporto interno-esterno.




Da aut-aut a et-et. Dalla Fase 1 alla Fase 2. Quale ruolo ricopriamo? In che modo adottiamo le nostre scelte? Tenteremo di analizzare una possibile scelta etica assumendo come punto di partenza la posizione di Kierkegaard per giungere, infine, ad una possibile soluzione hegeliana.




Una fondamentale conseguenza implicita nell’impostazione di un dialogo costruttivo è che si è disposti a comprendere le ragioni dell’altro e a riconoscere, in un certo qual modo, il proprio torto.



di Alberto Frasson


Nel ‘900, i totalitarismi erano in primo piano nello scenario politico ma la loro ascesa non fu casuale, bensì coincise con la massificazione sempre più diffusa della società e soprattutto con un cambiamento filosofico che influenzò fortemente quel periodo: il nichilismo.



di Giulia Contin


Un mondo al contrario? No, grazie! Le femministe si battono per l’equità.




La disinformazione in questi mesi di pandemia ha dato spettacolo raggiungendo dimensioni inquietanti e sembra non terminare. Se alcuni siti e forze si dedicano alla sua nascita, poi cresce rapida nella società. Posto che i primi scompariranno forse mai, quale possibilità si ha di contrastarli nell'ambito della seconda?




La situazione originaria da cui prende le mosse l’azione di orientarsi è l’ignoranza di criteri di riferimento, da cui nasce l’esigenza di ricercali e fissarli per potersi muovere coscientemente nello spazio e nel tempo. In questo momento storico come possiamo cercare dei punti cardinali per orientarci nella nostra vita?



di Alessandro Tosolini


Quante volte chi frequenta un corso di filosofia si è sentito rivolgere la famosa e classica domanda su che professione vuole svolgere? Infatti, a differenza delle altre professioni, in che cosa consista il "lavoro filosofico" rimane spesso indeterminato. Cercheremo di rispondere qui brevemente a questa questione.  




Contro il mito dei diritti civili.



di Federico Stoto


Viaggiando in solitudine per i cinema di provincia a bordo di un furgone, i due protagonisti del film di Wenders cercano di realizzare una condizione di radicale libertà dal tempo. Ma nel tempo si ritrovano inesorabilmente a ricadere, dimostrando come esso sia, con la dose di dolore e speranza che implica, la condizione essenziale dell’esistenza umana.




La società in cui viviamo è attraversata da miriadi di contraddizioni, fra cui una delle più lampanti è l’incapacità – data la priorità di far profitto per i capitalisti – di rispondere adeguatamente ai problemi che minano la collettività umana e i suoi primari bisogni. L’emergenza climatica e l’attuale pandemia non han fatto altro che mettere a nudo tali contraddizioni.




Gli italiani ereditano dai loro antenati speculativi una visione politica ancora tutta da realizzare: in vista dei tempi che verranno, in onore di quelli che furono, per rispetto di quelli che ci accingiamo a vivere.




La difficoltà nel districare il concetto di realtà dalla materialità di quest’ultima dovrebbe far riflettere rispetto all’inscindibile connessione tra i due concetti. Privilegiando la realtà materiale o quella spirituale si cade infatti in astrazioni che inficiano il tentativo di cogliere la realtà complessivamente.




La pandemia e la profonda crisi che ne è seguita ci inducono a tornare a riflettere sul significato consueto della preghiera: l'illusione di modificare la volontà di Dio.




Il filosofo ginevrino è ben noto per la versatilità della sua opera. Egli ha affrontato svariate tematiche e, di conseguenza, ha messo in luce profonda conoscenza per numerosi ambiti. Siamo di fronte ad un uomo di sterminata cultura: politica, etica, pedagogia sono solo alcuni degli interessi del pensatore. Non ho usato l’avverbio “solo” in modo casuale, perché voglio porre l’accento sulla sua esperienza religiosa.




Grandi figure celebri come quella di Wittgenstein, ma anche ora meno note come quelle di Carnap e Schlick, commisero un errore cruciale. Credettero di balzare e di collocarsi fuori dalla filosofia e dalla metafisica, per poi, condotti dalla serietà della loro riflessione, ritornarvi, rivolgendosi magari a pensatori del passato e abbracciando tesi fondamentali di quella tradizione che avevano avuto la pretesa di abbandonare.




La caratteristica precipua di questa solitudine è quella dell’isolamento fisico, della detenzione a cui nel mondo l’umanità è costretta per sfuggire un contagio per il quale allo stato attuale non c’è una cura. E avremo fallito, se, come suggerisce Scola, non rimetteremo al centro la persona, il tempo da dedicare alla cura di noi stessi, del prossimo e anche dell’ecologia. Discorsi sociali e politici, certo: ma con una base filosofica molto molto forte.




Per evidenziare le prospettive e gli scenari possibili nella fase post-emergenza Covid-19 è quanto mai utile un’analisi sociologica. Usare la nozione di anomia nell'accezione durkheimiana risulta dunque funzionale per giungere ad uno degli scenari possibili.




 Se divisi siam canaglia,

stretti in fascio siam potenti;

sono il nerbo delle genti

quei che han braccio e che han cor. 

[Inno dei Lavoratori]




In questo primo maggio ci si interroga sul significato che il lavoro dovrebbe assumere nella sfera individuale e sociale.






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