Avere un'opinione: niente di più semplice

 

All'interno di un dibattito, di norma, si possiede una propria opinione sul tema in esame. Raramente è esplicitata la valenza del modo in cui questo avviene e proprio per questo il dibattito fallisce. Per progredire nel confronto occorre esserne coscienti.   

 

di Marco Pieretti

 

A. Rodin, "Il pensatore" (1882)
A. Rodin, "Il pensatore" (1882)

 

La spiegazione della realtà, che potremmo dire presentarsi come insieme di fenomeni osservabili e speculabili, è uno sforzo continuo a cui l'essere umano si sottopone dai tempi delle sue origini, per quanto ne sappiamo, con metodi e approcci diversi. Il perché di tale sforzo, la causa remota che lo iniziò, è ancora oggi uno degli interrogativi insoluti ed anche per questo affrontati da diverse discipline.

 

Ad ogni modo, ciò che appare è che il senso comune tende a relegare tale sforzo al distante mondo della ricerca scientifica quando vuole definire da chi o cosa è condotto tale sforzo. A ben vedere, invece, in ogni momento della vita, anche senza che ciò sia palese, si è intenti a dare una spiegazione a ciò che ci circonda. Normalmente, si cerca un perché quando si è di fronte ad un fenomeno sconosciuto e nuovo, oppure conosciuto in gran parte ma diverso per un dettaglio a cui non si è abituati da esperienze precedenti. Da qui, riflettendo sul fatto che la vita quotidiana è una serie di avvenimenti che possono verificarsi più o meno nel modo aspettato, praticamente mai del tutto coincidente con quanto desideriamo o siamo abituati, cercare una spiegazione alla realtà e adottare un comportamento consono a quanto ci si è spiegati risulta un'azione talmente veloce da non farci caso ma ad ogni modo presente.

 

Insomma, ci chiediamo il perché delle cose per comprenderle e regolare in seguito le nostre azioni in base a ciò che desideriamo ottenere, adattandoci alla realtà per inserirsi in ciò che si prevede accadrà oppure agendo per modificare quella realtà.

 

In aggiunta alla constatazione appena fatta, se ne può fare un'altra, legata più al modo in cui si procede nella decodificazione e spiegazione della realtà. A premessa di tale constatazione, bisogna precisare che ci si riferisce qui soprattutto ad una tipica situazione di dibattito pubblico tra due o più persone, una delle situazioni più comuni in cui, come cittadini, ci si ritrova immersi, anche senza preavviso e in modo spontaneo, dove le dinamiche interne della discussione sono raramente esplicite.

 

Con ciò non si vuole differenziare un tale contesto da altri più strutturati a livello di indagine, come può esserlo una ricerca scientifica, anzi  ̶ come si vedrà  ̶ , ma solo focalizzarsi su un momento che è sovraccarico di importanza quando lo si pensa come un tassello, una parte infinitesimale, nell'orizzonte più vasto del continuo confronto di idee tra individui che partecipano ad una comunità. Qui infatti, come più volte si è voluto sottolineare in questi anni, si materializza l'avanzamento collettivo della società verso nuovi traguardi di conoscenza e comprensione, ciò che più dovrebbe stare a cuore a chi vi partecipa. Quindi per arrivare a tale constatazione ci si può immaginare quella volta in cui ci si è ritrovati a discutere del perché e come certi fenomeni hanno luogo, in un modo piuttosto che in un altro, in un attimo piuttosto che in quello dopo e così via… Insomma, un classico confronto tra persone in cui si prende una posizione.

 

Proprio questo atto, quello di dotarsi di un'opinione, sta al centro della constatazione che qui si vorrebbe portare alla luce, ossia il fatto che tale opinione è quasi sempre il risultato di una semplificazione del reale. In altre parole, di fronte ad un complesso sistema di fattori che vanno a determinare il verificarsi di un fenomeno e le sue modalità, si cerca di ridurre il loro numero ad uno, massimo  ̶  molto raramente  ̶  due, per arrivare ad un surrogato più chiaro e semplice possibile della realtà dai mille volti. Molte volte ci si ritrova ad usare infatti espressioni come "sì, ma alla fine quello che fa la differenza è...", oppure "il motivo principale rimane il fatto che…".

 

G. Covoli, "Discussione per la formazione di una cooperativa" (1975)
G. Covoli, "Discussione per la formazione di una cooperativa" (1975)

 

Ciò molto spesso lo si fa anche in vista di trarre da tale conclusione un principio regolativo da adottare quando in futuro ci si troverà nella situazione che si sta analizzando. Ovviamente, meno sono gli aspetti della realtà da considerare e su cui agire, meno energie saranno richieste per il verificarsi di ciò che si vuole. Quindi tutto sommato, il contenuto della spiegazione che ognuno si dà di una certa cosa è una posizione parziale, quasi minima, se confrontata a tutta la gamma di ragioni che influenza il fenomeno e che potrebbero altrettanto essere prese in considerazione. Ciò è importante da rendere esplicito in quanto è esattamente ciò che succede in una qualsiasi discussione tra persone, ognuna, secondo la propria esperienza particolare ed il suo documentarsi precedente, approda a scegliere la spiegazione che secondo lei è la sola ad aver peso, o averne di più, in tal fenomeno.

 

Come detto prima, questo approccio, non è da limitare alla sola situazione delle cosiddette chiacchiere da bar, ma la semplificazione del reale è una procedura che sta alla base della ricerca scientifica. Quando si analizza un fenomeno, che può essere naturale o antropico, si accetta di ridurre al minimo i meccanismi da considerare per una sua spiegazione. Si cerca cioè di costruire un modello della realtà con gli strumenti che già si possiedono, i quali possono essere leggi matematiche, relazioni qualitative o nessi causa-effetto. Di base si attuano delle assunzioni che scartano gli aspetti più complicati per vedere se è possibile riprodurre con buona qualità la realtà che si vuole spiegare nel modo più semplice possibile. Altre volte ciò lo si fa anche per individuare il percorso di ricerca più promettente.

 

Lo scienziato che attua questa procedura è consapevole di scartare parte della realtà ed in linea di principio, dev'essere pronto a rivalutare le proprie assunzioni, cioè cosa considerare e cosa no come fattori determinanti, nel momento in cui si presentano dei problemi nei risultati del modello della realtà che ha costruito oppure riceve delle osservazioni contrastanti con le premesse a tale modello. Molto spesso infatti, partendo dall'iniziale semplificazione è necessario intraprendere una progressiva complicazione del modello concettuale, tramite l'introduzione di nuove variabili, l'aggiustamento del peso di quelle già esistenti o anche l'incorporamento di altre relazioni e leggi matematiche. Questo è il normale attuarsi della ricerca scientifica ed il solo modo a disposizione per arrivare in ultima analisi ad una modellizzazione della realtà che sappia accostarcisi in ogni suo aspetto.

 

Se si pensa allora al dibattito in termini più espliciti emerge come esso sia un confronto tra diversi modelli della realtà, risultanti da semplificazioni e riduzioni della stessa, come se un certo numero di scienziati si accostasse a studiare un certo fenomeno ciascuno con assunzioni e semplificazioni diverse. Quello che risulterebbe essere il più efficace alla spiegazione della realtà probabilmente sarebbe quello in grado di comprendere tutti gli altri, incorporandoli e trovando i loro nessi interni in modo dai accostarli senza che siano in contrasto. Allo stesso modo, in un confronto qualsiasi, su un qualsiasi tema, si dovrebbe essere coscienti che la propria posizione è un modello, un tentativo di semplificazione della realtà, il quale molto probabilmente dovrà essere perfezionato e pronto a considerarne altri di alternativi, modificandosi per accostrarsi ulteriormente alla realtà.

 

11 ottobre 2021

 







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